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Segni offre a Prodi la "pistola carica" del referendum contro i proporzionalisti dell'Unione

(12 Aprile 2006)

ROMA - Dopo tanti proclami da parte di Romano Prodi circa l'unità e la solidità della futura maggioranza di centrosinistra, nonostante i pochi senatori di maggioranza a disposizione, arrivano i primi segnali che qualcosa, in questo delicato equilibrio, potrebbe rompersi.
Dall'Incontro sulla legge elettorale promosso da Mario Segni, infatti, sono giunti i primi venti di guerra principalmente rivolti contro gli alleati proporzionalisti all'interno del centrosinistra.
"Sulla legge elettorale sono state fatte dichiarazioni e promesse che vanno mantenute" è stata la sostanza del discorso portato avanti da Segni, Morando e Bassanini, "per questo, c'è la necessità di dare forza al Premier".
La minaccia della presentazione di un referendum abrogativo, quindi, come una "pistola carica" da mettere sul tavolo per costringere il Parlamento ad intervenire o, nel caso ciò non avvenga, come ultima risorsa per cambiare l'attuale assetto ritenuto sostanzialmente proporzionale.
E l'opposizione di centrodestra?
Certamente, ha messo in evidenza Segni, anche all'interno del centrodestra ci sono forze che intendono tornare al maggioritario, ed è quindi possibile prefigurare uno scenario di consenso trasversale tra i due schieramenti.
E per garantire un fronte il più allargato possibile, Bassanini ha vivamente sconsigliato di legare eccessivamente la questione del referendum elettorale con la vicina scadenza del referendum costituzionale.

Tra "pistole cariche", "maggioranze trasversali, "ritorno alla cultura maggioritaria" e quant'altro non sono ovviamente mancate le critiche all'attuale legge elettorale, prendendo a pretesto l'attuale situazione di difficile governabilità, nonché la concreta possibilità, come sembrava prefigurarsi, di avere due diverse maggioranze per le due Camere.
Ad interrompere la monotonia di queste critiche senza elementi di supporto è giunto il costituzionalista Stefano Ceccanti.
"Per onestà intellettuale", ha esordito Ceccanti, si deve rilevare che questi problemi non dipendono da questa particolare legge, ma dal fatto che nel sistema italiano vi è un bicameralismo perfetto. Non può quindi esserci legge elettorale in grado di garantire che due Camere elette da due diversi corpi elettorali possano esprimere identiche maggioranze, come del resto ciò non è avvenuto nel '94; parzialmente nel '96 (con una solida maggioranza del solo Ulivo al Senato ed una maggioranza diversa, Ulivo+Progressiti, alla Camera); e come avrebbe potuto verificarsi nel 2001 se Rifondazione, per assurdo, avesse rinunziato a presentare suoi candidati al Senato così come fece per la parte maggioritaria della Camera.
Per Ceccanti, quindi, il problema della legge elettorale va legato ad una riforma costituzionale che assegni alla sola Camera dei deputati il rapporto fiduciario con tutto quanto riguarda l'azione di Governo.

Ma cosa s'intende abrogare per ridurre il più possibile gli elementi di proporzionale presenti nell'attuale legge?
E' stato l'ideatore del quesito, Giovanni Guzzetta, a spiegare che si trattava di interventi parziali a causa della natura soltanto abrogativa dell'istituto referendario.
Nessuna possibilità di reintrodurre i collegi uninominali, sia chiaro, ma la possibilità di costringere i partiti a doversi presentare sì coalizzati ma senza il proprio simbolo, bensì con un solo simbolo per tutti, abrogando tutti i riferimenti della legge nelle parti che prevede le coalizioni.
Nella sua spiegazione Guzzetta si è limitato ad elencare i soli pregi della proposta, senza minimamente porsi una serie di domande sul come, però, la legge potrebbe essere interpretata.
Nulla è quindi stato detto circa l'eventualità che i partiti, anziché confluire tutti in una lista, potrebbero anche interpretare questa costrizione come l'occasione-necessità per presentarsi da soli.
Da tenere infatti presente che, rimanendo le attuali circoscrizioni e quindi dei listini bloccati di candidati lunghi come un elenco telefonico, sarebbero non poche le difficoltà per le forze politiche nel riuscire ad accordarsi per la scelta dei primi ... 100 posti!
E un mancato accordo con una legge elettorale che prevede un premio di maggioranza da assegnare a chi prende anche un solo voto in più, potrebbe comportare il rischio (ora certamente già presente ma difficilmente ipotizzabile), già con sole 4 liste di peso, dell'assegnazione di questo premio ad una maggioranza relativa anche di poco superiore al 25%.
Ma di questi problemi, come detto, né Guzzetta, né Segni, né Morando e Bassanini hanno parlato.
Si è invece parlato delle soglie di sbarramento che, una volta abrogate le parti relative alle coalizioni, rimarrebbero del solo 4% per la Camera e dell'8% per il Senato.

Franco Ragusa

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