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Hic sunt peones...

Considerazioni sulla lista "Arcobaleno" per Veltroni

(19 Aprile 2006)

Il prossimo 28 maggio, sulla scheda per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio comunale di Roma, i cittadini troveranno sulla scheda anche il simbolo di una nuova lista, che si chiama "Roma Arcobaleno". Non conosciamo il simbolo della nuova lista, ma sappiamo già che sarà difficile identificarlo con certezza fra tutti quelli dei partiti e partitini che si sono aggregati - o si stanno aggregando - al carrozzone che sostiene la rielezione di Walter Veltroni. Si, perchè la nuova lista farà parte della coalizione veltroniana, e fin qui niente di particolare; la bizzarria emerge quando i promotori della lista pretendono di accreditarla come "alternativa", naturalmente al centrodestra, ma anche al centrosinistra. Come si faccia ad essere "alternativi" militando nello stesso schieramento, è cosa che ci sfugge, anche se anni di contorsioni verbali bertinottiane ci hanno abituato un po' a tutto. Dal "dentro e contro" al "rompere la gabbia del centrosinistra", ne abbiamo sentite e viste di tutti i colori, ma abbiamo anche visto dove sono andate a parare tutte queste acrobazie linguistiche: all'internità organica - e subordinata - al centrosinistra, naturalmente sempre in nome dei "movimenti".

Ovviamente, anche la nuova lista sostiene di essere un soggetto "che unisce un arcipelago di movimenti, organizzazioni, associazioni della società civile e singole persone che vogliono cambiare il volto della città, contrastare l´influenza dei poteri finanziari e immobiliari", per precisare subito dopo che tutto ciò è finalizzato ad "imprimere una marcia in più - a sinistra - all´amministrazione Veltroni".

La presentazione di uno degli appuntamenti centrali della nuova lista appare, in effetti, più berlusconiana che veltroniana: come insegna la storia di Forza Italia, la Lista Arcobaleno non terrà un banale e noioso convegno, bensì una pimpante "convention", che non proseguirà con una provinciale e vetero festa, ma con un americanissimo "happening" o, secondo un altro comunicato, con una "kermesse". Fra convention, happening e kermesse, non mancheranno - supponiamo - un coffee-break o un workshop. I rappresentanti della Lista, poi, non si incontreranno in riunioni che sanno di vecchia politica, ma in ben più dinamici briefing, dove gli obsoleti interventi di una volta verranno sostituiti da un efficace brain storming.

Vi sono molti motivi per respingere al mittente la proposta della "nuova" lista, il più macroscopico dei quali è proprio il sostegno a Walter Veltroni, semplicemente impensabile per chi, in tutti questi anni, ha lottato con le unghie e con i denti a fianco del popolo palestinese e contro le lobby sioniste, di cui il buon Walter è uno dei più autorevoli referenti politici, come dimostra in primo luogo la sua entusiastica adesione alla ormai tristemente nota "Sinistra per Israele". Come faccia un amico del popolo palestinese a votare il sindaco della "Sinistra per Israele", è cosa assolutamente inspiegabile, senza nemmeno bisogno di stilare l'elenco completo delle porcherie filoisraeliane di Veltroni. Ci limitiamo ad un breve florilegio.

A fine novembre del 2004, è a Roma un gruppo di bambini palestinesi del campo profughi libanese di Chatila: pur essendo presente in Campidoglio, Veltroni manda a dire agli accompagnatori dei bambini che si trova fuori città e non può riceverli. Più o meno nello stesso periodo, viene lanciata un'iniziativa per la dedica di una strada di Roma a Yasser Arafat, morto in seguito ad una misteriosa malattia (ma si parla con insistenza di avvelenamento) dopo anni di prigionia nel suo ufficio assediato dalle truppe di occupazione di Sharon: nel marzo 2005 la Commissione Toponomastica del Comune esprime parere favorevole, ma a tutt'oggi (aprile 2006) Via Yasser Arafat non esiste, mentre esiste - da molti anni - un parco dedicato all'altro Premio Nobel per la Pace del 1993, il premier israeliano Rabin, assassinato da un estremista ebreo proprio per aver avviato il negoziato di pace con Yasser Arafat. Nel frattempo, sono stati intitolati strade e parchi ad Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Lucio Battisti, nonchè all'icona di tutti i costruttori (che a Roma si chiamano palazzinari), Caltagirone.

Naturalmente, Veltroni è sempre stato il primo a condannare ogni attentato palestinese: memorabile la sua partecipazione, con tanto di kippà in testa, alla veglia bipartisan nella Sinagoga di Roma nel dicembre 2001, insieme al collega Fassion, a Silvio Berlusconi, a Giuliano Ferrara, a Tajani, Pannella, Gianni Letta, Castagnetti, Bianco, Gad Lerner: «Oggi abbiamo spento per quindici minuti le luci del Campidoglio, oggi è un giorno di dolore per tutti, per voi, per noi...» disse Veltroni, applauditissimo, in quell'occasione. Non risulta, invece, che Veltroni abbia fatto spegnere nemmeno una lampadina in occasione di una qualsiasi delle tante stragi perpetrate dai soldati israeliani. Anche oggi, dopo l'attentato che ha provocato nove morti a Tel Aviv, Veltroni è stato il primo e più deciso ad esprimere "orrore per il nuovo attentato", nonché "preoccupazione per l'atteggiamento assunto da Hamas". Ovviamente, Veltroni non ha mai espresso alcun disagio per le quotidiane esecuzioni di Palestinesi innocenti (una cinquantina solo nell'ultimo mese) e nessuna perplessità per l'atteggiamento assunto dalle forze estremiste al governo in Israele, che vanno dagli eredi politici del boia Sharon ai fanatici razzisti del partito di Lieberman, che predica l'espulsione di tutti i non ebrei dallo Stato di Israele. Tutto ovvio: casomai qualcuno se ne fosse dimenticato, stiamo parlando del noto esponente della "Sinistra per Israele", lo stesso che - alla vigilia dell'invasione dell'Iraq - si rifiutò di ricevere il Ministro degli Esteri iracheno Tareq Aziz, guadagnandosi per questo l'amore dell'ambasciatore israeliano Ehud Gol, che lo definì un "Giusto di Sodoma", mentre bollava come nazicomunisti i pacifisti che manifestavano contro la guerra.

Veltroni il sionista, ma anche Veltroni il guerrafondaio, ardente sostenitore dei bombardamenti umanitari su Belgrado, senza mai la minima traccia di autocritica. Veltroni, come si è detto, sponsor dei "palazzinari", ai quali ha regalato sessantadue milioni di metri cubi di cemento che piomberanno su Roma nei prossimi anni. Veltroni, infine, anticomunista cresciuto e pasciuto nel Partito Comunista Italiano, ora sostenitore del maggioritario all'americana, ancora più di Mariotto Segni. Possibile che i promotori della lista "Arcobaleno" non provino almeno un po' di imbarazzo?
In attesa che, per motivare il sostegno a Veltroni, venga rispolverato anche l'allarme antifascista, che tutto dovrebbe mettere a tacere, pensiamo che la stima ed anche l'affetto che proviamo verso molti compagni che stanno commettendo questo terribile errore non può indurci al silenzio ed impedirci di dire che i promotori della lista "Arcobaleno" - che ne siano consapevoli o meno - non sono i "leones" del vecchio disco degli Assalti Frontali, ma gli ultimi peones del bipolarismo. Anche a Roma, è tempo di lavorare seriamente per costruire l'alternativa di sinistra.

Arcipelago

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