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Le ispezioni in Iraq venivano manipolate

Dopo le ammissioni di Scott Ritter è la volta di Rolf Ekeus

(17 Settembre 2002)

Il diplomatico svedese Rolf Ekeus, Direttore Esecutivo dell’UNSCOM (la commissione speciale dell’Onu incaricata di monitorare il disarmo non convenzionale iracheno) dal 1991 al 1997 e attualmente ambasciatore di Svezia negli Usa, è uscito allo scoperto, accusando senza mezzi termini gli Stati Uniti (e non solo loro) di avere usato la commissione per scopi che esulavano dal suo mandato, come strumento per promuovere i propri interessi politici.

Queste e altre informazioni di grande interesse – e di notevole gravità - sono contenute in una intervista rilasciata alla radio svedese il 28 luglio 2002, di cui pubblichiamo qui (in "un ponte per..." - ndr) la versione integrale nella traduzione italiana.

Si ringrazia la Campagna contro le sanzioni all’Iraq (CASI) di Cambridge (GB) per aver diffuso in rete la traduzione inglese dall’originale svedese.



Rolf Ekeus: Non c’è dubbio che gli americani volessero influenzare le ispezioni per promuovere alcuni interessi fondamentali degli Stati Uniti. Non penso che questo fosse il caso durante i primi anni, perché a quell’epoca c’era una preoccupazione autentica per le armi di distruzione di massa che l’Iraq poteva avere.

C’erano alcuni, specialmente gli Usa, che erano interessati a entrare in possesso di [informazioni su] altre forme di capacità diverse [dalle armi di distruzione di massa]. Ad esempio: come erano organizzati i servizi di sicurezza iracheni; qual era la capacità militare convenzionale; ecc.

Sono stato a capo [dell’UNSCOM] fino al 1997, dal 1991 al 1997, ed ero consapevole di questa aspirazione a raccogliere informazioni che non avevano niente a che vedere direttamente con le armi vietate.

Per me, il compito era di far sì che nell’organizzazione [UNSCOM] ci fossero una disciplina e una struttura tali da non consentire tentativi di sfruttare il sistema delle ispezioni come copertura per altre attività.

Che tipo di attività?

Rolf Ekeus: Cercare di raccogliere informazioni su altri aspetti [dell’Iraq], ad esempio su dove si trovasse il presidente Saddam Hussein, cosa che poteva essere interessante se lo si fosse voluto colpire personalmente, ecc., cioè su aree che non erano all’interno del mandato dell’Onu. E’ del tutto sbagliato per l’Onu fare da copertura per tale … per quel tipo di attività.

E’ vero che l’Onu a volte diventò una copertura?

Rolf Ekeus: Sì, ci furono dei tentativi. Penso che riuscirono. Durante il mio mandato [come capo delle ispezioni] non penso che ci siano state attività di questo tipo, ma la pressione aumentò con il tempo. Un altro aspetto di questo erano i tentativi di creare crisi nei rapporti con l’Iraq, che in qualche misura erano collegati alla situazione politica generale, a livello internazionale, ma anche nazionale. Ciò determinava delle pressioni sugli ispettori. Penso che fino al siamo riusciti a respingere tali tentativi. Ma c’erano sempre interessi diversi da parte di tutte le potenze, degli Usa, ma anche dei russi, con la Russia che si muoveva.

Cosa intende per "creare crisi"?

Rolf Ekeus: Che gli ispettori e il direttorato delle ispezioni ricevevano pressioni per fare ispezioni controverse – almeno ispezioni che gli iracheni ritenevano controverse – e con questo provocare una situazione di stallo che poteva costituire la base per una azione militare diretta.

Creare una crisi – non è una provocazione?

Rolf Ekeus: C’era una aspirazione a creare una crisi attraverso la pressione con – diciamo – provocazioni belle e buone, ad esempio tramite ispezioni del Dipartimento alla Difesa, il Ministero della Difesa di Baghdad, che, almeno dal punto di vista iracheno, erano molto provocatorie. E’ possibile che gli ispettori – questo accadeva dopo il mio mandato – credessero che in quegli edifici ci fosse qualcosa di interessante.

Io non lo credevo, poiché ero del tutto convinto che in quel tipo di edifici non c’erano armi di distruzione di massa. Ma potevano esserci situazioni in cui ci noi preparavamo per un round di ispezioni così difficile e duro, e poi ricevevamo pressioni da parte degli Usa per fermarle, perché, improvvisamente, non si voleva più uno scontro, a causa di interessi politici più ampi.

Questo poteva aver qualcosa a che fare con la situazione più generale in Medio Oriente, con i rapporti Usa-Russia; qualcosa a che fare con altre priorità che al momento erano più importanti.

Se la capisco bene, poteva darsi il caso che una settimana ci fosse interesse a creare un conflitto con l’Iraq, e la settimana successiva il presidente americano andava a Mosca, e quindi voi dovevate prenderla con calma ?

Rolf Ekeus: Beh, questo è un esempio astratto, ma si sviluppavano forti pressioni principalmente da parte degli Usa, ma anche da parte di altri membri del Consiglio di Sicurezza, perché gli ispettori tenessero presente non solo il compito di trovare e distruggere i materiali e le attrezzature vietate, ma anche considerazioni di carattere strategico e tattico, che corrispondevano agli interessi di singoli membri del Consiglio di Sicurezza. Questo era uno sviluppo pericoloso per l’Onu, perché esso correva il rischio di andare oltre il suo mandato.

E questo inoltre dava all’Iraq una ragione per mettere in discussione tutto il sistema delle ispezioni?

Rolf Ekeus: Beh, essi [gli iracheni NdR] lo mettevano in discussione comunque, ma è vero che questo dava maggiore credibilità alle loro accuse e proteste, e che altri osservatori informati pensavano che c’era del vero nelle loro affermazioni, vale a dire che le ispezioni venivano "aggiustate" per servire gli interessi delle grandi potenze.

Ma se questo avveniva realmente, come lei ha detto, che uno o più paesi del Consiglio di Sicurezza – gli Usa e la Russia, come lei ha detto, e forse anche altri – di tanto in tanto volevano trasformare le ispezioni in uno strumento politico, allora sicuramente le critiche dell’Iraq erano giustificate?

Rolf Ekeus: Sì, non c’è dubbio che fin dall’inizio … Ho sentito questa pressione sempre, diretta verso il direttorato [dell’UNSCOM]. Il problema per il direttorato dell’UNSCOM era di non farci caso, e [assicurarsi] che l’Onu stesse alle regole del gioco, così che nessun singolo membro del Consiglio [di Sicurezza] manipolasse decisioni o influenzasse le attività [degli ispettori].

Ma quello che lei sta dicendo è che alcuni membri del Consiglio di Sicurezza lo hanno fatto davvero, e ci sono riusciti?

Rolf Ekeus: Sì, penso che si possa dire così. Ci sono molti studi che stanno per essere pubblicati, compreso uno dell’Università di Yale, che indagano su questo più a fondo, e che mostreranno molto chiaramente che ci furono tentativi da parte di alcuni governi di esercitare la loro influenza: fermare alcuni tipi di ispezioni, mentre ne incoraggiavano altre.

Ma al tempo stesso lei ci sta dando esempi di governi che sono riusciti in questo?

Rolf Ekeus: Sì, col tempo queste forti pressioni si svilupparono. Questo accadde dopo il mio periodo [come direttore dell’UNSCOM], e sembra che la pressione sia cresciuta a tal punto che ci fu un grado di "aggiustamento" [delle ispezioni].

Che cosa significa per il nuovo organismo di ispezione [UNMOVIC], sotto la guida di Hans Blix, che è pronto, ma non è ancora riuscito a lasciare il suo quartier generale di New York?

Rolf Ekeus: Dipende quasi totalmente dagli Usa, dal fatto che siano preparati a dare una possibilità alle ispezioni.

Ma c’è qualcosa che indichi che gli Usa non hanno interesse a invadere l’Iraq, e a deporre il presidente Saddam Hussein?

Rolf Ekeus: Beh, quello che stiamo cercando di fare, alcuni di noi, è convincere gli Usa che è possibile condurre ispezioni riuscite, nel modo in cui abbiamo fatto in precedenza. Si tratta di attenersi alle regole del gioco.

Ma la mia domanda è se lei vede qualche segnale che ciò accadrà.

Rolf Ekeus: Sì, vedo che gli Usa, nel processo decisionale interno su cui ho informazioni, stanno prendendo in considerazione e analizzando il sistema di ispezioni, la ripresa delle ispezioni. Ma può anche darsi che ci sarà un qualcosa di "mix".

A che cosa assomiglierebbe?

Rolf Ekeus: C’è una idea di collegare molto strettamente le ispezioni a un forte sostegno militare, senza una guerra aperta. Questo è il tipo di cosa che si sta considerando.

Un ispettorato armato?

Rolf Ekeus: Un qualche tipo di sostegno, esatto.

Può spiegarsi ulteriormente?

Rolf Ekeus: No, non voglio farlo, perché è talmente attuale. C’è un certo numero di persone coinvolte in questo, che ci stanno pensando.

Lei è coinvolto?

Rolf Ekeus: Su questo non voglio fare commenti. Mi tengo informato su quanto accade.

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