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Emergenza ceneri...

Emergenza ceneri...

(17 Aprile 2010) Enzo Apicella
La nuvola di ceneri del vulcano Eyjafjallajokull arriva sull'Italia. A Roma manifestazione in solidarietà a Emergency

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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Contro la guerra imperialista, dalla parte dei popoli

(18 Marzo 2006)

Nella notte tra il 19 e il 20 marzo di 3 anni fa la “coalizione dei volenterosi” promossa da George Bush e Tony Blair scatenava l’attacco militare contro l’Iraq, accusato di detenere armi di distruzione di massa. Quell’accusa era al tempo stesso falsa - perché le armi di distruzione di massa non si sono trovate - e ipocrita - giacché proveniva dal paese che più di ogni altro produce e fa uso di armi di distruzione di massa -.

Nelle settimane precedenti all’attacco decine di milioni di persone in tutto il mondo avevano manifestato contro la guerra con la speranza che questa potesse essere fermata prima ancora del suo inizio. Ma la guerra non poteva essere fermata perché gli interessi politici ed economici che la rendevano necessaria agli occhi dei paesi imperialisti non ammettevano deroghe; quel movimento, oggi, in Italia si dedica prevalentemente a tirare la volata al centro-sinistra, “dimentico” dell’esperienza di centro-sinistra passata fatta di Pacchetto Treu, CPT, privatizzazioni, Maastricht, guerra in Jugoslavia…
Le bandiere della pace non sventolano più dai balconi e dalle finestre, ma la guerra continua e ogni giorno produce fame, devastazione, miseria. Ci sono state le torture ad Abu Ghreib e la negazione del visto per l’arrivo in Italia di Haj Ali (oggi sappiamo che a torturare ad Abu Ghreib c’erano anche contractors italiani come l’“eroe nazionale” Quattrocchi).
C’è stato, soprattutto, il massacro di Falluja attuato con il fosforo bianco, le cui devastanti conseguenze sono state documentate anche dalla televisioni di stato italiana. Ma (quasi) nessuno ha detto e fatto nulla. I pacifisti avevano già ripiegato le bandierine della pace ed erano tornati a seguire i reality show o l’epocale “match” tra Prodi e Berlusconi.
I popoli, invece, hanno continuato a combattere, come prima, come sempre.

Il primo maggio 2003 Bush annunciava trionfalmente da una portaerei che la missione era “compiuta”.
Ma a 3 anni di distanza possiamo osservare che le cose sono andate in modo assai diverso da quanto previsto dagli strateghi USA.
L’Iraq è un paese tutt’altro che normalizzato se ancora il 16 marzo 2006 è scattata una pesantissima offensiva militare congiunta delle forze americane e irachene per colpire la guerriglia e se l’occupante cerca in ogni modo di dividere il paese e di gettarlo sulla soglia di una guerra civile attraverso una oculata “strategia della tensione” di stampo “religioso”.
Forse la Resistenza non è in grado di rovesciare la situazione e di cacciare gli occupanti, ma sicuramente gli occupanti non sono stati in grado - e non sono in grado - di eliminare la Resistenza.
Di più, non sono stati in grado e non saranno in grado di eliminare le contraddizioni prodotte dall’occupazione stessa.

Ma è tutto il Medio Oriente a evolvere verso posizioni di resistenza contro la politica di guerra di Usa e Israele.

La vittoria elettorale di Hamas, ad esempio, rappresenta la volontà del popolo palestinese di non arrendersi al piano di occupazione oggettiva sancito dalla “road map” e dalla costruzione del muro, approvato dalla corrotta direzione politica dell’Autorità Nazionale Palestinese guidata da Abu Mazen.
La ritorsione israeliana non si è fatta attendere fino ad arrivare, qualche giorno fa, al sequestro del segretario del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ahmed Saadat, detenuto nella prigione di Gerico e in procinto di essere liberato dopo anni di carcere sotto la “custodia” dei militari americani e inglesi.
Se il presidente iraniano Ahmedinejad ripete una affermazione vecchia di quasi 30 anni tutta l’Italia scatta sull’attenti e convoca manifestazioni bi-partizan (per fortuna ben poco partecipate) a favore del diritto all’esistenza di Israele. Nascono associazioni come “sinistra per Israele” con la benedizione dei DS, sì, gli stessi DS che in Toscana danno la medaglia “al valor culturale” alla fomentatrice d’odio Oriana Fallaci. Se invece gli israeliani attaccano, sequestrano e uccidono c’è solo il silenzio.

In Afghanistan da qualche giorno i bombardieri italiani danno il cambio a quelli della coalizione negli attacchi alla zona sud del paese, mentre di ritiro neppure si parla (a dimostrazione del valore che hanno le chiacchiere sul ritiro delle truppe occupanti dall’Iraq). Ma in Afghanistan, visto che la missione era stata approvata con il plauso del centro-sinistra dopo l’11 settembre, la missione è “di pace”; con i bombardieri, da 4 anni, ma di “pace”. Quella guerra, come quella in Jugoslavia, ai pacifisti e nonviolenti del centro-sinistra è sfuggita.

La stessa vicenda delle vignette pubblicate in Danimarca e Francia è stata l’occasione per grandi manifestazioni in tutto il mondo islamico. Quella delle vignette sarà stata anche una “scusa” per scatenare l’indignazione e il risentimento, ma l’indignazione e il risentimento contro il mondo occidentale, ritenuto a ragione fonte continua di guerra e di sfruttamento, erano – e sempre di più saranno – veri, reali.

Ma la vera “pietra angolare” delle contraddizioni che la politica imperialista e sionista incontra in Medio Oriente è la cosiddetta “questione iraniana”.
Per un verso Israele preme per annullare il costruendo potenziale nucleare iraniano (volendo essere l’unica potenza nucleare regionale), chiede sanzioni alla comunità internazionale e un intervento militare preventivo degli americani (che questi hanno ufficialmente deliberato qualche giorno fa nel nuovo documento strategico prodotto dall’amministrazione Bush).
Per altro verso gli americani temono che un attacco all’Iran possa far saltare definitivamente i già precari equilibri politici iracheni in cui – come si è visto anche alle ultime, pur pilotate, elezioni – gli sciiti filo-iraniani del sud dell’Iraq hanno un ruolo determinante.

Mentre la situazione medio-orientale è in continua ebollizione la cosiddetta “sinistra” italiana non perde occasione per schierarsi a fianco di Usa e Israele, collocandosi in una posizione di subalternità al cui confronto la politica estera democristiana e craxiana sembra una politica di autonomia.
Questa subalternità orizzontale della “sinistra” italiana alle esigenze sioniste e imperialiste (chi in nome della “realpolitik”, chi in nome di un vero e proprio americanismo, chi in nome di un assurdo – e falso – pacifismo che però non impedisce l’accordo strategico con i bombardatori “umanitari” all’uranio impoverito della Jugoslavia) è il frutto di decenni di occupazione militare, politica e culturale del nostro paese, un paese in cui nessuna classe politica dirigente si è mai potuta affermare senza l’avallo di Washington; anche questo rende indispensabile il rafforzamento di una posizione politica indipendente dallo schieramento unico bipolare che sappia denunciare la politica imperialista americana e italiana e sostenere il pieno diritto dei popoli a lottare per la propria autodeterminazione.

Contro l'occupazione imperialista dell'Iraq, lo sfruttamento delle sue ricchezze, le torture sui prigionieri; contro l'occupazione sionista della Palestina, la costruzione del muro dell'apartheid e la “road map”; contro la campagna di persecuzione che si leva nei confronti di chiunque osi anche solo criticare Usa e Israele, i più grandi fomentatori dell'odio e del terrorismo verso i quali tutto lo schieramento politico italiano si genuflette; contro la “guerra al terrorismo” che altro non è se non l'imposizione del dominio politico-militare occidentale su ogni popolo che non vuole sottomettersi.

Sosteniamo la resistenza del popolo iracheno, di quello palestinese e di ogni altro popolo che lotta - dall'America Latina al Medio Oriente, all'Asia all'Africa - per il proprio diritto all'autodeterminazione politica, economica e sociale. Chiediamo il ritiro delle truppe di occupazione in Iraq e in Palestina senza il coinvolgimento dell'ONU degli embarghi genocidi e della corruzione del programma “oil for food”.

Nessuna guerra tra i popoli, nessuna pace tra le classi.

SABATO 18 MARZO 2006 (19 marzo, III° anniversario dell’inizio della Resistenza contro l’occupazione dell’Iraq)
PRESIDIO Viareggio, ore 16 Piazza campioni (Passeggiata, davanti al fast-food Manhattan)


Per chi non può andare alla manifestazione nazionale di Roma un appuntamento locale per dire no alla guerra imperialista infinita

Promuovono e partecipano:
CIRCOLO ISKRA (Viareggio)
LABORATORIO MARXISTA
PRIMOMAGGIO (Foglio di coordinamento tra lavoratori, precari e disoccupati)
CSPAL (Comitato di Solidarietà con i Popoli dell’America Latina)
SLAI COBAS (Coordinamento provinciale di Lucca)

Zona apuo-versiliese, Toscana del Nord, 18 marzo 2006

LABORATORIO MARXISTA

Fonte

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