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(31 Luglio 2013) Enzo Apicella

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2 giugno: la nostra patria è il mondo intero!

volantino diffuso a Roma il 2 giugno

(3 Giugno 2006)

Negli ultimi anni, su iniziativa dell’ex presidente Ciampi, la “festa della Repubblica” è ritornata in voga, nel segno di una propaganda martellante, di cupi rituali nazionalistici e d’inquietanti parate militari.

Non a caso ciò avviene in una fase in cui l’Italia è tra gli Stati più impegnati nelle missioni imperialiste sparse per il mondo (8514 soldati sono schierati su 28 fronti) ed in cui più pesante si fa l’offensiva padronale (licenziamenti politici, precarizzazione, aumento degli straordinari…). Da un lato, infatti, si prova a suscitare un artificioso consenso attorno alle imprese dell’imperialismo italiano, dall’altro si tenta di creare un clima di “solidarietà nazionale” tale da agevolare l’imposizione ai lavoratori di “sacrifici per la competitività del paese” e da ostacolare la ricomposizione dei momenti conflittuali che si dispiegano nei luoghi di lavoro, nei quartieri e attraverso le lotte degli immigrati. Le celebrazioni nazionaliste del 2 giugno, la retorica sui soldati italiani come “missionari di pace” o “vittime del terrorismo”, gli appelli alla concordia tra le “parti sociali” in nome della “comunità nazionale”, ecc., sono solo diverse espressioni di un’unica strategia volta ad imporre gli interessi dei padroni ed a comprimere le lotte proletarie.

I lavoratori, quindi, non hanno nulla da festeggiare: mai come oggi la “festa della Repubblica” è la festa dello Stato, dei padroni e dell’imperialismo.

Di fronte all’offensiva che abbiamo davanti (economica, politica ed ideologica all’interno, militare all’estero) è indispensabile collegare la battaglia per il ritiro immediato delle truppe da qualsiasi scenario di guerra ad una prospettiva di unificazione delle lotte sociali, innanzitutto valorizzando le esperienze che già si sono mosse in questa direzione (come l’assemblea nazionale promossa dallo Slai-Cobas e svoltasi a Roma il 13 maggio). La lotta contro l’imperialismo italiano e l’autorganizzazione del proletariato non sono, infatti, dinamiche separabili, si rafforzano e si sviluppano solo reciprocamente: non è possibile lottare efficacemente contro l’imperialismo, senza il protagonismo attivo dei proletari italiani ed immigrati; così come non è possibile rafforzare le lotte sociali e difendere i diritti dei lavoratori, senza lottare contro l’imperialismo italiano, senza opporre alla “comunità nazionale” dei padroni la prospettiva dell’unificazione internazionale di tutti gli sfruttati.

La necessità dell’autonomia di classe va perciò riaffermata nella pratica, realizzando il definitivo affrancamento da quei partiti e vertici sindacali che nei fatti si muovono nell’ottica della “solidarietà nazionale”, della subalternità ai padroni e della difesa dei loro interessi nel mondo. Si pensi alla CGIL, che prima chiede il “superamento” della legge 30 e poi procede nel solco della precarietà in sede di contrattazione (vedi l’accordo Atesia siglato, non a caso, subito dopo la vittoria del centrosinistra alle politiche). Si pensi al governo Prodi che dietro lo slogan del “ritiro” dell’Iraq pare intenda solo cambiare nome alla missione italiana, mantenendo centinaia di soldati a “protezione” di una folta schiera di “consiglieri” e procacciatori d’affari.

La lotta internazionalista all’imperialismo non va confusa con la difesa della “sovranità nazionale”contro una presunta “subalternità agli USA”. La rivendicazione della “sovranità nazionale” è in realtà funzionale ad una politica di alleanza con gli imperialismi europei per conquistare nuovi mercati e possibilità di sfruttamento e d’influenza politica, sottraendoli agli Stati Uniti. Mentre la vera lotta internazionalista è la lotta contro tutti gli imperialismi, a partire da quello di casa propria e dalle sue scorribande economiche e militari ad uso e consumo delle proprie multinazionali (vedi ENI in Iraq, Ecuador, Nigeria, Caspio…). I proletari non hanno patria: non è la “sovranità nazionale”, ma l’autonomia di classe ch’essi devono conquistare.

Per il ritiro immediato delle truppe da ogni scenario di guerra!

Mobilitiamoci contro il rifinanziamento delle missioni militari italiane:
il decreto del 30 giugno non deve passare!

I soldati italiani non sono missionari di pace, le missioni italiane sono aggressioni imperialiste!

La lotta contro la precarietà, contro la repressione, per il salario e per i diritti degli immigrati, va rafforzata con la lotta contro tutte le missioni imperialiste dell’Italia!

Contro il patriottismo imperialista del 2 giugno, rilanciamo l’internazionalismo proletario!


Comitato di Lotta Internazionalista (Torino) francescolt@libero.it
Corrispondenze Metropolitane cmetropolitane@yahoo.it
Gruppo Comunista Rivoluzionario / “Il lavoratore comunista” lav_com@tin.it
Pagine Marxiste redazione@paginemarxiste.it

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