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Comunisti oltre il comunismo?

Siamo partiti per rifondare il comunismo e rischiamo di risvegliarci oltre (il comunismo): ma cosa è successo nel frattempo?

(8 Aprile 2006)

Fausto Bertinotti ormai ci ha abituato ai suoi “strappi” rispetto alla tradizione politica del comunismo. Ma le dichiarazioni rilasciate alla stampa a metà marzo hanno seminato parecchio sconcerto. Ciò che sta avvenendo dentro Rifondazione Comunista non è semplicemente un’attualizzazione del comunismo o di una liturgia fatta di forme o di abitudini ormai datate. E’ al contrario una rottura politica in piena regola coi riferimenti teorici e politici del comunismo marxista e più in generale con la tradizione del movimento operaio.

Quando Bertinotti dice: “anche nelle forme di democrazia diretta abbiamo fatto prevalere l’eguaglianza, la rappresentanza dell’omogeneità anziché delle diversità. Noi abbiamo sacrificato l’individualità, quindi la persona” rompe di fatto con un filone del pensiero occidentale che ha posto l’idea dell’emancipazione collettiva alla base dello sviluppo individuale. E lo sostituisce con una concezione del mondo che capovolge la realtà e soprattutto apre a conseguenze inquietanti.

Capovolge la realtà perché semmai è la società in cui viviamo che - dietro il presunto omaggio alla libertà individuale - trasforma la persona in consumatore, cioè in una marionetta in balia dei meccanismi di omologazione tipici del mercato e del consumismo. Quando - come dice Bertinotti - l’eguaglianza prevaleva sulla libertà i servizi sociali si chiamavano servizi sociali e garantivano una dignitosa possibilità di accesso ad alcuni diritti inalienabili dell’essere umano e in particolare li garantivano alle fasce deboli della nostra società. Quando poi hanno cominciato a chiamarli servizi alla persona è iniziato il tentativo di far sì che quella possibilità fosse garantita soltanto a chi si poteva permettere di comprarsela. E di pari passo è iniziato l’attacco ai “crimini del comunismo” e la teorizzazione della “morte delle ideologie”.

Apre a conseguenze inquietanti, perché legittima le critiche di Rutelli all’egualitarismo che ci scandaliz-zarono qualche mese fa. E tutto ciò che da quelle critiche si può far conseguire. Ad esempio che i contratti collettivi di lavoro rappresentano una limitazione della libertà dell’individuo. Se posso contrattarmi condizioni di lavoro migliori perché devo subire condizioni uguali a quelle degli altri?

Ecco perché le rassicurazioni di Bertinotti sul mantenimento di una visione di classe lasciano il tempo che trovano. Ciò che conta non è che il segretario di Rifondazione abbia pronunciato o meno qualche fatidica frase, è piuttosto il senso complessivo delle sue dichiarazioni collocate nel contesto di ciò che è oggi il Prc. E da questo punto di vista Bertinotti è abbastanza chiaro quando parla di un’ “accelerazione che ancora manca”. Significa che lo strappo di marzo è l’annuncio di una svolta che dovrà materializzarsi nei prossimi mesi. E sarà prodotto non dalla scelta di un segretario ma del necessario e concreto misurarsi con la nuova collocazione di governo, in un esecutivo che è chiamato da Confindustria e dalle grandi banche a scaricare il peso della crisi del capitalismo italiano sulle nostre spalle, tanto per cambiare…

Quello è il contesto materiale in cui ci troveremo a fronteggiare il tentativo di liquidazione di una politica di classe nel nostro paese. E lo faremo dicendo che prima di andare oltre il comunismo bisogna fare il comunismo. Se ancora ci interessa…

Resistenze - Foglio di organizzazione sociale di Progetto Comunista Sinistra Prc

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