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Macchinista licenziato, le Fs non fanno marcia indietro. Oggi sciopero a partire dalle 21

«Mi offrono di fare l’usciere in una società minore del gruppo», spiega De Angelis, punito per le sue battaglie per la sicurezza

(20 Giugno 2006)

E’ da più di cento giorni che Dante De Angelis, il macchinista ingiustamente licenziato dalle Fs nel marzo scorso, è senza lavoro. E quindi senza stipendio. Tanto che riesce a sostentare moglie e figli solo con l’aiuto che riceve dai colleghi. Lo sciopero dei treni di 24 ore che prenderà il via questa sera alle 21 è solo l’ultimo indetto dalle Rsu e da alcuni sindacati di base nell’ambito della vertenza per la sicurezza e in solidarietà nei confronti sia di De Angelis che di altri quattro ferrovieri, puniti a loro volta con il licenziamento, nel gennaio 2004, per aver mostrato alle telecamere di Report la carente sicurezza della rete ligure e piemontese.

Da allora, solo il capotreno Vito Belfiore è riuscito a ottenere giustizia: circa un mese fa, la corte d’appello di Genova ha ordinato a Trenitalia il reintegro del lavoratore e il pagamento di tutti gli stipendi arretrati, con tanto di interessi, oltre al rimborso delle spese legali. Gli altri tre attendono ancora il giudizio di primo grado, mentre proprio ieri è fallito il tentativo di conciliazione tra De Angelis e l’azienda: «Mi offrono di fare l’usciere in una società minore del Gruppo», spiega con amarezza il macchinista, che paga l’essersi rifiutato, da rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, di guidare un treno in partenza da Bologna nel febbraio scorso su cui era installato il Vacma (il famigerato pedale dell’“uomo morto”, ritenuto nocivo da alcune Asl e fortemente contestato dai sindacati).

De Angelis aveva già messo in chiaro venerdì scorso che avrebbe accettato solo di tornare al suo posto, con le medesime mansioni, quelle cioè di macchinista abilitato alla guida di tutti i tipi di treni, anche Eurostar. Il pieno e totale reintegro è infatti l’unico modo per sanare l’evidente «lesione dei diritti sindacali» compiuta ai suoi danni dall’azienda, dato che il licenziamento è stato usato per colpire un rappresentante dei lavoratori impegnato in una battaglia contro uno strumento considerato lesivo della salute dei lavoratori e non efficace dal punto di vista della sicurezza. De Angelis era disposto persino a rinunciare ad ogni pretesa economica, anche agli stipendi arretrati, purché le Fs riconoscessero che il suo è un licenziamento ingiusto. Invece l’offerta di una riassunzione come «usciere in una società minore del Gruppo Ferrovie che non hanno nemmeno indicato, e che solo successivamente avrebbero specificato» rappresenta di fatto un umiliante e punitivo “demansionamento”. «Non accetto anche per i miei colleghi, è una questione di principio che ci riguarda tutti», chiarisce De Angelis.

Dal tentativo di ieri dipendeva però anche la possibilità che venisse annullato lo sciopero di stasera, confermato dai sindacati di base ma rinviato dal Sult. «Abbiamo deciso di sospendere lo sciopero - spiega Raniero Casini - perché il viceministro De Piccoli ha firmato con noi un accordo con cui si impegna per la soluzione positiva di tutti e cinque i licenziamenti. Purtroppo l’azienda - osserva con rammarico il sindacalista - continua nel suo atteggiamento di chiusura, come dimostra il fallito tentativo di conciliazione con De Angelis. Quindi è necessario che il governo, in qualità di azionista di maggioranza delle Fs, faccia sentire al più presto e più pesantemente la propria voce. Se ciò non sarà - avverte Casini - il Sult riprenderà le azioni di lotta già all’indomani di questo sciopero».

L’urgenza dell’apertura di un confronto con Trenitalia era stata del resto espressa fin da subito dal neoministro Bianchi, che nel frattempo ha condotto in porto la mediazione con Alitalia per il ripristino dei diritti sindacali del Sult. Una presa di posizione più che giustificata, dal momento che la situazione di sfascio del sistema dei trasporti italiani non riguarda solo i lavoratori ma tutto il paese. In particolare, preoccupa l’aumento degli incidenti ferroviari che si accompagna ai numerosi e noti disservizi: si va dalle zecche sulle carrozze, ai ritardi, ai bagni perennemente fuori uso sui treni dei pendolari. E’ di ieri il grido di allarme della “Associazione degli utenti e potenziali utenti della linea ferroviaria Bologna-Verona” davanti all’annuncio della riduzione del traffico prevista a luglio su quella tratta. «Sono 8 treni in meno sui 42 circolanti nei giorni feriali, è inaccettabile».

Roberto Farneti Liberazione 20 Giugno 2006

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