">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Consigli sul fine settimana

Il consiglio di Enzo Apicella

(25 Giugno 2006) Enzo Apicella
Il 25 e il 26 giugno vota NO al referendum costituzionale sulla "devolution"

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Stato e istituzioni)

Sul referendum costituzionale

Che valore avrà il voto dei cittadini?

(12 Giugno 2006)

E' difficile intervenire, da una piccola realtà di provincia, su temi di carattere generale come quello del referendum costituzionale che si terrà il prossimo 25 Giugno.
Per i savonesi che si occupano di politica appare, ovviamente, più interessante la vicenda relativa alla formazione della nuova giunta comunale, oppure i temi urbanistici riguardanti la nostra Città: eppure vale la pena richiamarci a quella scadenza, proponendoci di entrare nel dibattito, sia pura da una postazione periferica.
Nonostante i meritori sforzi profusi dal Comitato per difesa della Costituzione, infatti, i rischi di disaffezione dal voto sono molto alti e, per questo, vale già la pena di misurarsi con questo tema.
In secondo luogo per i sostenitori del “no” esiste un altro problema, non secondario: quello di definire con previsione la valenza del proprio voto, indicando davvero ai cittadini la via maestra della difesa dello spirito e della lettera della nostra Carta fondamentale.
Per questi motivi, allora, chiedo poche righe del vostro prezioso spazio: prima di tutto per invitare i savonesi a recarsi il più numerosi possibile a votare “NO” il prossimo 25 Giugno; in secondo luogo porsi con grande chiarezza rispetto ai molti “ni” che si sentono pronunciare in giro.
Allora, dobbiamo cercare di rispondere ad una prima domanda: su che cosa si vota il 25 Giugno?
Su niente.
Il problema è la controriforma della Costituzione che il centrodestra s'è fatta da sola a proprio uso e consumo come fosse un regolamento di condominio: la soluzione, però, c'è già ed è la cosiddetta “ripresa del dialogo” fra maggioranza ed opposizione per fare un'altra riforma il più simile possibile a questa, ma concordata.
Che vinca il no o che vinca il sì, dal 26 si ricomincia appassionatamente a discutere tutti insieme di poteri del premier, di federalismo fiscale, di bicameralismo, Senato delle Regioni, ecc, ecc.
Forse si discuterà in una nuova bicamerale, forse in una assemblea costituente, forse in una non meglio identificata “convenzione”.
Pare di sognare.
In che anno siamo, nel 2006 o nel 1996?
Intendiamoci bene: non è l'appello al dialogo che scandalizza: è la cancellazione di dieci anni di storia politica, è il condono a chi, nel centrodestra con la riforma complessiva ma anche nel centrosinistra con la riforma del titolo V, ha tranquillamente ignorato il minimo di civiltà politica, avallando la delegittimazione della Carta del '48, ridotta a uno stato perenne di provvisorietà e aleatorietà.
Dobbiamo essere chiari: rifiutare il “ni” e rappresentare al meglio quanti intendono il “no” come vero “no”.
Dal '96 ad oggi non è passato solo un decennio di nevrotica transizione italiana: è cambiato il secolo.
La storia e la tecnica ci hanno messo di fronte a fatti e contesti nuovi, dalla costruzione europea ai problemi di bioetica, dal cambiamento dei rapporti fra i sessi alle nuove tecnologie del controllo individuale e sociale alle trasformazioni del mondo del lavoro, che richiederebbero non una revisione ma un rilancio dei principi costituzionali, dalle garanzie e dei diritti che me derivano.
Invece siamo destinati a sorbirci l'ennesima bozza e controbozza sui poteri del premier e dintorni, nel solco ormai ventennale del culto del dio – governabilità.
O l'ennesima bozza sulle competenze delle Regioni e dello Stato, nel culto delle divinità padane.
La storia può attendere: la delegittimazione della Costituzione continua, invece, aggravata dalla “sdrammatizzazione” del referendum.
A forza di dire che la ripresa del dialogo è lì pronta sia che vinca il no, sia che vinca il sì, il rischio è che a votare potrebbero andare in pochi, e che il ceto politico “bipartisan” si sentirà ancora più autorizzato a fare quello che vuole.
Allora; anche dalla nostra piccola realtà provinciale salga una indicazione ben precisa: votare no perché rimanga “no”. Non lasciamo la Costituzione nelle mani di chi intende distruggerla.

Savona, li 12 Giugno 2006

Franco Astengo “ A Sinistra per Savona”

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «No alla devolution - difendere la Costituzione»

Ultime notizie dell'autore «A sinistra per Savona»

14050