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Veruggio e la crisi delle classi medie (?)

le classi medie sanno bene quello che fanno... purtroppo

(30 Maggio 2006)

Ho letto con interesse il contributo del comagno Veruggio intitolato “crisi delle classi medie e crisi del bipolarismo in Europa”.
Devo dire anche che il passaggio dove si afferma che “il bipolarismo d’altro canto si basa – so di essere schematico – sulla possibilità di attrarre un settore maggioritario di classe media nel campo della classe operaia (centrosinistra) oppure nel campo della grande borghesia (centrodestra)” fa bene a salvaguardarsi attraverso l’utilizzo del termine “schematico”.
Infatti ci vuole molta fantasia per definire il centrosinistra attuale come schieramento della classe operaia così come ce ne vuole altrettanta per trovare, all’interno della classe mediana, la causa dell’instabilità dei sistemi bipolari.
Fermo restando che bisogna capire se un processo di avvitamento intorno ad una o più Grandi Coalizioni significhi davvero il “de profundis” per il bipolarismo ( in questo senso terrei uno spiraglio aperto nel caso si tratti invece di una sua cristallizzazione al centro), rimango alquanto scettico sulla bontà della tesi che fa perno intorno ad una classe media che non sa decidere.
Il voto italiano è per me invece chiarissimo.
La classe media che ha votato per Prodi tutto è tranne che incerta o dalla parte dei lavoratori ed è inserita in pieno nel contesto borghese.
Essa ha semplicemente rigettato le istanze di un certo modo di intendere la politica
(il Berlusconismo e tutti i suoi effetti collaterali) non certo il sistema di società in cui pure sguazza. Guidata dal grande capitale rappresentato da Luca Cordero di Montezemolo e Marco Tronchetti Provera, è del tutto protesa a riaprire la stagione delle intese e delle concertazioni.
Avvolta da quello spirito di solidarietà di facciata, rivestito di carità bigotta (del resto le ultime dichiarazioni delle parti sociali ne sono la più evidente testimonianza), delega Prodi e Rutelli ad elargire qualche soldo al “povero”, all’ “emarginato”, al “disadattato”, dopo avergli rubato tutto.
Il tentativo di aprire a Coalizioni più ampie non è una risposta di superamento del campo delle tensioni che sembrano pervadere il quotidiano del centrista middle-class ( il quale ha scelto consapevolmente e senz’altro non per un centrosinistra operaio: ribadiamolo!), ma l’esigenza di proporre al Capitale la resa incondizionata (semmai barricate vi sono state, e ne dubitiamo) della politica borghese bipolare all’economia borghese globalizzata (per l’appunto attraverso la cristallizzazione del bipolarismo in una dimensione amplificata).
Io non vedo nessun momento di crisi del bipolarismo come sistema, nè tantomeno percepisco come centrale un ritorno al proporzionale se prima non abbiamo elaborato un partito rivoluzionario che possa inserirsi agilmente in un contesto di questo genere.
Che ce ne facciamo di un sistema proporzionale domani, se non teniamo il partito?

francesco fumarola

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