">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Ricordando Stefano Chiarini

Ricordando Stefano Chiarini

(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
E' morto Stefano Chiarini, un giornalista, un compagno,un amico dei popoli in lotta

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

Elezioni tra antipolitica e tecnocrazia

(12 Aprile 2006)

L'esito delle elezioni del 9 e 10 Aprile ha confermato un facile pronostico: il sistema politico italiano non regge, ed ha bisogno, urgentemente, di una profonda ristrutturazione sia dal punto di vista del riallineamento delle forze politiche che lo compongono, sia dal punto di vista dei meccanismi da utilizzare dal punto di vista della raccolta del consenso, della capacità di presenza istituzionale, del sistema di relazioni sociali.

Come si metterà in moto questo processo non appare chiaro: i partiti vivono, sostanzialmente in uno stato di difficoltà del punto di vista della loro possibilità di incidenza sociale: un fenomeno che si realizza, nel momento del definitivo superamento dell'antico partito ad integrazione di massa (ormai, chi teneva, in una qualche misura, a questo tipo di eredità, come i DS, AN e Rifondazione Comunista, ha, ormai, rinunciato del tutto, allineandosi ai meccanismi della spettacolarizzazione, del personalismo, della politica interna alla “logica di scambio”, dell'organizzazione limitata al “comitato elettorale”, della subalternità al “maggioritario” (inteso più come idea dell'agire politico finalizzato esaustivamente alla ricerca della “governabilità”, piuttosto che come semplice sistema elettorale); di una collocazione sullo scacchiere della pace e della guerra, dalla parte di chi sta con la guerra, oggi in Iraq ieri in Kossovo.

E' proprio questo, quello dei meccanismi che tengono assieme il sistema dei partiti, il punto dolente dello stato di cose in atto: quel punto che impedisce e soffoca una qualsiasi prospettiva di sviluppo del sistema, sia pure interno ai meccanismi dati della democrazia delegata.

Intendiamoci bene: non ci è indifferente la dinamica politica che ha portato a questa situazione di sostanziale instabilità , così come pensiamo si debba cambiare subito la legge elettorale.

Sappiamo anche scegliere,all'interno del sistema, avendo consapevolezza del significato profondo di questa affermazione,

Cosa accadrà, allora: il centrosinistra saprà governare il Paese, in queste condizioni,oppure ci si avvierà rapidamente a tornare alle urne, ripristinando uno dei tratti distintivi dell'ultima fase di quella che, in linguaggio giornalistico, è stata definita come “Prima Repubblica”?

La risposta a questo interrogativo, lo ripetiamo per chiarezza, non ci è indifferente.

Pur tuttavia è necessario cercare di comprendere chi sono, quali caratteristiche hanno, i protagonisti dello scontro che si sta svolgendo nell'arena politico – elettorale.

Nei giorni immediatamente precedenti il voto ci era capitato di affermare come le elezioni sarebbero state vinte da chi avesse saputo presentare all'appuntamento il “massimo” del proprio elettorato, pagando il minimo dazio alla disaffezione.

Così è stato: pur nella sconfitta formale, il centrodestra, ed in particolare Forza Italia, è stata protagonista nell'interpretare l'indicazione testé appena ricordata, richiamando a raccolta la moltitudine di astenuti che ne aveva ridotto il consenso alle Regionali del 2005 e alle Europee 2004 (si è calcolato circa 2.500.000 di elettori).

Per riuscire in questa operazione (portata a compimento, fino ad un passo da un ormai insperato successo finale) il centrodestra si è espresso, nei suoi termini di proposta sociale, esclusivamente sul terreno dell'antipolitica; di quella dose massiccia di qualunquismo di massa, che ha accompagnato la storia d'Italia nella ricerca, a volte riuscita, dell'uomo forte.

Questa espressione di antipolitica, perfettamente congeniale a quello che è stato definito “ventre molle”, ridotto ad una proletarizzazione strisciante, imbevuto di quella cultura dell'apparire connaturata al mezzo televisivo, ha dominato, fin qui la scena della politica italiana, senza che alcuno vi si opponesse: anzi proponendo allettanti meccanismi di integrazione, raccolti da intellettuali e politici, tradizionalmente collocati a sinistra.

Una antipolitica fondata, sia sul tradizionale meccanismo del diretto rapporto tra il Capo e le masse, sia misurata su sofisticati meccanismi legati all'uso della comunicazione di massa, attraverso i quali promuovere, in parallelo politica e pubblicità televisiva.

Definita così, e riteniamo di non essere lontani dalla verità, l'antipolitica, dove si colloca l'altro protagonista del “bipolarismo all'italiana”?

A nostro giudizio il centrosinistra italiano può ben essere identificato nel termine di “tecnocrazia”, una tecnocrazia piuttosto classica anch'essa , da un lato: concertazione, primato dell'economia sulla politica, cultura del “fare”; mentre dall'altro lato troviamo quella che abbiamo definito come “americanizzazione della politica”, quale meccanismo dominante usato nell'azione quotidiana, sia pure condita da dosi massicce di movimentismo ( utilizzato in chiave squisitamente elettoralistica), interno ad un rigido quadro liberista.

La partita di oggi, insomma, si gioca tra “antipolitica” (che porta con sé il qualunquismo e,quindi, rischi massicci di razzismo: nell'identificazione nichilista della solitudine dell'uomo moderno).

Una “antipolitica” disperante proprio perché espressione di avarizia e grettezza, morale ed intellettuale: di fronte all'antipolitica, si colloca la tecnocrazia, la managerialità presunta, il carrierismo degli ex-rivoluzionari di professione che, rigidamente, non hanno letto Marx e non sanno nulla della Rivoluzione d'Ottobre, avendo vissuto i primi trenta- quaranta anni della loro vita, non si capisce bene su quale pianeta, nelle cui scuole si insegnava il significato recondito dei motti“sbloccare il sistema politico” e “arricchitevi!” (di buchariniana memoria).

Il tutto nella corrispondente, piena, applicazione della logica della moltitudine: massa inoperosa, semplice fabbrica del consenso.

In questa dimensione, descritta appena sufficientemente a grandi linee, ben venga la necessaria ristrutturazione e l'indispensabile riallineamento del sistema politico: si aprirà, dentro una grande crisi, l'esigenza di recuperare anche una dimensione organizzativa rivolta alle tante, diverse, anche disarticolate, espressioni di radicalità alternativa presenti nel nostro Paese, fuori e dentro i Partiti.

Questo obiettivo, della riorganizzazione della soggettività politica dei comunisti e delle altre forze che tendono ad una profonda modifica del sistema proponendo il riaggiornamento di strumenti oggi abbandonati, che stanno nella storia del movimento operaio, diventa, da subito, un obiettivo ben collocato internamente al concreto di importanti dinamiche che stanno muovendosi, nella sinistra italiana.

Dobbiamo cominciare a pensare a questo appuntamento con la storia, che si presenterà autonomamente dallo svilupparsi delle logiche e dalla politica concreta di un eventuale governo di centrosinistra.

Savona, li 11 Aprile 2006

Franco Astengo

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Alternanza o alternativa?»

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

6926