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    L’Italia a metà

    (11 Aprile 2006)

    I risultati delle elezioni hanno presentato uno scenario inedito ma non del tutto imprevedibile.

    Il nostro paese, chiamato ad esprimersi sulla rappresentanza politica dei propri interessi, ha visto una netta spaccatura sociale che trasferisce sulla politica l’ipoteca della ingovernabilità.

    Una analisi più approfondita conferma però che se tutti i dati oggettivi (la situazione economica negativa, lo schieramento ostile di alcuni poteri forti) erano contro Berlusconi, il “caimano” ha saputo mobilitare assai meglio del centro-sinistra la soggettività del suo blocco sociale di riferimento. Berlusconi ha mobilitato gli interessi materiali di un blocco reazionario assai ampio con forti basi sociali nel nostro paese. L’Unione – al contrario – ha continuato a tirare il freno a mano operando in modo diametralmente opposto, nascondendo e attenuando l’identificazione degli interessi sociali con una rappresentanza politica definita e soggettivamente forte e riconoscibile.

    Il nostro continua ad essere un paese anomalo e maledetto ma nel quale il rapporto tra società e rappresentanza politica del centro-sinistra appare sempre più debole.

    A questo punto il governo non può che farlo l’Unione assumendone la responsabilità e liquidando l’ipotesi di una “Grande Coalizione” che imbarchi qualche pezzo del centro-destra. In questo scenario i partiti della sinistra – che pure hanno avuto un buon risultato – si ritroveranno con le mani strettamente legate al governo Prodi.

    I risultati dei partiti della sinistra dell’Unione confermano la tendenza che era già emersa nelle europee di due anni fa. Insieme PRC, PdCI e Verdi rappresentano più del 10% dei voti. Se avessero agito unitariamente – attraverso la coalizione Arcobaleno - il loro peso politico sarebbe oggi assai maggiore. La stessa Rifondazione da sola è rimasta al palo (il voto al Senato fa relativamente testo), a conferma che la “mezza Bolognina” bertinottiana non è in grado di procurare nessuna onda lunga positiva. I Verdi devono ringraziare il bacio leggerissimo della buona sorte e il PdCI vede ripagato il recentissimo guizzo di identità e coraggio. La sinistra insomma non cresce ma non crepa. Esce ridimensionata – per fortuna – l’operazione della Rosa nel Pugno che dietro petali accattivanti nascondeva spine velenosissime di carattere liberista e filostatunitense.

    L’Italia dunque è spaccata socialmente e ingovernabile politicamente. Se a sinistra emergesse un progetto ed una soggettività politica forte, la situazione potrebbe essere eccellente.

    11 Aprile 2006

    Editoriale RADIO CITTA' APERTA

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