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Basta con il sindacalismo del padrone

(18 Giugno 2006)

Hanno fatto di tutto per tenerli fuori, nonostante la realtà dei fatti fosse platealmente contro l’azienda.

Un’assemblea sindacale dove i sindacalisti firmatari dell’ultimo pessimo contratto volevano "convincere" gli operai che quel contratto, invece, era buono. Una provocazione, ma la farsa della "democrazia" lo imponeva. Questa volta gli operai si sono stufati di essere presi in giro e senza tanti complimenti li hanno mandati a quel paese. Lo SLAI ha solo tratto le conseguenze di quell’atteggiamento invitando gli operai ad esprimersi per alzata di mano contro o a favore del contratto appena firmato. Praticamente tutti lo hanno bocciato, inclusi gli iscritti ai sindacati firmatari. Quale provocazione, quale violenza da "squadraccia fascista", come dice il sinistro Rinaldini, è avvenuta? La contestazione è stata collettiva e se fosse stata veramente violenta sarebbero stati guai veri per i sindacalisti. Quindi solo una contestazione decisa.

La FIAT ne ha subito approfittato e ha licenziato otto operai dello SLAI. Li ha messi fuori con il silenzio assenso degli altri sindacati. Non solo, ma ha sostenuto l’accusa davanti al giudice con diverse dichiarazioni pubbliche di dirigenti FIOM al massimo livello.

Quando è risultato evidente che quelle accuse erano infondate, i sindacati hanno cercato di anticipare l’elezione RSU per tenere fuori i più rappresentativi dello SLAI. Anche qui la connivenza di FIM, FIOM UILM e FISMIC è evidente.

Alla fine il giudice, di fronte all’evidenza dei fatti, anche se ritardando troppo la sentenza, ha reintegrato gli otto operai.

Le conclusioni da trarre sono che:

1) C’è stato un patto scellerato tra FIOM UILM FIM FISMIC e azienda per buttare fuori gli otto operai. I sindacalisti che si sono schierati con la FIAT hanno completamente perso di vista cosa vuol dire fare sindacato. I loro piccoli privilegi da difendere sono diventati la cosa più importante, anche se questo significa aiutare il padrone a licenziare altri operai perché si ribellano a contratti bidone.

2) Quello che più colpisce è stato il silenzio assoluto di quei compagni della FIOM che si dicono di sinistra e che hanno votato NO al contratto. Essi avevano il dovere di chiedere alle OOSS, ed in particolare alla FIOM, un atto pubblico contro i licenziamenti all’Alfa, perché ci possono anche essere posizioni diverse e contrasti accesi tra operai, ma il padrone per nessuna ragione deve mettervi mano. Il sindacato che delega al padrone lo scioglimento delle organizzazioni sindacali antagoniste passa dall’altra parte, passa dalla parte del padrone. Per questo si doveva pretendere un atto pubblico. Un atto dovuto a tutti gli operai ed in particolare a coloro che non hanno paura di gridare che sono in disaccordo con il contratto e non per questo temere l’intervento dispotico del padrone. Ma nulla di tutto questo è stato fatto.

3) La mobilitazione degli operai a favore dei licenziati è stata troppo debole. In fabbrica è prevalsa la paura e la filosofia del "facciamoci i fatti nostri", addirittura si è continuato a fare gli straordinari di sabato. Su questo bisogna essere chiari: Se non si è capaci di difendere i compagni che più lottano e si espongono per gli altri, saremo sempre schiacciati dagli industriali.

4) La difesa dei licenziati è stata delegata solo agli avvocati e al giudice. Questa volta è andata bene, però non dimentichiamo che le leggi le fanno nel parlamento dove gli operai non contano e il "diritto" difende prima di tutto gli interessi dei padroni. Nelle fabbriche tira una brutta aria. La repressione degli operai combattivi è in aumento dappertutto, affidarsi alla sola magistratura per difendersi potrà non bastare più in futuro.

5) E’ arrivato il momento di dare una sterzata. Cominciamo ad organizzarci sui nostri interessi reali. Iniziamo dalle elezioni RSU. Non diamo voti agli opportunisti venduti che pensano solo a se stessi, votiamo solo gli operai seri e combattivi.

12/06/06

Associazione per la Liberazione degli Operai

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