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Nel "giardino di casa" degli USA

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(5 Ottobre 2010) Enzo Apicella
Elezioni presidenziali 2010. Il Brasile si sposta a sinistra.

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FARC-EP: rielezione, piu’ violenza antipopolare!

(24 Maggio 2006)

Le denunce pubbliche conosciute in questi giorni, e che ancora una volta confermano i nessi di Alvaro Uribe con il narco-paramilitarismo, rafforzano le evidenze esistenti sui veri interessi che rappresenta e difende il Presidente.

Dai tempi in cui era direttore dell’Aeronautica Civile, passando per quelli in cui era sindaco di Medellín e poi governatore di Antioquia, fino ai giorni nostri in cui è il Presidente in carica, i rapporti e comportamenti del signor Uribe sono stati letalmente e profondamente impregnati di paramilitarismo. A nulla gli sono serviti i diversivi come l’indignante estradizione, usata contro più di 300 colombiani e meticolosamente risparmiata alle sue amicizie.

Fatti concreti quali la responsabilità del DAS nella guerra sporca e nel terrorismo di Stato contro i suoi oppositori, gli scandali di FINDETER, FINAGRO ed INCODER in cui si fanno favoritismi agli amici del governo e specialmente ai paramilitari, la mille volte denunciata ingerenza cospiratrice negli affari interni del Venezuela, evidenziata pienamente dal momento del sequestro di Rodrigo Granda a Caracas, l’uso della Sovrintendenza di Sicurezza per sviluppare il paramilitarismo, i brogli elettorali nella costa caraibica che ribadiscono l’illegittimità della sua elezione alla presidenza, il finanziamento alla sua campagna con soldi della nota paramilitare conosciuta come “La Gata”, ed i provati vincoli tra i tesorieri della sua campagna -come il signor Montoya- ed il sicariato narco-paramilitare, sono abbondanti evidenze che spiegano perché il regime abbia messo in piedi una farsa come quella del Ralito, o si sia prostrato ai gringos con il fallito Plan Patriota e l’approvazione dell’anti-nazionale Trattato di Libero Commercio.

La legalizzazione dei capitali mafiosi, l’impunità per i responsabili delle atrocità commesse dietro il paravento della “difesa delle istituzioni” ed il nullo indennizzo alle vittime della violenza paramilitare, sono il complemento di una strategia neoliberale che ha riempito le tasche di transnazionali, banchieri, commercianti e politici uribisti, a detrimento della maggioranza della popolazione che vive sulla propria pelle la disoccupazione, la violenza quotidiana e l’assenza di garanzie sociali mentre in televisione le mostrano, come se fosse realtà, un inesistente mondo di felicità.

Il nostro paese reclama un nuovo governo che riconcili la famiglia colombiana, la unisca per intraprendere i compiti della ricostruzione e ci proietti verso il progresso su basi di democrazia, sovranità e giustizia sociale.

Mentre Alvaro Uribe insiste sulle sue proposte di guerra e si ostina a negare l’esistenza del conflitto sociale ed armato, abbiamo ascoltato dagli altri candidati la determinazione di lavorare, con serietà ed urgenza, all’Interscambio Umanitario ed alla soluzione politica del conflitto, cosa che valutiamo positivamente e per la quale invitiamo chi è deciso ad andare alle urne a depositare il proprio voto per l’opzione più coerente di pace e dialogo.

42 anni fa, Washington ed il governo di Bogotá promisero, sprigionando odio ed erigendo steccati insuperabili per una società che voleva in primo luogo la pace, di schiacciare in pochi giorni la protesta e la sollevazione popolare. Ma la realtà ha dimostrato fedelmente che non è quella la soluzione.

Gli interessi che rappresenta Alvaro Uribe stanno portando la Colombia non solo all’incremento delirante della guerra interna, ma anche ad impegnarla in un conflitto più ampio in cui gioca il ruolo di facchino dei gringos contro i regimi latinoamericani poco affetti alla Casa Bianca.

Rielezione significa molti altri anni di corruzione, ingiustizie, violenza antipopolare, sfollamento, caccia alle streghe in nome della “Sicurezza democratica”, guerra fratricida, dissanguamento e mancanza di dignità.

Montagne della Colombia, 4 maggio del 2006

Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP

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