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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Ancora una volta la solidarietà di classe viene perseguitata!

(27 Giugno 2006)

Ieri sono arrivati via posta ad alcuni compagni del foglio “Rivoluzione” e del Centro Popolare Occupato Gramigna di Padova dei decreti penali di condanna che prescrivono il pagamento di una multa di 760 euro, evitabile solo con la presentazione di opposizione a livello giudiziario. Il provvedimento è stato preso dal tribunale di Trento nei confronti di dieci partecipanti, provenienti da Trieste, Treviso, Padova e Mestre, al presidio svoltosi il 10 ottobre dello scorso anno davanti al tribunale di Venezia in solidarietà al perseguitato politico comunista Paolo Dorigo, allora costretto a una pesante detenzione domiciliare dopo undici anni di prigionia. Durante la manifestazione, così recita il provvedimento, i compagni “al fine di costringere i magistrati di Venezia ad adottare provvedimenti favorevoli nei confronti di Dorigo Paolo, hanno minacciato un male ingiusto nei confronti dei magistrati Barbara Della Longa del Tribunale di sorveglianza di Venezia, Gabriele Ferrari della Procura Generale della Repubblica e Carlo Mastelloni del Tribunale”. Questo “male ingiusto” sarebbe stato minacciato, sempre secondo il Tribunale di Trento, attraverso cori scanditi contro i magistrati (ad esempio “Ferrari boia”…) e con scritte murali (ad esempio “Della Longa nel canale”…), facendo sì che la nostra responsabilità “emerga agevolmente”, tanto da condannarci senza processo a 760 euro di multa per violenza e minaccia a pubblico ufficiale e danneggiamenti (le scritte murali).

E’ chiaro che questa nuovo atto di repressione è l’ennesimo squallido tentativo di attaccare penalmente la solidarietà di classe ai rivoluzionari prigionieri e, in generale, tutto il movimento comunista e antimperialista.

Grave è il fatto che lo strumento scelto sia quello del decreto penale, il quale prevede l’instaurazione del processo solo dopo opposizione, segno che la borghesia e i suoi addentellati in toga siano alla ricerca delle vie più semplici e sbrigative per perseguitare chi contrasta il loro potere. Ancora una volta, infatti, nel mirino repressivo è caduta una manifestazione pubblica, volendo costruire un teorema giudiziario basato più sulle intenzioni (le “minacce” ai giudici) che su specifici fatti che motivino la condanna. Una riproposizione in piccolo dello stesso atteggiamento tenuto dalla magistratura rispetto ai cortei di Torino dell’11 giugno 2005, di Bergamo del 12 Novembre 2005 e di Milano, l’11 marzo scorso. I giudici diventano sempre di più “politici” nelle loro decisioni, avallando la criminalizzazione di ogni forma di espressione del conflitto e della solidarietà di classe.

Politica dunque, prima che giudiziaria, può e deve essere la difesa che il movimento rivoluzionario e antimperialista oppone a questi attacchi, rivendicando fra le masse popolari la propria identità in rottura col presente assetto sociale, contrastando le infami logiche della dissociazione e dell’innocentismo, promovendo un fronte quanto più ampio possibile fra coloro che sono colpiti dalla violenza della classe dominante.

Resistere alla repressione borghese!
Rivendicare l’internità dei compagni prigionieri al movimento di classe!
Organizzare la solidarietà rivoluzionaria!

Centro Popolare Occupato “Gramigna” di Padova
Collettivo Propaganda del foglio “Rivoluzione”

Fonte

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