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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Un nuovo salto di qualità verso destra di Bertinotti

e la capitolazione dell'Ernesto e di Erre - "Sinistra Critica".

(14 Aprile 2006)

La direzione nazionale del PRC del 12 aprile '06 ha visto un'ulteriore salto di qualità nella linea di collaborazionismo politico con il centro e l'avversario di classe da parte di Fausto Bertinotti.

Fino ad oggi il paravento dietro a cui nascondere la politica di collaborazione di classe era la prospettiva della "alternativa". Oggi anche questo velo cade e, come si suol dire, "il re è nudo". Pressato dalla situazione oggettiva determinata dalla stentata "vittoria" elettorale dell'Unione, Bertinotti, temendo il rischio di "grandi coalizioni", dichiara apertamente che l'asse strategico dei prossimi anni non è più l'alternativa" ma l'alternanza. Insomma la modalità bipolare in cui la borghesia organizza il suo dominio politico. Esattamente quell'alternanza contro cui il PRC dichiarò alla sua nascita di sorgere, in funzione di "cuore dell'opposizione".

Certo, per Progetto Comunista-Sinistra del PRC non si tratta di una sorpresa. Ciò che si rivela apertamente è quello che noi avevamo denunciato da sempre, contrapponendo una prospettiva programmatica di alternativa di classe e socialista; individuando nella formula espressa da Bertinotti fin dal 1994 del "compromesso sociale dinamico" con i settori "avanzati della borghesia", la volontà strategica, di tipo socialdemocratico, di porsi nell'ambito della collaborazione di classe.

Ciò si era del resto espresso con chiarezza durante il periodo della partecipazione alla maggioranza di governo con il primo Prodi, dal 1996 al 1998, quando Rifondazione aveva appoggiato le peggiori controriforme antioperaie e antipopolari ( finanziarie "lacrime e sangue", "pacchetto Treu", istituzione dei CPT per gli immigrati, diminuzione delle tasse per i ricchi e aumento per i poveri, taglio delle aliquote sulle rendite finanziarie, liberalizzazioni selvagge, peggioramento della legge sui fitti delle abitazioni, etc). Le successive "svolte" a "sinistra" non erano state altro che manovre e zig-zag funzionali a creare le condizioni del ristabilimento, su un piano più alto e negativo, della collaborazione con i liberali borghesi (ciò che del resto Bertinotti stesso espresse nella frase, riferita alla sua rottura con Prodi nel '98, "A volte per fare due passi avanti bisogna farne uno indietro").

Per questo abbiamo sempre mantenuto una costante opposizione programmatica, strategica e anche tattica rispetto alla maggioranza del PRC. Oggi i fatti , che "hanno la testa dura", danno pienamente ragione alla più che decennale battaglia contro il riformismo bertinottiano di Progetto Comunista.

Dobbiamo constatare che proprio nel momento in cui la politica bertinottiana svela tutto il suo moderatismo , i gruppi dirigenti delle minoranze "critiche, scelgono di adattarsi ad essa.

Sarebbe stato logico attendersi che i dirigenti dell'Ernesto e di Erre-Sinistra Critica, riaffermassero oggi le posizioni argomentate durante il congresso del partito e nelle fasi successive. E cioè rispettivamente, la necessità di alcuni "paletti programmatici" e l' appoggio esterno al nuovo governo di centro-sinistra al posto dell'ingresso organico e , per Erre-Sinistra Critical'opposizione, in considerazione del programma.

Al contrario essi hanno dimostrato la vacuità della loro opposizione a Bertinotti e il fatto che noi avevamo pienamente ragione ad affermare allo congresso del Partito che, se cinque erano i documenti, due erano le posizioni strategiche a confronto: quella di Bertinotti e quella di Progetto Comunista.

Così i rappresentanti in direzione dell'Ernesto hanno addirittura votato a favore del testo della segreteria, mentre quelli di Erre-sinistra critica si sono astenuti.

Entrambi hanno poi votato contro un nostro ordine del giorno che chiedeva la convocazione di una conferenza per delegati per valutare il programma dell'Unione e l'atteggiamento verso di esso e verso il prossimo governo (e su questa richiesta persino il rappresentante di Falcemartello si è astenuto).

Cioè si sono opposti alla logica richiesta che la linea governista del partito venisse sottoposta alla democratica valutazione degli iscritti, visto che il 41% di essi si erano già espressi in maniera contraria ad essa nel congresso e che molti di coloro che avevano votato per il testo di Bertinotti erano stati ingannati dalle promesse sul contenuto del programma di governo, il ruolo dei movimenti e la promessa-bidone delle "primarie di programma" (e come ci siano sviluppi, anche radicali nel pensiero politico di molti che hanno votato per la mozione uno è dimostrato dal passaggio diretto, in varie situazioni, di compagni lavoratori e giovani e addirittura di circoli interi che avevano fatto quella scelta a Progetto Comunista).

Questo conferma il ruolo che è stato storicamente quello dei gruppi dirigenti di quelle due aree politiche.

Una opposizione burocratica di fatto non motivata programmaticamente (se non su un astratto terreno identitario) per quanto riguarda il gruppo dirigente dell'Ernesto. Prova ne sia che esso ha pienamente avallato nel '96-98 la ricordata politica antioperaia del partito (oltre che approvando sempre i documenti di maggioranza con un voto specifico in direzione nazionale a favore del pacchetto Treu).

Quanto ai dirigenti di Erre-Sinistra Critica essi sono sempre stati maestri nell'oscillazione opportunista. Ardentemente in maggioranza quando Bertinotti realizzava una strumentale e ipocrita "svolticchia" a sinistra. Cautamente critici nei momenti più di destra. Sempre inconseguenti rispetto alle loro affermate posizioni politiche.

La maggioranza dei compagni e delle compagne del Partito che si sono schierati con queste due aree "critiche" lo hanno fatto per contrapporsi con coerenza al riformismo socialdemocratico di Bertinotti. Devono comprendere, di fronte alla realtà, che le loro speranze di battaglia politica conseguente vengono oggi apertamente deluse dai dirigenti dell'Ernesto e di Erre-Sinistra Critica.

Progetto Comunista si rivolge a tutti/e loro invitandoli a raggrupparsi con noi, al di là di ogni vecchio steccato congressuale, di area o tradizione. in questo momento decisivo per il futuro non solo del PRC ma del movimento operaio in quanto tale e della sua indipendenza dall'avversario di classe. L'opposizione comunista non si può sciogliere. E insieme tutti i comunisti coerenti potranno e dovranno, senza adattamenti e opportunismi, costruire nel prossimo futuro l'alterrnativa alla "rifondazione socialdemocratica governista" di Fausto Bertinotti.

Marco Ferrando, Franco Grisolia
rappresentati nella Direzione Nazionale del PRC di Progetto Comunista-Sinistra del PRC

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