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Globalizzazione e bipolarismo: per un confronto basato sulla pratica

Contributo scritto della Confederazione Cobas di Pisa al seminario su globalizzazione e bipolarismo del 21 maggio 2006

(28 Maggio 2006)

La nostra presenza al Convegno di oggi vuole intervenire all’interno di una discussione politica (sul Governo Prodi e sui primi 100 giorni del suo mandato con un occhio puntato al rifinanziamento delle missioni di guerra, alle tematiche del lavoro e della precarietà, alla scuola e alla sanità fino al welfare) portando elementi ed argomenti di carattere sindacale e sociale senza i quali il confronto rimane arenato nelle secche teoriche o della ideologia che non si prefigge alcun rapporto con la pratica.

Il sindacato non può essere la cinghia di trasmissione degli interessi politici e deve invece rivendicare un ruolo autonomo e conflittuale sui temi che toccano da vicino salari, pensioni, sanità ma anche sulla guerra e su tematiche come l'immigrazione.

Noi crediamo che la Cgil voglia mantenere una certa autonomia dal governo di centro sinistra per salvaguardare quel ruolo egemone che si traduce nella concertazione, nella definizione di contratti nazionali ancorati alla inflazione programmata senza la libertà sindacale e con la garanzia del monopolio rappresentativo. Una prima battaglia a nostro giudizio sarebbe quella di presentare alcune proposte finalizzate alla salvaguardia del potere di acquisto, alla introduzione di una nuova scala mobile, ad una legge sulla rappresentanza sindacale, alla eliminazione delle attuali regole (per esempio il 33% nelle elezioni rsu per i sindacati cgil cisl uil) fino ad una battaglia complessiva sui processi di esternalizzazione e privatizzazione sui quali il Governo Prodi prenderà decisioni assai differenti da quelle auspicate dalla parte sindacale. Sono questi i temi sui quali costruire una rivendicazione complessiva che restituisca a noi un ruolo propositivo ma anche quella autonomia politica e sindacale senza la quale non c'è ripresa del conflitto e non si apriranno contraddizioni in una coalizione governativa che ha insediato nelle posizioni di comando uomini dei poteri economici forti (Padoa Schioppa è solo l'esempio più macroscopico)

In questi giorni il portale La Voce hasuggerito al governo Prodi alcune linee in materia di rapporti di lavoro e contratti, suggerimenti ascoltati da larghi settori del centrosinistra che con i vari Boeri, Garibaldi ed Ichino mantengono un rapporto STRETTO.
Se il Programma dell'Unione si accordava su un generico superamento della Legge Biagi, gli economisti vicini al partito unico del capitale hanno subito ribadito che il superamento della legge 276\03 potrà avvenire solo nell'alveo della concertazione e con la riforma degli ammortizzatori sociali e una flessibilità controllata. Vediamo alcune proposte emerse nel dibattito de La Voce

La tesi di Confinustria circa una bassa incidenza della legge 30 sul mercato del lavoro è fatta propria dalla banda Boeri Ichino. In realtà lo studio di Confindustria avviene su un numero piuttosto basso di aziende, lascia fuori tutta la Pubblica Amministrazione e la piccola azienda, oltre al settore dei servizi e al piccolo commercio. Confinustria ha tutto l'interesse a dimostrare che la precarietà non rappresentaoggi il principale problema delle giovani e meno giovani generazioni, del resto oltre al lavoro si occulta la drastica perdita del potere di acquisto e di contrattazione con aumenti salariali gestiti in base alla inflazione programmata e con ampia applicazione della legge 30 in molti contratti nazionali con il beneplacito della Cgil(emblematico è il caso delle telecomunicazioni e l'accordo su Atesia a Roma).
La proposta degli economisti del partito unico capitalista ricalca la vecchia idea della proposta dilegge Smuraglia e di quanti, nei Ds, credevano al baratto tra meno diritti nella grande industria a favore di un ampliamento delle garanzie nella piccola azienda e tra gli atipici. E' vero che oltre il 10% dei lavoratori atipici oggi riscuote meno di 4 euro l'ora ma è anche vero che le aree contrattualizzate e con contratto a tempo indeterminato non riescono più ad arrivare alla quarta settimana del mese.
Da queste poche riflessioni si evince che la questione contrattuale e salariale è il terreno su cui ricostruire una opposizione sociale e sindacale nel paese. I limiti dei sindacalismo di base nel suo complesso sono oggi sempre più evidenti: divisioni interne, protagonismi, proposte autoreferenziali rispetto a varie aree, più o meno di massa, politico-sociali. Abbiamo una autostrada davanti a noi, ma non sappiamo ancora con quale mezzo percorrerla, a quale andatura e men che mai la destinazione finale che a nostro giudizio deve essere la ripresa del conflitto a partire dalla richiesta di eliminare in tutti i contratti nazionali siglati negli ultimi 3 anni con gli elementi applicativi della legge 30. Questo è il terreno sul quale il moderatismo della Cgil può e deve essere sconfitto, un moderatismo che alla fine fa il gioco della concertazione e dei grandi interessi capitalistici in gioco.
Oggi in Cgil non esiste alcuna opposizione e la logica del cambiare stando all'interno è stata sonoramente sconfitta dalla debalce della sinistra interna e dalla incapacità di settori avanzati, come quelli del coordinamento rsu, di fare un salto di qualità in termini di autonomia politica e decisionale, in termini di organizzare settori che alla polemica interna preferiscono la costruzione di una rete alternativa. Quanti, dai Chimici alle telecomunicazioni, si stanno muovendocontro la firma di accordi nazionali indecorosi dovranno tirare delle conclusioni nell'arco di pochi mesi e crediamo sia necessario operare una frattura senza la quale le istanze più avanzate in Cgil saranno isolate o riassorbite dentro una battaglia interna destinata alla sconfitta politica.
In queste settimane molti iscritti alla Cgil nel fiorentino si sono autosospesi perchè la Cgil del capoluogo regionale toscano ha depennato dalla lista rsu un compagno reo di avere sottoscritto la lista Cobas alle elezioni. Una questione burocratica dietro alla quale si cela il progetto di cancellare una esperienza viva e radicata come quella della proposta di legge popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua che si scontra con interessi forti (Regione, monopolio diacque spa svendita di azioni ai privati).
Noi pensiamo che il conflitto oggi abbia bisogno non di enunciazioni di principio ma di percorsi larghi e condivisi, di una opposizione che parta dai luoghi di lavoro ma che alla fine sappia darsi strumenti analitici e forme organizzative sociaali e sindacali che renda più concreta la ricerca di un ruolo nei movimenti con il radicamento sociale e sindacale e l’apertura di una nuova fase conflittuale.

Compito dei comunisti oggi, a partire da coloro impegnati nelle strutture sociali e sindacali, è quello di affrontare questo scontro sociale e sindacale ripartendo dai luoghi di lavoro, da proposte a salvaguardia del potere di acquisto e di contrattazione, contro le privatizzazioni e la svendita della previdenza pubblica; crediamo siano queste le priorità per una agenda del conflitto sociale, che devono fornire le concrete coordinate su cui costruire gli appuntamenti internazionali dei vari forum sociali, per avere una reale ricaduta nelle dinamiche nazionali e sociali dei singoli paesi. Non si può sopravvalutare il ruolo dei forum sociali, di cui non dobbiamo sminuire la portata, ma neppure vedere come principale campo di intervento politico-sociale.
L'obiettivo guida deve essere quello di organizzare il conflitto nei luoghi di lavoro non occultando le difficoltà organizzative e strategiche e svolgendo un puro ruolo antiliberista sul piano internazionale che senza una attenzione maggiore al rafforzamento delle organizzazioni sul piano sindacale e sociale non può produrre alcun cambiamento dei rapporti di forza tra le classi in termini di conflitto, di potere contrattuale e di radicamento sociale.
Non crediamo che il sindacato debba svolgere solo un ruolo in ambito economico: è un segnale importante la partecipazione ai forum sociali, alle lotte contro la Bossi-Fini, all’impegno nei movimenti ambientalisti, tuttavia resta la difficoltà per molte organizzazioni di lavorare a fianco degli immigrati e demandano questo terreno di intervento ai movimenti di lotta per la casa o organizzazione specifiche, senza cogliere che la componente immigrata è decisiva per la battaglia di classe laddove immigrato vuol dire abbassamento del costo della manodopera e sfruttamento intensivo).
Per tutte queste ragioni la strategia sindacale e la ripresa del conflitto sociale in questo paese non possono avvenire esclusivamente e prioritariamente in base agli appuntamenti internazionali dei forum sociali, così come non possiamo pensare alla ricostruzione di aree politiche alternative a quelle del centro sinistra attraverso la cooptazione ideologica: questa pratica è fallimentare ovunque sia applicata, dal sindacato alla politica fino al sociale.

Il vecchio binomio di teoria e prassi è sempre il nostro principio-guida, pena la perdita progressiva di consenso, l'isolamento e la marginalità.
La banda Ichino-Boeri sta preparando alcune proposte inaccettabili per esempio quella di estendere il contratto a tempo determinato, di eliminare le garanzie sul licenziamento per giusta causa pensando al modello danese che ha eliminato il ricorso alla magistratura pensando solo ad un indennizzo per il lavoratore licenziato.

Il baratto proposto è quello di abolire tutti i pre-esistenti contratti temporanei di lavoro (contratto di inserimento, lavoro a chiamata, lavoro a progetto), salvi i casi classici di eccezione individuati dalla legge n. 230/1962 (lavoro stagionale, sostituzione di lavoratore assente, settore dello spettacolo, ecc.) e il lavoro interinale consentendo a ciascuna azienda è di assumere per una sola volta un lavoratore con un contratto temporaneo che deve avere durata non inferiore ai 3 anni (Ctl).
La proposta pensa ad una dilatazione del periodo di prova, lascia alla contrattazione la possibilità di ampliare il periodo dei tre anni e dulcis in fundo una flessibilità in entrata ed in uscita.

Il compito di quanti vogliono essere conflittuali e alternativi dovrebbe essere quello, nella fase attuale, di agitare tutte le contraddizioni possibili nel centro sinistra presentando alcune proposte di legge (accompagnate da una mobilitazione nei luoghi di lavoro e nella società) per ribaltare la concertazione e il monopolio della rappresentanza sindacale dei sindacati cosiddetti rappresentativi; una iniziativa finalizzata da ampliare gli spazi di contrattazione riempiendo di contenuti contratti nazionali che assegnano al sindacato un ruolo marginale ed ininfluente; una proposta sulla rsu e la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro; legare la battaglia sindacale a temi di grande interesse sociale come quellicontro la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni, contro inceneritori ........
C'è un ruolo comune da giocare nei vari ambiti sotto un governo di centrosinistra, è un compito difficile ed arduo ma antitetico alla concertazione della Cgil e a proposte contrattuali deboli e incapaci di riportare potere di acquisto e di contrattazione, automatismi salariali, democrazia nei luoghi di lavoro, temi che alla fine avranno il sopravvento sul politicismo imperante nella sinistra italiana.
Diversamente, questi temi saranno gestiti nella contrattazione interna alle varie colazioni dell'Unione (Rifondazione si candida a farsi portavoce delle posizioni meno propense ad accettare una flessibilità controllata e semplici ritocchi alla legge 30), ma non avranno quel ruolo conflittuale che spetta a tutti coloro che rivendicano la contraddizione capitale/lavoro come centrale e la difesa degli interessi delle classi subalterne per rovesciare gli attuali rapporti di forza sociali.

Confederazione Cobas di Pisa

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