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    Manfredonia: no al rigassificatore

    (30 Luglio 2006)

    Manfredonia pattumiera di Puglia. E’ questo che deve aver pensato il governo Prodi, stando alle notizie riportate ieri dal Corriere del Mezzogiorno, l’inserto regionale del Corriere della Sera.
    Un territorio che ha subito per anni l’inquinamento dell’Enichem Agricoltura, che ha convissuto con le scorie di arsenico fuoriuscite dopo l’esplosione di una colonna di lavaggio dell’industria chimica nel 1976, che presenta dati allarmanti e molto oltre la media di diffusione di patologie tumorali agli organi respiratori, che ha vissuto l’estrema offesa di una reindustrializzazione avviata prima ancora che fosse bonificata la vecchia area industriale (e lì oggi vi lavorano centinaia di persone) ben sopportare anche un rigassificatore.

    Cos’è un rigassificatore? E’ un impianto di proporzioni mastodontiche, piazzato solitamente al largo della costa, che permette di portare allo stato gassoso il Gnl (gas naturale liquido). L’approvvigionamento avverrebbe attraverso navi cisterna destinate al trasporto dello stesso Gnl.

    Ora, anche se la fondatezza della notizia è tutta da accertare, mettere le mani avanti in questo caso male non fa. Non si capisce perché il mega progetto della British Gas, per il quale lo stesso Tony Blair si è speso in prima persona per sostenerne opportunità e ragioni, bollato dalle popolazioni e dalle amministrazioni di Taranto e Brindisi (i siti precedentemente individuati dalla multinazionale di sua maestà) come gravemente lesivo delle possibilità di sviluppo del territorio e straordinariamente rischioso, debba essere tranquillamente accettato dalla popolazione Sipontina.

    I sostenitori del progetto (preoccupati della richiesta di risarcimento danni da parte della British, che ha già investito in Puglia alcuni milioni di euro, incappando anche in un’indagine della magistratura per irregolarità nell’iter amministrativo) puntano sulla malleabilità e sostanziale disponibilità degli enti locali. Addirittura i Verdi del ministro Pecoraio Scanio sostengono i rigassificatori, purché realizzati con il consenso delle popolazioni. Basta questo a tranquillizzare sulla sicurezza di questi impianti?

    Un comitato scientifico di Livorno ha stabilito che se un rigassificatore dovesse esplodere, svilupperebbe un’energia pari a 50 ordigni atomici e distruggerebbe ogni cosa nel raggio di 55 chilometri. Senza contare i rischi di fuoriuscita del Gnl dalle navi cisterne in caso di incidenti. Studi della guardia costiera americana hanno accertato rischi per flora e fauna marina a causa dell’utilizzo di acqua marina per il funzionamento degli impianti. Infine, l’avvicinamento delle navi gasiere al rigassificatore impone il divieto di navigazione per tutte le imbarcazioni nel raggio di 2-3 chilometri.

    Cosa ne pensa di questi limiti-rischi la flotta peschereccia sipontina, tra le più numerose dell’Adriatico? Quanto ne risulterebbe danneggiata l’economia della pesca, l’agibilità delle motonavi? Come si coordina con le ipotesi di rilancio del porto industriale e addirittura la costruzione di un grande porto turistico da diporto? Cosa ne pensa la popolazione, che fece le barricate nel 1988 per respingere la nave dei veleni Deep Sea Carrier? Anche allora, dopo aver girovagato decine di porti italiani con il suo carico di veleni, fu scelta come tappa finale Manfredonia.

    Per Prodi i rigassificatori sono assolutamente sicuri. Viene da chiedersi perché allora sono sottoposti alla “direttiva Severo”. I giornali battono la grancassa sulla crisi energetica e invocano scenari futuri da Polo Nord. La politica ci marcia e richiama l’urgenza contro l’ottusità conservatrice dei cittadini. Non siamo tra quanti rifiutano il progresso rimpiangendo mondi primitivi. Crediamo però che nessuno sconto alla sicurezza è nessuna speculazione di multinazionali senza scrupoli è possibile sulla pelle della gente.

    24/07/2006

    Laboratorio politico Jacob

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