">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Addio compagne

Addio compagne

(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

  • Domenica 21 aprile festa di Primavera a Mola
    Nel pomeriggio Assemblea di Legambiente Arcipelago Toscano
    (18 Aprile 2024)
  • costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

    SITI WEB
    (Memoria e progetto)

    Prima del disastro

    Rifondazione Comunista voterà i "crediti di guerra"?

    (17 Maggio 2006)

    La storia non si ripete mai nelle stesse forme, ma ci sono problemi che si riproducono, sia pure in contesti diversi. Bisogna essere in grado di riconoscere la comune radice politica e di classe che avvicina situazioni diversissime, per imparare dalla storia del passato ed evitare errori con effetti irreversibili.

    Sembra un’assurdità paragonare la socialdemocrazia tedesca del 4 agosto 1914 con Rifondazione Comunista. La SPD era un’organizzazione molto forte, con una disciplina ferrea, modello di tutti i partiti dell’Internazionale, di fronte a una guerra che coinvolgeva il mondo; il PRC è un partito piccolo e privo di una robusta organizzazione, di fronte a una guerra coloniale mascherata da una cortina di fumo rappresentata dal “Via libera” dell’ONU e della Nato, e dalla retorica della conquista della democrazia (dei signori della guerra, con norme che esigono la condanna a morte di chi si converte al cristianesimo, salvo salvataggi in extremis per pressioni internazionali).

    Eppure, se Rifondazione voterà per la continuazione della spedizione in Afghanistan, commetterà lo stesso tradimento, nei confronti dei lavoratori, compiuto dalla socialdemocrazia tedesca nel 1914. Anche se i nomi sono cambiati - non si parla più di crediti di guerra, ma di rifinanziamento di una spedizione di pace - non è cambiata la sostanza. Se ci sarà il voto a favore del finanziamento, sarà il 4 agosto di Rifondazione Comunista.

    Non c’è ancora il fatto compiuto, ma tutto fa pensare che ciò avverrà, a giudicare da come è stato respinto un ordine del giorno che si pronunciava per il ritiro del contingente italiano dall'Afghanistan e impegnava i gruppi parlamentari a non votare il rinnovo del finanziamento delle missioni militari italiane in Iraq, Afghanistan, Bosnia e Kossovo.

    E’ vero che alcuni parlamentari scalpitano. Salvatore Cannavò, che aveva posto il problema del ritiro dall’Afghanistan, si è sentito rispondere da Bertinotti: “E che facciamo cadere il governo?”. Eppure, all'inizio delle operazioni militari in Kossovo, proprio Bertinotti aveva detto a Verdi e PCDI, che subivano la guerra per non far cadere il governo: “Se non cade sulla guerra un governo su cosa deve cadere?”.

    L’Ernesto pubblica un articolo di Grassi, intitolato "Urgente ritirare le truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan" (del 05/05/2006), dove si legge:

    “Sia in Iraq che in Afghanistan le truppe militari italiane sono state inviate dopo guerre atroci e sbagliate, che hanno provocato decine di migliaia di morti di civili innocenti. Due paesi, al contrario di quanto avevano promesso gli Usa e i loro alleati, sono stati gettati nel caos e nella guerra civile”.

    Ci chiediamo allora: perché Grassi ha votato con Bertinotti contro l’ordine del giorno che proponeva il ritiro da tutti i teatri di guerra? Si può essere rivoluzionari su “l’Ernesto” e conservatori nel Comitato politico nazionale?

    Nell'intervento pronunciato a Montecitorio (il 7 novembre 2001), Bertinotti diceva:
    “Oggi con questo voto della Camera l'Italia entra in guerra. Ieri un'autorevole editorialista di uno dei più importanti giornali italiani ha scritto: “l'Italia è impegnata in una guerra senza quartiere quale non abbiamo più combattuto dopo il 1945”. Penso che si fatichi persino ad accettare questo dato di novità, forse proprio perché è così inquietante”.

    “Questa guerra è ingiusta ed inefficace. Ingiusta, come testimoniano i morti incolpevoli, le popolazioni afgane che fuggono la morte, i talebani, ed ora anche le bombe; come testimonia chi, di questa nostra società, tende a testimoniare la sua umanità in Afghanistan, come le donne e gli uomini di Emergency. Questa guerra è ingiusta ma è inefficace: ormai è più di un mese e tutti gli obiettivi dichiarati sono stati falliti, falsificati, contraddetti; non un solo terrorista è stato preso; al contrario, il fondamentalismo e il fanatismo sono cresciuti in aree a rischio nel mondo”.

    Forse l’intervento parlamentare più completo, che più organicamente espose le posizioni della Rifondazione di allora, fu quello di Elettra Deiana, il 25 ottobre 2002.
    Per una piena comprensione, sono indispensabili citazioni molto lunghe, anche per dimostrare che le parole pronunciate allora condannano inesorabilmente il comportamento della Rifondazione d’oggi.

    “Per avanzare una richiesta come quella dell'invio degli alpini in Afghanistan bisogna innanzitutto celare la verità, camuffare la partita che là, in quel paese, si sta giocando e nascondere il contesto in cui quella partita si inserisce ... Non è la lotta al terrorismo il contesto che giustifica la guerra. Al contrario, ciò che sta avvenendo non farà che alimentare il terrorismo, l'odio tra i popoli, la distanza tra paesi ricchi e paesi poveri. Il contesto è, invece, the national security strategy of the United States, vale a dire la nuova dottrina statunitense in materia di difesa, imperniata sull'idea, veramente imperiale, e per noi di Rifondazione comunista veramente insopportabile, di impedire la nascita di qualsiasi potenziale rivale, grande o piccolo, di difendere, preventivamente - lo ripeto - preventivamente, anche con la guerra, gli interessi della nazione statunitense ed, in subordine e nella misura della fedeltà, i suoi alleati.”

    “È irresponsabile - il giudizio è rivolto al ministro Martino - far finta di credere e voler far credere a noi che non vi sia collegamento tra l'Afghanistan e l'Iraq... Che vi sia uno stretto collegamento lo dicono i fatti, gli esperti di questioni geopolitiche, i documenti ed i generali del Pentagono e lo ha affermato ossessivamente il presidente Bush. Dobbiamo perlomeno dare atto al presidente americano del fatto che dice e ripete le cose con estrema chiarezza”.

    Gli alpini italiani - spiega, sono destinati a Kost, un luogo infido, dominato dal signore della guerra Padshah Khan Zadran, che ha fornito agli Stati Uniti d'America centinaia di soldati mercenari per far fuori la resistenza dei taliban, ma ora è impegnato in un conflitto sanguinoso con le forze governative di Karzai. Dopo aver parlato dei signori della guerra, ovvero dello strapotere dei capi delle tribù dell'alleanza del nord, utilizzando una dichiarazione del tenente generale dell'esercito statunitense Dan McNeil, aggiunge che i signori della guerra hanno fornito un aiuto essenziale nell'operazione Enduring Freedom. Sono dei collaboratori essenziali nella guerra sul campo che, senza di loro, non può essere vinta. E continua:

    “La retorica della pacificazione viene usata per far accettare la guerra, così come ieri veniva usata quella dei diritti civili... A Kost si svolge gran parte di quella guerra sporca che ha fatto seguito ai bombardamenti di un anno fa sulla popolazione civile e su tutte le infrastrutture, quelle pochissime di cui era in possesso quel disgraziatissimo paese; sul territorio, nelle montagne e nelle grotte, la guerra, dopo il bombardamento, è condotta metro per metro sui territori, senza risparmio d’inganni, tradimenti, violenze senza limiti, l'utilizzazione degli scontri tribali da parte degli angloamericani per eliminare le sacche di resistenza dei taliban e dei loro sostenitori.... Mi chiedo se non dica niente alla vostra coscienza il crimine di Mazar-el-Sharif consumato nel silenzio con la complicità, per diretta ispirazione - non lo sappiamo e ci chiediamo quando sarà possibile - delle forze occidentali. Non vi fa echeggiare quell'orrore dello sterminio dei prigionieri nei campi che così radicalmente è entrato nella coscienza europea, dopo il dramma della seconda guerra mondiale? ... Kost è un posto maledetto, tra i più pericolosi dell'Afghanistan, dove l'operazione Enduring Freedom si manifesta per quello che è, una guerra per imporre il dominio degli Stati Uniti d'America, combattuta con tutti i mezzi per imporre nel paese un governo amico, che, ... potrà domani non essere più tale, per decreto degli Stati Uniti , e per costruire, con la forza militare, nuovi assetti politici nell'intero e cruciale territorio dell'Asia centrale. Il terrorismo c'entra soltanto perché offre una copertura alla guerra. Se si legge la stampa statunitense libera - e ce n'è tanta - tutto questo viene fuori con estrema chiarezza. I militari italiani non vanno a portare la pace, come si compiace di affermare il ministro Martino. Come potrebbero, d'altra parte, in una zona così endemicamente coinvolta nella guerra? Non è nelle loro mani né in loro potere. La guerra ha abbattuto il regime dei taleban a prezzo di un nuovo disastro storico-politico nel paese, aprendo voragini chissà quando ricomponibili nel tessuto sociale, sostituendo il fondamentalismo degli uni con quello degli altri... Che cosa vanno a fare, dunque, i nostri alpini nel sud est dell'Afghanistan? Vanno a continuare il lavoro sporco lasciato indietro dai royal marines... ...e da quelli statunitensi pronti a partire per l'Iraq?”.

    Non erano parole di circostanza.

    E ora, invece? I parlamentari di Rifondazione voteranno per il rinnovo del finanziamento della spedizione in Afghanistan con Prodi, Casini e Berlusconi?

    L’aperta opposizione alla guerra del partito in quel periodo, non poteva certo far dimenticare ai lavoratori e ai comunisti gli errori, gli opportunismi, la debolezza teorica e organizzativa di Rifondazione, ma costituiva una speranza che fosse possibile una lotta per superare quei limiti. Se ora cede sulla guerra in Afghanistan, se nessun deputato, rompendo una cadaverica disciplina, si dissocia apertamente e prende nelle sue mani il vessillo di Liebknecht dell’antimilitarismo conseguente, o se la base non si ribella a questa “svolta”, cosa rimane di Rifondazione? Nulla. Si trasforma nella coda del governo Prodi.

    16 maggio 2006

    Fonte

    Condividi questo articolo su Facebook

    Condividi

     

    Ultime notizie del dossier «Dove va Rifondazione Comunista?»

    Ultime notizie dell'autore «Michele Basso (Savona)»

    5022