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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Unione: cronaca di una morta annunciata

(14 Aprile 2006)

"Con dirigenti così non vinceremo mai!" disse Nanni Moretti qualche anno fa, al culmine dei fasti girotondini. Visto il risultato del 9-10 aprile è stata quasi una profezia. Perché ci vorrebbe coraggio per sostenere che l'Unione ha vinto le elezioni. Meglio potremmo dire, utilizzando il linguaggio del calcio: "uno a uno e palla al centro". Nel senso che non ci sono vincitori ma c'è chi ha perso, quell'Unione che pensava a una passeggiata (2 a 0? 3 a 0?) e ha dovuto affrontare un bagno di sangue. Che va al governo grazie a una legge elettorale definita un vero e proprio colpo di Stato. Con un leader che è riuscito a passare dal 5% allo 0,1% di vantaggio nel giro di un mese, dopo aver guidato un'opposizione che è riuscita quasi a far peggio di uno dei governi più odiati del dopoguerra. E non giochiamo a scaricare la responsabilità sugli elettori. Molti di coloro che si erano indignati di fronte alle accuse di coglionaggine lanciate da Berlusconi agli elettori del centrosinistra, nel momento in cui il vantaggio elettorale dell'Unione si è azzerato hanno pensato cose altrettanto poco lusinghiere nei confronti degli elettori del centrodestra. "Berlusconi ha fatto appello agli istinti più bestiali dell'elettorato" - si è detto - "e loro ci sono cascati". In realtà Berlusconi ha semplicemente affondato il coltello nella contraddizione fondamentale di Prodi: da una parte dover demonizzare il Presidente del Consiglio, dall'altra non poter rompere in sostanza con le sue politiche. La vicenda delle tasse è emblematica. Dopo aver dipinto Berlusconi per cinque anni come il mostro che aveva abolito l'imposta di successione sui grandi patrimoni, il centrosinistra, dopo averne proposto la reintroduzione, ha immediatamente ritrattato. Berlusconi è quello che "ha fatto pagare meno tasse ai ricchi", ma Prodi non ha osato dire che gliene farà pagare di più. E quando lo stesso Berlusconi ha proposto - sia pur demagogicamente - di abolire una imposta iniqua come l'Ici (sulla prima casa) Prodi è insorto accusandolo di essere un irresponsabile. In Italia ci sono circa 750 miliardi (di euro) di depositi bancari nel settore del cosiddetto private banking (conti privilegiati al di sopra dei 500 mila euro, a tassi e condizioni di favore, naturalmente). Ma secondo il centrosinistra per assicurare i servizi sociali bisogna far pagare l'Ici sulla prima casa a persone che un miliardo di euro non riuscirebbero a guadagnarli in tutta la loro vita neanche se rapinassero un'oreficeria al giorno.

Né ha senso prendersela con una legge elettorale che non garantisce la stabilità e la governabilità. Innanzitutto ci si chiede perché rendere stabile e governabile un sistema in cui più di metà delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese, mentre Consorte prende "consulenze" da 25 milioni di euro e Ricucci nel giro di due anni da odontotecnico si trasforma nel "raider di Zagarolo". E in ogni caso non si rende un paese stabile e governabile attraverso una legge elettorale, anche la più sofisticata (anzi per essere sinceri i paesi più governabili sono quelli in cui non si vota). Una crisi del sistema politico non si risolve con una riforma elettorale. E in Europa (e in Italia) ci troviamo proprio di fronte a una crisi profonda e complessiva del sistema politico. Il capitalismo europeo è schiacciato tra l'incudine dell'economia americana e il martello del giovane capitalismo asiatico e cerca di scaricare gli effetti della propria crisi sulle spalle dei settori più deboli della popolazione. Il sistema elettorale bipolare doveva servire proprio a questo: garantire la governabilità e la pace sociale in un'Europa che rilanciava la propria competitività tagliando i servizi sociali e il costo del lavoro, varando le grandi privatizzazioni, realizzando l'unificazione politica europea e introducendo l'euro. Ma ha fallito, ieri in Germania, oggi in Italia. Tanto da far rinvenire l'idea dei governi di larghe intese (anche nella variante del grande centro). A questo quadro si aggiunge lo stallo nel processo di unificazione politica ed economica dell'Europa, processo che si scontra con la bocciatura della Costituzione europea in Francia e in Olanda, con la diffidenza nei confronti dell'euro, coi movimenti sociali che lottano contro le conseguenze di quell'unificazione. Al popolo noTav della Val di Susa viene detto che non voler respirare amianto per 10 anni significa essere contro l'Europa e così una lotta sociale per la difesa della salute pubblica si trasforma - più o meno consapevolmente - in un movimento politico contro un'idea di Europa fondata sulle esigenze del mercato. Un movimento che infligge un battuta d'arresto alla Tav. Così la Francia cerca di scaricare sui propri giovani i costi che l'unificazione europea e l'allargamento della Ue a 25 stati le impongono affibbiando loro un contratto di lavoro che consente alle aziende per due anni di licenziarli senza motivo. Quei giovani si ribellano, trascinano dietro di sé il movimento operaio e sconfiggono il governo. E' la cifra del fallimento del bipolarismo e della crisi politica di sistema che ne scaturisce.

Oggi a sinistra vi sono due modelli di governo che si confrontano in Europa. Uno è quello dei governi di centrosinistra, che fanno concorrenza alla destra rincorrendola sul suo stesso terreno, copiandone le politiche ed entrando quindi in rotta di collisione col proprio elettorato popolare. Da Blair a Schroeder fino allo stesso Prodi. Il quale si appresta a formare un governo mentre tutti - a sinistra come a destra - già pensano al governo successivo; assicura compulsivamente che arriverà fino alla fine della legislatura perché tutti pensano che cadrà prima; infine sarà sotto esame dal primo giorno, chiamato a portare avanti politiche di lacrime e sangue e al contempo a manetenere la pace sociale, senza avere i numeri e con la spada di Damocle di un governo di larghe intese auspicato già mesi fa da Monti e da Tremonti, dall'Economist e dal Corriere della Sera, dai suoi alleati come dai suoi avversari. Un'ipotesi che oggi vede paradossalmente il punto di maggiore difficoltà nella resurrezione elettorale di Berlusconi. Per cui - ironia della sorte - potrebbe verificarsi che il governo di Prodi duri fino a quando non si sarà trovato il modo di sbarazzarsi del Cavaliere.

L'altro modello di governo è quello delle piazze francesi e della Val di Susa. Che riescono a ottenere ciò che noi ci aspettiamo dai governi di centrosinistra e che i governi di centrosinistra non fanno. I cittadini della Val di Susa bloccano i cantieri che Prodi non potrà né vorrà fermare. Prodi dice che non cancellerà la Legge 30 mentre i giovani francesi hanno cancellato il Cpe, cioè la Legge 30 d'oltralpe. E anzi Prodi è andato dicendo in campagna elettorale (mentre formalmente era ancora all'opposizione) che se i giovani italiani non avevano fatto come quelli francesi era "per merito suo" e dell'Unione. Allo stesso modo in cui prima del 10 aprile i socialisti francesi (in odore di vittoria alle prossime elezioni politiche) e la Cgt si chiedevano in un recente forum su Libération come far passare le riforme senza scontrarsi coi propri concittadini. Cioè come fare la politica di Chirac e Villepin senza pagare lo stesso prezzo. E si rispondevano (prima del 10 aprile...!) che bisogna imitare il modello del centrosinistra italiano.

Genova 12 aprile 2006

Marco Veruggio

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