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A proposito delle liberalizzazioni di Bersani

(6 Luglio 2006)

Sorprende che tutte le sinistre governative (PRC-PdCI-Verdi-Sinistra D.S.) siano diventate paladine delle liberalizzazioni.
Certo, le misure varate da Bersani - come tutte le misure liberiste - colpiscono anche categorie privilegiate degli strati superiori delle classi medie e le loro rendite di posizione (come nel caso dei notai).

Ma al tempo stesso:

Accelerano ed estendono l’ulteriore privatizzazione dei servizi pubblici locali, a danno dei lavoratori del settore (bassi salari e precarizzazione del lavoro incentivati dalla liberalizzazione delle gare d’appalto) e dei consumatori-utenti (abbassamento della qualità del servizio) : e questo al solo scopo di fornire nuovi spazi di accumulazione e profitto a precisi interessi privati.

Colpiscono settori di piccolo lavoro autonomo (tassisti) in una logica di industrializzazione capitalistica delle loro attività tradizionali (accumulo delle licenze), con effetti di impoverimento sociale e di precarizzazione del lavoro: e ciò con l’unico fine di aprire spazi di investimento al grande capitale e a interessi speculativi.

Preparano la strada a politiche più generali di liberalizzazione- privatizzazione nel campo dell’energia, dei trasporti, dei diritti del lavoro, delle prestazioni sociali,lungo le direttrici bipartizan dell’Agenda di Lisbona e della Commissione Europea, e secondo le linee di fondo dello stesso programma dell’Unione.

È allora comprensibile l’entusiasmo di Confindustria.
È comprensibile il giudizio e voto favorevole di parte significativa del Centrodestra.
È invece sconcertante che le sinistre di governo cantino addirittura vittoria: faranno così anche con il prossimo DPEF su pensioni, sanità, enti locali e pubblico impiego?

È possibile e necessaria una battaglia di opposizione da sinistra contro il corso liberalizzatore del governo Prodi. Non certo in difesa di vecchie corporazioni privilegiate o, più semplicemente, dello status quo, ma in una logica di alternativa anticapitalistica che risponda agli interessi veri dei lavoratori, alla necessità di unificazione del mondo del lavoro, alle stesse esigenze dei consumatori.

Nel concreto, ad esempio:

Va rivendicata la piena pubblicizzazione dei servizi locali, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori-utenti, con una netta espansione della spesa sociale loro destinata a partire dal campo dei trasporti e dei rifiuti. Costa? Si. Paghino i grandi profitti, le grandi rendite, i grandi patrimoni.

Va trasformato il servizio privato di trasporto urbano (taxi) in un vero servizio pubblico: con l’acquisto delle licenze da parte dell’ente pubblico, a tutela dei risparmi dei lavoratori autonomi; con una assunzione piena e qualificata, a tempo indeterminato, per tutti i lavoratori già in servizio, e la loro trasformazione in lavoratori dipendenti; con un piano di estensione del servizio sul territorio, a vantaggio dell’occupazione e degli utenti. Costa? Sì. Paghino i grandi profitti, le grandi rendite, i grandi patrimoni.

Sono solo esempi. Ma riflettono la logica alternativa di un polo di classe indipendente e del suo programma: alternativo sia alle posizioni piccolo borghesi-reazionarie cavalcate da una parte del Centrodestra, sia al liberismo confindustriale del Centro sinistra cui si è accodata la sinistra governativa.

Resta il fatto che il movimento costitutivo del partito comunista dei lavoratori è l’unico soggetto, a sinistra, ad opporsi alla direzione di marcia dei decreti Bersani. Non a caso è l’unica sinistra di opposizione.

Movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori

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