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Monfalcone: è assurdo dismettere i pozzi dell’acquedotto per fare spazio al polo intermodale del corridoio 5!

(8 Luglio 2006)

Il Comitato Contro il Corridoio 5, insieme al WWF ed alla Società Speleologica Italiana, ha presentato ai Comuni di Ronchi e Monfalcone oltre che alla Direzione centrale per la pianificazione territoriale della Regione alcune osservazioni alla Variante al Piano Regolatore Comunale, che prevede la dismissione dei pozzi che attualmente riforniscono la città di Monfalcone.

A proposito della proposta di dismissione dei pozzi di captazione - posti nella vasta area verde antistante l’Aeroporto di Ronchi - si nota che il ramo Nord dell’attuale Acquedotto Isonzo che oggi serve la città di Trieste, in casi di particolare siccità come quelli verificatisi nell’estate 2003, garantisce una portata massima appena sufficiente alle esigenze del capoluogo regionale e perciò il Piano generale degli acquedotti del 1995 prevedeva l’attivazione del ramo Sud, con due nuovi pozzi. In altre parole i pozzi che attualmente riforniscono Monfalcone hanno anche una funzione di fonte di emergenza per l’approvvigionamento idrico di Trieste. Con la dismissione di tali pozzi l’acquedotto dell’Isonzo diviene l’unica fonte di alimentazione del Comune di Monfalcone ed assume quindi un elevato grado di criticità, in considerazione anche del fatto che l’acquedotto di Monfalcone ha uno stoccaggio con autonomia dell’ordine di una sola ora.

Dopo la prevista dismissione per Trieste e Monfalcone saranno disponibili 600 litri/secondo in meno di quanto il Piano Generale per gli Acquedotti del 2005 prevedeva per la sola città di Trieste e per ottenere questo risultato vi sarà una spesa di €. 2.900.000 + IVA, ripartiti tra Regione e ACEGAS. Si ritiene – pertanto – che gli attuali pozzi di Ronchi debbano essere mantenuti in efficienza (evitandone la loro totale dismissione, che equivarrebbe a renderli completamente inutilizzabili in futuro), almeno come fonti di emergenza, come peraltro già previsto dal VI aggiornamento dell’Acquedotto dell’Isonzo.
Questa complessa e costosissima operazione è finalizzata a ‘liberare’ l’area in cui s’intende costruire un enorme Polo Intermodale, strettamente legato alla prevista linea ferroviaria ad Alta Velocità – il cosiddetto Corridoio 5 - per la quale non esiste ancora nemmeno un progetto preliminare. Com’è noto – infatti – un vecchio progetto preliminare di RFI/Italferr è stato bocciato dai 9 Comuni interessati, dalla Commissione speciale di Valutazione d’Impatto Ambientale del Ministero per l’Ambiente e dal Ministero dei Beni culturali e ambientali.

Nell’Intesa di programma tra il Ministero dell’Economia e Finanze e la Regione, del novembre 2004, si legge che “il Polo intermodale di Ronchi dei Legionari rappresenta, nella programmazione regionale in materia di trasporti, il centro dell’intermodalità regionale passeggeri in coordinamento con l’alta velocità ferroviaria sulla tratta Ronchi Sud – Trieste”. Eppure nell’ormai superato progetto preliminare del Corridoio 5, il disegno della nuova stazione di Ronchi presentava i binari dell’Alta Velocità privi di banchine, per cui non era prevista la fermata di questi treni a Ronchi, com’è del resto comprensibile dato che questi convogli non sono adatti a fermate frequenti. La nuova stazione ferroviaria di Ronchi-Aeroporto assumeva, dunque, una valenza regionale e come tale doveva essere dimensionata.

Inoltre tale progetto non tiene in alcun conto l’Accordo tra i Sindaci del Mandamento monfalconese e l’Assessore regionale alla pianificazione territoriale del 9 settembre 2004, che prevedeva una deviazione del collegamento per Gorizia (la cosiddetta racchetta), che sarebbe andata ad interessare proprio l’area in cui si intende edificare il Polo Intermodale. In particolare nell’accordo Comuni-Regione si proponeva di collegare la nuova stazione di Ronchi-Aeroporto con la stazione esistente di Redipuglia attraverso una galleria, scavata sotto l’aeroporto e sotto l’abitato di Soleschiano, con il rischio di interferire pesantemente sulla falda di scorrimento superficiale.

Un’altra deviazione del tracciato dell’AV contenuta nell’accordo Sindaci-Regione prevedeva ingenti scavi sotto i Colli della Rocca di Monfalcone e della Gradiscata, immediatamente a monte dell’abitato di Monfalcone, dove si trovano una vasca di oscillazione dell’acquedotto dell’Isonzo e le condotte dell’acquedotto stesso.

La grande incertezza che avvolge il progetto di Alta Velocità ferroviaria del Corridoio V fa ritenere assolutamente inopportuna l’ipotesi di costruire un nuovo Polo intermodale davanti all'aeroporto di Ronchi dei Legionari.

A proposito del Polo Intermodale sappiamo che la società di gestione dell’Aeroporto ha commissionato nel 2003 uno studio di fattibilità/progetto preliminare, finanziato per €. 248.000,00 con fondi regionali. Tale progetto, che andrebbe ad interessare la vasta area verde antistante all’Aeroporto di Ronchi (dove si trovano, appunto, i pozzi di captazione dell’acquedotto), propone delle previsioni assolutamente avulse dalla realtà del Comune di Ronchi e dalle potenzialità dell’Aeroporto. Il consumo del suolo sarebbe di m2 528.500 (di cui 50.000 m2 per 1.800 nuovi posti auto, 67.000 m2 per aree coperte e 71.500 m2 per l’espansione della zona artigianale). Oltre al Polo Intermodale vero e proprio (m2 28.000) si prevedono strutture discutibili e bizzarre quali un Parco Architettura-Industria (m2 12.000), un Parco Ludico-Scientifico (m2 3.000), un centro Ricerche e Formazione (m2 4.000) oltre all’ennesimo Centro commerciale (un multistore da m2 20.000). Non mancherà un grande albergo (150 stanze), con centro congressi. L’espansione della zona artigianale non trova giustificazione, visto che esistono nella stessa dei capannoni sottoutilizzati. Le altre strutture previste (Parchi tematici, Centri Ricerche e Formazione) appaiono del tutto inutili e non giustificano in alcun modo il consumo di aree agricole di pregio (centri di alta formazione sono già in progetto a Monfalcone, localizzati in edifici storici da restaurare, quindi senza bisogno di procedere a nuove inutili urbanizzazioni).

Inoltre si ricorda come per le merci esista già un Polo intermodale denominato Cervignano Smistamento, che attualmente opera largamente al di sotto delle proprie potenzialità: sarebbe buona norma utilizzare appieno le strutture già esistenti sul territorio prima di progettarne delle altre. Anche gli Autoporti di Sant’Andrea (Gorizia) e Fernetti (Trieste) e la Stazione ferroviaria di Opicina dovrebbero essere convertiti in funzione di una migliore gestione del trasporto merci, anche in un’ottica di intermodalità.

Monfalcone, 7 luglio 2006

WWF - Friuli Venezia Giulia Onlus, Società Speleologica Italiana, Comitato Contro il Corridoio 5

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