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L'Italia tripudia la guerra

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(5 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Basta guerre e occupazioni!

Rientro immediato di tutti i soldati delle "missioni di pace". Ritiro di tutte le truppe occupanti dai teatri di guerra. Chiusura delle basi militari usa/nato

(6 Maggio 2006)

L'ennesimo attacco a soldati italiani, a pochi giorni dall'attentato a Nassiryia, conferma quello che è evidente ormai anche per i più refrattari: gli italiani, in Afghanistan come in Irak, sono truppe occupanti e come tali vengono trattati. tuttavia, il dramma ed il dolore per i morti anziché aprire una reale riflessione sulla presenza dei soldati italiani in Irak ed in Afghanistan, si va trasformando sempre di più in una messinscena collettiva, in cui il cordoglio per le vittime militari fa dimenticare che non sono vittime di un destino cieco e fatale, ma di precise e devastanti scelte politiche nazionali ed internazionali che hanno fatto delle guerre e delle occupazioni lo strumento principale di "risoluzione delle controversie internazionali" (cioè, lo strumento per risolvere -per adesso in regioni lontane- i contrasti tra interessi imperialistici tra di loro conflittuali: Usa contro Europa e contro Asia). Inoltre, emergono notizie sempre più insistenti, documentate e preoccupanti sui comportamenti palesemente aggressivi contro i civili dei "nostri bravi ragazzi" (numerosi sono i testimoni della famosa "battaglia dei ponti" a Nassiryia che accusano i soldati italiani di avere sparato contro una ambulanza incendiandola e uccidendo i 4 passeggeri).

Già i rappresentanti dell'Unione si sono affrettati a fare tutti i distinguo tra la missione in Afghanistan e quella in Irak, confermando che la prima essendo "benedetta" dalla comunità internazionale (l'ONU) sarà riconfermata 'senza se e senza ma' dal nuovo governo di centrosinistra. Dunque, nonostante il cordoglio ufficiale che si leva per ogni militare italiano morto, l'Unione confermerà la presenza militare italiana sugli scenari di guerra che abbiano l'avallo dell'ONU, come se questo fosse garanzia di per sé di giustizia internazionale. Ovviamente, quando si tratta delle risoluzioni ONU che condannano Israele per l'occupazione militare dei territori palestinesi si fa finta di nulla e si volta la faccia dall'altra parte.

Ancora una volta l'ipocrisia delle forze politiche del centrosinistra ha la meglio sui ragionamenti e sul riconoscimento della realtà dei processi politico-militari in corso in Medio Oriente: se la posizione delle destre è schiettamente militarista e interventista, quella delle forze dell'Unione è palesemente contraddittoria, nascondendo dietro le dichiarazioni di responsabilità internazionale il corso neomilitarista e l'indirizzo di "potenza" imperialista che cura i propri interessi e quelli delle proprie imprese "anche oltre i confini nazionali", intervenendo in regioni del pianeta con palese vocazione neocolonialista.

La nostra partecipazione alla missione della NATO in Afghanistan è d'altronde il tributo da pagare alla comunità internazione, e agli USA in particolare, per partecipare alla spartizione della torta irachena, essendo quella in Afghanistan una occupazione che avrebbe dovuto gettare le basi per una più rapida soluzione degli equilibri e degli assetti regionali. In realtà, anche in Afghanistan la situazione è ben lontana da una stabilizzazione "democratica", cioè dalla instaurazione di un regime filo-occidentale accondiscendente ai dettami imperialistici: la società afgana è scossa come e più che in Irak da una guerra civile ed è tutt'altro che 'pacificata', i diritti personali (soprattutto per le donne) sono ancora assolutamente conculcati da concezioni arcaiche, orgogliosamente rafforzate -e non indebolite- dall'occupazione straniera, ma soprattutto dimostra il fallimento della "guerra permanente contro il terrorismo" che continua a colpire con tempismo che denota una sapiente e raffinata regia politica. Certo è che gli attentati ai militari, come quelli ai turisti nelle località egiziane, hanno obiettivi diversi, ma concorrono sostanzialmente al medesimo obiettivo generale: quello di mantenere l'instabilità politica, e conseguentemente tenere aperto il fronte militare.

Infine, denunciamo nuovamente i costi che queste operazioni militari hanno:la missione militare in Iraq ad oggi è costata 1534 milioni di euro contro i 16 milioni spesi per contributi civili.

Per sovvenzionare le missioni di guerra e per rispondere ai dettami del Fondo monetario, intanto si continua a colpire salari e pensioni, aumentano le tariffe, gli affitti e i prezzi, il carovita martoria i settori popolari e sempre di più intaccando il livello di vita dei 'ceti medi', la precarizzazione del lavoro e della vita colpisce sempre di più giovani, disoccupati, immigrati, ma le spese militari -per le missioni- aumenta costantemente. Ma quali sono dunque gli interessi nazionali che si difenderebbero con queste missioni? Non certo quelli dei lavoratori e delle classi popolari: piuttosto quelli delle multinazionali e delle imprese, di Confindustria e dell'ENI.

Come comunisti continuiamo a chiedere il RITIRO IMMEDIATO DI TUTTI I SOLDATI DA TUTTI I FRONTI DI GUERRA come unica soluzione reale che rompa la logica militarista e guerrafondaia condivisa da entrambi gli schieramenti politici.

Come comunisti chiediamo alle forze della cosiddetta "sinistra radicale" di assumere coerentemente e con forza posizioni politiche che vadano oltre le generiche richieste di ritiro e ponga la questione del rifiuto della guerra, del rifiuto in ogni circostanza dell'utilizzo aggressivo della forza militare -anche nel caso sia legittimata da risoluzioni dell'ONU- come condizione pregiudiziale per partecipare all'esecutivo dell'Unione.

Sollecitiamo tutto il movimento pacifista e contro la guerra di assumere una forte iniziativa politica per rompere l'indifferenza sulle guerre e rilanciare una mobilitazione per giugno (contro la parata militarista del 2 giugno e in occasione della votazione per il rifinanziamento delle missioni militari all'estero che avverrà entro il 30 giugno) con l'obiettivo del ritiro immediato delle truppe da tutti gli scenari di guerra e di occupazione.

Rinnoviamo l'invito a tutti i cittadini ad assumere una posizione netta per la chiusura delle basi militari USA/NATO, pericolose per la sicurezza e la salute degli abitanti e teste di ponte per le missioni di guerra e di occupazione, magari mascherate da "operazioni di pacificazione".

ASSOCIAZIONE COMUNISTA Il pianeta futuro
pianetafuturo@email.it

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