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Peccatucci di Golan

Peccatucci di Golan

(6 Giugno 2011) Enzo Apicella
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Un solo fronte contro l’imperialismo!

Intervista esclusiva al leader di Hezbollah Hassan Nasrallah

(22 Agosto 2006)

Oggi, mentre l’umanità guarda con sorpresa e ammirazione alla clamorosa vittoria della resistenza libanese di fronte alla quarta potenza militare mondiale, questa intervista esclusiva del segretario generale di Hezbollah, realizzata il 12 agosto scorso, ha il vantaggio e il merito di passare al vaglio i tratti sorprendenti di colui che i media arabi progressisti salutano oggi come il “nuovo Nasser”, ma che i grandi media occidentali continuano a demonizzare al fine di raffigurare nell’opinione pubblica l’immagine spaventevole del “terrorista islamico sanguinario fanatico”. Questa intervista ci da l’occasione di conoscere meglio la filosofia e l’etica politica di Hassan Nasrallah, il suo punto di vista sull’internazionalismo, sul progetto del Grande Medioriente difeso dall’amministrazione Bush, le organizzazioni islamiste che nuocciono alla resistenza in Iraq, sul movimento rivoluzionario in Turchia. Buona lettura.
Bahar Kimyongür

Evrensel: Fin dai primi giorni di guerra, Israele dichiarò che il suo scopo era quello di “distruggere Hezbollah”. Tuttavia, lo stato ebraico ha avuto di fronte una resistenza che non si aspettava, e oggi sembra avere abbandonato le ambizioni iniziali. A causa di violenti scontri, l’armata di occupazione ha subito pesanti perdite. Comunque, sui media questa realtà è molto sfumata o decisamente dissimulata. Può fornirci indicazioni sull’attuale situazione della Reisistenza?

Hasan Nasrallah: Le bande sioniste che agiscono per conto dell’imperialismo USA utilizzano i media con destrezza. I media occidentali e, in particolare, i media americani sono detenuti dai capitalisti ebrei. Essi pretendono di aver bombardato e distrutto le posizioni di Hezbollah e sperano così d’ingannare i popoli. E’ solo una menzogna. Avete constatato voi stessi che mentono! Martirizzano i civili innocenti. Assassinano vigliaccamente donne e bambini. Ma lì dove li affrontiamo essi subiscono la sconfitta. Contrariamente al nemico sionista, noi agiamo con precauzione e discernimento. Noi non spariamo sui civili. Mentono quando affermano il contrario. Noi indirizziamo i missili su obiettivi militari preventivamente localizzati. Ma bisogna sapere che i Sionisti spingono deliberatamente gli Arabi israeliani verso la frontiera. Li utilizzano come bersagli, noi ci rifiutiamo di cadere nella provocazione e la discordia (con gli Arabi d’Israele, ndt). I nostri bersagli non sono i civili ma le forze militari sioniste. I nostri combattenti infliggono pesanti perdite ai Sionisti sul campo di battaglia; ciò accadeva ancor prima di utilizzare le nostre armi più potenti. I Sionisti oggi comprendono che non possono sconfiggerci, perciò distruggono le nostre strade e ammazzano le nostre donne e i nostri bambini. Credono di poterci spingere alla capitolazione. Non ci piegheremo mai! Non accetteremo altra soluzione che non sia la libertà della nostra patria. Per questo, resisteremo e combatteremo fino alla fine. L’imperialismo e la sua banda di sostituti locali sappiano che noi li aspettiamo su ogni collina, in ogni valle, su ogni strada e su ogni pugno di terra della nostra patria. La nostra resistenza è destinata alla vittoria. Non abbiamo alternativa. Questa guerra porterà alla vittoria tutti gli oppressi e tutti i Musulmani del mondo.

Evrensel: E’ vero che il Libano si troverebbe di fronte al pericolo di guerra civile?

Hasan Nasrallah: Il regime sionista spera di provocare un confronto etnico e religioso nella regione, provocando tensioni intercomunitarie. Ma Hezbollah ha spezzato quel piano. Nel nostro paese così come in tutto il Medioriente, i popoli oppressi hanno difeso Hezbollah e gli hanno portato il loro sostegno. Compresi i socialisti e i Cristiani. Certo, l’imperialismo ha creato delle organizzazioni islamiche collaboratrici che hanno non solo seminato l’odio tra le comunità, ma anche combattuto le forze rivoluzionarie. Ora le condizioni sono cambiate. Per citare un altro esempio, prima di rovesciare Saddam Hussein, gli USA l’hanno usato per combattere l’Iran, i Kurdi e noi. Molte organizzazioni al soldo dell’imperialismo hanno agito per questi conflitti intercomunitari. Noi siamo perfettamente al corrente di questa strategia. L’abbiamo ben compreso e nella nostra storia abbiamo scrupolosamente evitato di cadere in questa trappola

Evrensel: Malgrado l’aggressione della Palestina e del Libano, i governi arabi tacciono. Qual è la ragione di quel silenzio?

Hasan Nasrallah: La maggior parte di quei governi arabi collaborano con il nemico. L’Arabia saudita ha, per esempio, lanciato delle fatwe contro di noi. Quelle fatwe sono ridicole. Nessuno ci ha creduto, nemmeno il loro popolo. Quelle fatwe sono politiche. Esse sono state preparate nell’interesse degli USA. Non le prendiamo sul serio. Poiché per noi una cosa è molto chiara: non permetteremo che una guerra di religione deflagri sulle nostre terre. Quelle fatwe servono proprio a seminare divisioni interconfessionali. In Iraq, questo flagello ha funzionato ma oggi il popolo irakeno se ne rende conto.

Evrensel: Visto che abbiamo toccato la questione irakena, vorremmo porle una domanda a tal proposito: constatiamo che, in un certo senso, è stata effettivamente costruita una guerra interconfessionale in quel paese occupato. Recentemente, certi generali americani hanno anche messo in guardia circa una guerra civile imminente in Iraq. Qual è il vostro punto di vista al riguardo?

Hasan Nasrallah: Quando gli imperialisti non riescono a sconfiggere un popolo con le armi, creano dal nulla delle organizzazioni interne, autodefinite resistenti, al fine di fomentare guerre civili. Ciò permette agli imperialisti di presentarsi come salvatori e vincitori. Ma, qualunque cosa facciano, essi non raggiungono i loro scopi. Questo trucco è stato utilizzato in Iraq contro Sciiti e Curdi. Gli imperialisti perseguono attualmente la stessa strategia. Oggi, Saddam non è più al potere, ma ci sono centinaia di Saddam potenziali. Noi vogliamo che il nostro popolo, i nostri popoli, restino vigilanti di fronte alle minacce di guerre fratricide.

Evrensel: Come giudicate l’atteggiamento del governo turco?

Hasan Nasrallah: Il governo turco ha inviato messaggi di condanna contro Israele. Ma quesi messaggi sono rimasti parole. Sappiamo inoltre che le bombe lanciate sul nostro paese hanno circolato in Turchia. D’altronde, grazie a vostre informazioni, numerosi deputati turchi sono membri di un gruppo di solidarietà israelo-turco. Attendiamo dalla Turchia reazioni concrete. Il governo turco è ancora e sempre uno dei più leali alleati della banda di subappaltatori sionisti!

Evrensel: Qual è il livello delle vostre relazioni con il movimento socialista?

Hasan Nasrallah: Parecchio tempo fa il movimento socialista ha preso le sue distanze dalla lotta internazionale. Oggi, per contro, esso inizia a ridarci qualche speranza. L’esempio più concreto è il sostegno portato dal presidente del Venezuela, Hugo Chavez. Il richiamo del suo ambasciatore in Israele è un atto che perfino diversi stati musulmani non hanno osato proporre. Inoltre, Chavez ha portato il suo sostegno alla nostra resistenza in modo esplicito. Questa dichiarazione di Chavez ci notevolmente incoraggiato. Abbiamo potuto constatare lo stesso atteggiamento da parte del movimento rivoluzionario turco. Negli anni ’60, fratelli socialisti turchi erano andati in Palestina per combattere contro Israele. Uno di loro continua a vivere nella mia memoria e nel mio cuore: è Deniz Gezmis! (*)

Evrensel: Qual è l’importanza di Deniz per voi?

Hasan Nasrallah: Noi vorremmo vedere nuovi Deniz tra noi. I nostri ranghi avranno sempre un posto per accogliere nuovi Deniz. Deniz vivrà per sempre nel cuore della Palestina e del Libano. Nessuno può dubitarne. Sfortunatamente, dobbiamo constatare che la fraternità di una volta che esisteva tra coloro che combattevano il nemico comune non è più così vivace. Noi vorremmo poter combattere l’imperialismo e il sionismo, fianco a fianco, con i nostri fratelli socialisti libanesi. Poiché questa guerra non è solo nostra. È un conflitto comune a tutti gli oppressi del mondo. Non dimenticate che se la Palestina e il Libano perderanno questa guerra, sarà una sconfitta per ogni popolo sfruttato. Nella nostra lotta contro l’imperialismo, i rivoluzionari devono assumersi responsabilità e devono ridiventare dei “Deniz” nel cuore dei popoli libanese e palestinese.

Evrensel: Nelle strade libanesi, s’incontrano i poster del Che, di Chavez, di Ahmadinejad e di Hezbollah. E’ il segno della nascita di un nuovo polo?

Hasan Nasrallah: Noi vogliamo salutare i popoli dell’America latina e i loro dirigenti. Hanno sempre opposto resistenza ai briganti del Nord, in modo eroico. La loro lotta costituisce una sorgente di speranza per noi. Essi mostrano la via da seguire a tutti i popoli oppressi. Camminate sulle nostre strade: vedrete che il nostro popolo porta Chavez ed Ernesto Che Guevara nel suo cuore. Agli amici socialisti che scelgono di battersi con noi per la fraternità e la libertà, noi diciamo che se è per dirci che “la religione è l’oppio dei popoli”, non vale la pena che vengano. Noi rifiutiamo tali concezioni. Tuttavia, al di là delle differenze, teniamo raccolte una affianco all’altra, come prova della nostra intesa, le foto di Chavez, del Che, di Sadr e di Kameney. Questi leaders salutano insieme il nostro popolo. Se noi rispettiamo le vostre opinioni, e voi le nostre, nessuna potenza imperialista potrà batterci!

Evrensel: Tra i tanti pericoli che minacciano la regione, c’è il “cambiamento di regime” pianificato dai governi occidentali, ed in questa prospettiva le pressioni che costoro esercitano su Damasco e Teheran. Certe fonti prevedono che l’aggressione contro il Libano andrà a precipitare sulla Siria. Ritenete che possa accadere una guerra regionale?

Hasan Nasrallah: Le potenze imperialiste dichiarano senza dubbio di voler assoggettare i popoli della regione e rimodellare il Medioriente installando governi servili. È contro tutto ciò che noi resistiamo a fianco della Siria e dell’Iran. La provocazione dell’attentato contro l’ex-premier libanese Rafik Hariri era servita loro per ottenere la ritirata delle truppe siriane dal Libano. Ma a quei vigliacchi non è bastato quel risultato. Oggi, essi vogliono attaccare militarmente Teheran e Damasco, di nuovo con quel genere di pretesti. La Siria, l’Iran e Hezbollah resisteranno senza tregua. Combatteremo per la nostra patria e per la libertà. Resisteremo almeno perché rifiutiamo di metterci in ginocchio. Gli imperialisti occidentali sperano di fare del Libano e della nostra regione un secondo Kosovo, accendendo tensioni tra le comunità. Noi non stiamo al gioco. Nelle nostre strade, ogni libanese, che sia cristiano, sunnita o sciita impugna la bandiera di Hezbollah. Ormai, il loro mondo “unipolare” fa parte del passato. Di fronte a loro ci siamo noi, l’Iran, la Siria, il Venezuela, Cuba e la Corea del Nord. C’è la resistenza palestinese, irakena e afghana! Finché esisteranno le guerre di occupazione, i popoli continueranno la resistenza. Gli imperialisti possono dimenticare la pace. Se la vogliono, essi devono immediatamente rispettare la libertà dei popoli ed eliminare le orde di sottoposti. Grazie a Dio, la vittoria sarà nostra. Non li lasceremo fare del nostro paese un nuovo Kosovo. Il nostro popolo è consapevole e vigila. In caso di aggressione non abbandoneremo mai l’Iran né la Siria… per la nostra libertà, credeteci, combatteremo fino all’ultima goccia di sangue. I nostri nemici se la prendono con l’Iran perché disporrà di armi nucleari, mentre gli USA e i loro sbirri israeliani ne hanno in gran numero. Il possesso di armi nucleari è solo un pretesto per giustificare l’instaurazione di regimi fantoccio.

Evrensel: Alcuni pretendono che Hezbollah sia teleguidato dall’Iran. Cosa rispondete a questa accusa?

Hasan Nasrallah: E’ solo una menzogna. Noi siamo un’organizzazione libanese indipendente. Non accettiamo ordini da nessuno. Ma ciò non significa, comunque, che non cooperiamo. Lo ripeto, siamo partigiani. Prendiamo le parti dell’Iran e della Siria. Sono nostri fratelli. Lo stesso attacco dovesse subire Damasco o Teheran, noi lo sentiremmo come un’aggressione fatta a noi. Siamo pronti a difenderli fino all’ultimo respiro. Raccomandiamo la resistenza globale al terrorismo imperialista globale.

Evrensel: Volete aggiungere qualcosa?

Hasan Nasrallah: La pace non è mai l’opera di una sola parte. È impossibile instaurare una pace duratura in un mondo dominato dall’imperialismo. La pace può sorgere solo dalla lotta per l’emancipazione. Di conseguenza, la pace non può essere raggiunta finché paesi come l’Iraq, l’Afghanistan o la Palestina subiranno l’occupazione.

Ndt :

(*) Deniz Gezmis, figura leggendaria del maggio ’68 turco, fu successivamente uno dei dirigenti del movimento studentesco turco dei Giovani rivoluzionari (Dev Genç) e dell’Armata di Liberazione popolare di Turchia (THKO). Nel 1969, raggiunse l’OLP clandestino in Palestina, e vi restò circa tre mesi. Il 4 marzo 1971, partecipò al rapimento di quattro militari americani nel quartiere di Balgat ad Ankara. Catturato a Sarkisla, nelle montagne di Sivas, fu giudicato secondo l’art. 146/1 per “tentativo di rovesciamento del’ordine costituzionale turco”, e condannato a morte il 16 luglio 1971, assieme ai suoi compagni Yusuf Aslan et Hüseyin Inan. Per tentare uno scambio di prigionieri con il governo turco, e così evitare l’esecuzione di Deniz e dei suoi compagni, alcuni combattenti del THKP-C, Partito-fronte di Liberazione popolare della Turchia ed il suo dirigente Mahir Cayan (che nel maggio del ’71 si fecero conoscere per l’esecuzione dell’ambasciatore israeliano ad Ankara, Efraim Elrom) organizzarono il 27 marzo 1972 il rapimento di tre agenti britannici dalla base NATO situata a Ünye. Il 30 marzo 1972, i combattenti del THKP-C falliscono il tentativo di negoziato, e rimangono uccusu dall’esercito governativo nel villaggio di Kizildere. Il 6 maggio 1972, Deniz Gezmis e i suoi due compagni morirono da eroi sotto la potenza, dopo aver sfidato i loro carnefici invocando l’insurrezione dei popoli turchi e curdi.

(traduzione dal turco di Bahar Kimyongür - traduzione dal francese di Lorenzo Mazzucato)


12 agosto 2006

Roza Cigdem Erdogan e Mutlu Sahin del quotidiano turco "Evrensel"

Fonte

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