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Freedom Flottilla 2

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(13 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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    L’Unione Europea rischia di tramutare la crisi in palestina in una catastrofe

    (16 Aprile 2006)

    “La crisi in Palestina rischia di tramutarsi in una catastrofe a causa della decisione presa dall’Unione Europea di sospendere i finanziamenti all’Autorità palestinese”, ha avvertito oggi da Gerusalemme un gruppo di deputati al Parlamento Europeo di diversi schieramenti politici.
    I sette europarlamentari, i primi politici ad incontrarsi con i neo-eletti rappresentanti dell’Autorità palestinese, appartenenti alla lista Cambio e Riforma (Hamas), hanno dichiarato di essere convinti che le richieste avanzate dall’Unione Europea “possano essere realizzate attraverso la diplomazia”.
    I Ministri degl’Esteri europei hanno deciso di sospendere i finanziamenti fino a quando il governo guidato da Hamas, non riconosca lo Stato di Israele, rinunciando alla violenza, e accettando gli accordi presi nel passato.
    Ma “i rappresentanti di Hamas ci hanno detto chiaramente che sono pronti a riconoscere le frontiere sancite nel 1967 e l’OLP come legittimo rappresentante della popolazione palestinese, che implica, il riconoscimento di Israele. Loro hanno rispettato il cessate il fuoco da più di 18 mesi e sono pronti a continuare su questa linea, ovvero quella della non-violenza, anche loro hanno detto di averne abbastanza di spargimenti di sangue. Al tempo stesso chiedono reciprocità; Israele deve fare lo stesso. La nostra diplomazia può colmare la lacuna”, ha detto Luisa Morgantini, che guida la delegazione di europarlamentari.
    “Suggerire, come fa il Consiglio Europeo, di delineare un confine netto tra gli aiuti alla popolazione palestinese e gli aiuti al governo, che la popolazione palestinese ha recentemente eletto attraverso un processo elettorale approvato internazionalmente, non è solo un nonsenso politico, ma è un nonsenso pericoloso. L’impatto dell’incapacità da parte dell’Autorità palestinese di poter pagare i servizi di sicurezza, gli insegnanti, gli impiegati civili, ecc, non solo renderà più profonda la povertà ma rischia di portare al collasso le istituzioni e di portare al caos”, ha aggiunto.

    Luisa Morgantini, per conto della delegazione, ha inoltre denunciato:

    “Il percorso del Muro taglia nettamente la Cisgiordania in 64 aree separate controllate da 740 checkpoints e cerca di annettere la maggior parte di Gerusalemme e della Valle del Giordano, mentre continua anche l’espansione delle colonie e la costruzione di ulteriori strade di collegamento israeliane, si rende evidente che la “cantonizzazione” dei territori della Cisgiordiania è già in uno stato avanzato e cerca di prevenire la creazione di uno stato palestinese, indipendente e sostenibile”.

    Gli altri membri del Parlamento europeo impegnati nella delegazione hanno concordato:

    “mentre condanniamo il lancio di missili da parte di gruppi estremisti palestinesi considerandolo sbagliato e controproducente”, la delegazione condanna allo stesso tempo in modo forte “gli sconvolgenti omicidi e ferimenti dei civili palestinesi, tra cui bambini, causati dai continui bombardamenti israeliani sulla striscia di Gaza, dove la popolazione è strangolata dalla chiusura e sull’orlo della fame. Questa risposta sproporzionata deve essere condannata dalla comunità internazionale, inclusa l’Unione Europea.
    Il fatto che nessuna sanzione sia proposta a Israele affinché senta la pressione di adempiere al diritto internazionale su questi fatti, evidenzia un ulteriore questione, ovvero se l’Europa ha delle intenzioni serie nell’implementare la Road Map come base di una pace sostenibile.
    L’Unione Europea deve parlare ad alta voce per la giustizia e deve al contempo intraprendere passi concreti che insistano sull’inserimento di Israele nel processo della Road Map mettendo fine alle azioni unilaterali. Deve obbligare Israele a sottostare al diritto internazionale e ad entrare in dialogo con il nuovo governo palestinese, che è l’unico percorso in grado evitare disastri”.

    Concludendo, la delegazione di europarlamentari “richiama il Consiglio Europeo affinché riveda urgentemente la propria decisione, onde evitare di essere responsabile di una punizione collettiva di una già fortemente punita popolazione palestinese e deve ascoltare l’appello inviato da Gush Shalom, un coraggioso gruppo israeliano, che chiede all’Europa di cancellare la propria decisione. La revisione non può essere ritardata in quanto la gravità della situazione è tale che potrebbe essere troppo tardi aspettare anche solo un mese”.

    Al loro ritorno al Parlamento Europeo, la delegazione di europarlamentari chiederà un incontro, con la Commissaria Ferrrero-Waldner, con l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea, Javier Solana, con il rappresentante speciale dell'Ue per il processo di pace in Medio Oriente Marc Otte, e il Presidente del Parlamento Europeo Josep Borrell, affinché esercitino pressioni sull’urgenza di una revisione della decisione presa dall’Unione Europea e affinché si intraprenda un approccio equilibrato al conflitto israelo-palestinese, con iniziative che ristabiliscano un tavolo di negoziati il prima possibile.

    Per maggiori informazioni è possibile contattare i deputati al Parlamento Europeo:
    Luisa Morgantini (GUE/NGL, Italia) lmorgantini@europarl.eu.int
    Chris Davies (ALDE, GB) cdavies@europarl.eu.int
    André Brie (GUE/NGL, Germania) abrie@europarl.eu.int
    David Hammerstein Mintz (GREENS/EFA, Spagna) dhammerstein@europarl.eu.int
    Veronique Mathieu (PPE-ED, Francia) vmathieu@europarl.eu.int
    Proinsias De Rossa (PES, Irlanda) pderossa@europarl.eu.int
    Margrete Auken (GREENS/EFA, Danimarca) mauken@europarl.eu.int


    Gerusalemme, 13 Aprile 2006

    Luisa Morgantini, GUE/NGL, Presidente della Commissione Sviluppo al Parlamento Europeo

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