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Iraq, la sporca guerra del sergente Wuterich

La "piccola" My Lai irachena viene a galla

(28 Maggio 2006)

Il primo rapporto del Pentagono sulla strage di Haditha fa scoprire all'America che agli orrori della guerra non c'è fine. In quella che una fonte militare ha definito una «nuova My Lai» - il massacro di civili vietnamiti da parte di truppe Usa nel 1968 - un gruppo di Marines ha sistematicamente e a sangue freddo massacrato lo scorso novembre 24 civili iracheni, tra cui undici donne e bambini. La strage di Haditha, una città nella provincia sunnita di Anbar, è durata da tre a cinque ore e alla fine tra i morti c'era anche un bimbo di tre anni, hanno concluso gli investigatori militari. I risultati della prima inchiesta del Pentagono sono stati illustrati nei giorni scorsi al ministro della Difesa Donald Rumsfeld e venerdì al Congresso.

Le conclusioni trapelano col contagocce ma quanto è emerso finora è agghiacciante. In un segnale che conferma la gravità della situazione, il comandante dei Marines, generale Michael Hagee, è partito ieri per un viaggio lampo a Baghdad: un blitz all'insegna del bisogno di rammentare ai soldati quel che non dovrebbe essere rammentato (il rispetto della Convenzione di Ginevra e l'ordine di proteggere i civili) e contrastare quella che lo stesso Hagee, in un discorso alle truppe il cui testo è stato anticipato dal Pentagono, ha definito «la tendenza a diventare indifferenti alla perdita di vite umane». La strage di Haditha risale al 19 novembre. I Marines assassini della Kilo Company di base a Camp Pendleton rischiano incriminazioni che nei casi più gravi potrebbero comportare la pena di morte, hanno detto al New York Times due avvocati contattati per una eventuale difesa. La furia omicida dei soldati, molti di loro al terzo turno di ferma in Iraq, era scattata dopo l'esplosione di ordigno rudimentale sulla strada che aveva ucciso uno di loro, il caporale Miguel Terraza. Nel caos seguito all'attacco, i Marines hanno fermato un taxi che trasportava cinque uomini disarmati: sono stati fatti scendere e giustiziati sul posto.

Come è poi prassi in seguito a un agguato, i militari hanno fatto irruzione in quattro case limitrofe. Ma anziché applicare la Convenzione di Ginevra che prevede di identificare i combattenti prima di prendere misure contro di loro, i soldati hanno ucciso «con metodo» e senza provocazione, hanno detto al New York Times fonti dell'amministrazione e del Congresso a conoscenza dell'inchiesta: solo nella quarta e ultima casa della strage sono state trovate armi. Il giorno stesso dell'incidente i marines annunciarono in un comunicato la morte di 15 civili a causa di una bomba piazzata sulla strada mentre altri otto insorti erano rimasti uccisi in uno scontro a fuoco. Sei mesi dopo questa versione, due comandanti sono stati rimossi (il comandante della Kilo Company capitano Luke McConnell e il comandante del Battaglione colonnello Jeffrey Chessani) e una decina di militari sono finiti sotto inchiesta: tra questi il sergente Frank Wuterich che comandava la squadra e alcuni caporali. Le pallottole che hanno ucciso i civili venivano «da un paio di fucili», ha scoperto una delle inchieste del Pentagono, una delle quali sta cercando di accertare un possibile cover up.

I risultati preliminari della prima inchiesta, condotta dal generale Eldon Bargewell, sono stati presentati ieri in Congresso per preparare il terreno alla loro ufficializzazione e prevenire una esplosione di indignazione come accadde con lo scandalo delle torture nel 2004. «Sono incidenti gravissimi», ha detto dopo il briefing il capo della Commissione Forze Armate del Senato John Warner, un repubblicano. «È peggio di Abu Ghraib», ha commentato l'ex generale David Brahms, ex avvocato capo del corpo dei Marines, osservando che «ad Abu Ghraib non è morto nessuno».

Le indagini sulla strage di Haditha sono state iniziate in febbraio, dopo che il settimanale Time ha mostrato a un portavoce militare americano un video con i sanguinosi effetti del massacro. Oltre al video di Time, altre prove documentarie della strage ottenute dagli investigatori comprendono una serie di foto scattate da un'altra pattuglia dei Marines arrivati sulla scena poco dopo le esecuzioni. In una di queste foto, requisite dai comandi lo scorso aprile, si vedono una madre e un bambino inginocchiati sul pavimento come in preghiera. Entrambi morti, uccisi da pallottole sparate da distanza ravvicinati.

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