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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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E la nave va...

(5 Settembre 2006)

Le gloriose truppe italiane sono sbarcate in Libano, anzi, "hanno preso terra", come dicono i portavoce militari, perchè sbarcare è un termine troppo militaresco per una missione di "pace" e questa volta i nostri marò sbarcano, pardon, prendono terra con la benedizione dei pacifinti di Assisi, che già si fregano le mani pensando a quanti bei soldini pioveranno nelle casse delle ONG italiane, pronte a rinverdire i fasti dell'operazione Arcobaleno in Albania (sperando che qualcuno non si faccia beccare di nuovo con le mani nel sacco, come avvenne con certi "cooperanti" fra Tirana e Valona).

Dunque, le navi vanno, e portano il loro carico di fucili d'assalto, mezzi corazzati, elicotteri da combattimento e caccia-bombardieri, strumenti notoriamente indispensabili per ogni intervento umanitario, come sanno benissimo a Belgrado, Pancevo ed in tante altre città e cittadine dell'ex Jugoslavia, talmente beneficiata dagli interventi umanitari che adesso non esiste nemmeno più. Al suo posto, tante repubblichette delle banane, paradiso (non solo fiscale) per narcotrafficanti, mafiosi e puttanieri internazionali.

La Risoluzione ONU n. 1701 è talmente ambigua da poter essere interpretata in ogni senso, ma alcune cose ci sembrano chiarissime. In primo luogo, non vi è nessuna condanna della criminale condotta dello Stato di Israele e men che mai della perdurante occupazione israeliana di territori libanesi, siriani e palestinesi; in secondo luogo, la resistenza libanese deve cessare tutti gli attacchi e disarmarsi, mentre l'aggressore israeliano dovrebbe solo rinunciare alle operazioni "offensive", e sappiamo bene quanto sia esteso il concetto israeliano di "difesa"; in terzo luogo, bisogna mettere sotto controllo il confine fra Libano e Siria, perchè da lì potrebbero transitare rifornimenti alla resistenza libanese, mentre nulla si dice sulle enormi forniture di armi americane ed europee ad Israele. Il tutto, si badi bene, con la premessa che la guerra sarebbe cominciata il 12 luglio 2006, " giorno in cui gli Hezbollah hanno attaccato Israele", senza il minimo riferimento alle 17.000 (diciassettemila!) violazioni israeliane della sovranità libanese avvenute dal 2000 all'inizio della nuova guerra. A vantaggio di chi vada questa Risoluzione è presto detto: Israele, che non è riuscito a sconfiggere sul terreno la resistenza libanese di Hezbollah (ma non solo), può ora perpetuare il blocco aereo e navale del Libano e continuare ad occuparne territori al riparo del cuscinetto formato da Italiani, Francesi ed altri ascari. Il fatto che sia Hezbollah che la popolazione libanese nel suo complesso - così come i governi di Damasco e Teheran - stiano accogliendo benevolmente le truppe multinazionali non deve trarre in inganno: avvenne la stessa cosa nel non lontano 1982, quando i contingenti di Italia, Francia e USA sbarcarono, cioè presero terra in Libano dopo il ritiro della soldataglia di Sharon e vennero accolti con sollievo e addirittura con gioia, salvo poi diventare il bersaglio dei combattenti libanesi quando emerse con chiarezza il loro vero ruolo. Non apparteniamo alla scuola di pensiero di chi sostiene che la storia si ripete sempre, ma crediamo che, se non la storia, gli errori si possano anche ripetere infinite volte, per cui abbiamo trovato semplicemente osceno il pronto allineamento delle associazioni pacifinte dietro le baionette e gli scarponi di Parisi e D'Alema, allineamento splendidamente motivato dalla garrula Raffaella Bolini (ARCI) in quel di Assisi: "A volte, la nonviolenza si può esportare anche con le forze armate".

Pensando ai giovanotti che hanno preso terra fra Tiro e Naqura, ci auguriamo che l'italico stellone non gli faccia mancare la sua benevolenza, e che almeno qui un po' di storia si ripeta: poiché è ancora vivo nei Libanesi e nei profughi palestinesi il buon ricordo lasciato dai nostri soldatini degli anni 80 (vi sono alcune decine di giovani dei campi palestinesi che si chiamano Sandropertini e Paolorossi), è presumibile che anche i loro discendenti possano cavarsela senza grossi danni. Anche se bisogna dire che quei soldatini erano ragazzi di leva nominati "volontari" dai loro superiori, mentre quelli di oggi sono professionisti e pure un bel po' esaltati.

Pensando ai nostri governanti di centrosinistra, ci auguriamo che le centinaia di migliaia di uomini e donne che hanno manifestato contro la guerra al tempo di Berlusconi continuino a farlo anche al tempo di Prodi, non seguendo l'esempio della garrula Bolini, pacifinta stipendiata.

Pensando a tutti i pacifinti, siano parlamentari o dirigenti di partito o associazione, prepariamo i pomodori.

Pensando ai Libanesi ed ai Palestinesi martoriati da Israele, ci sentiamo in dovere di sostenere la loro resistenza: per questo - ringraziando quelli che lo hanno già fatto - invitiamo a continuare le sottoscrizioni al fondo S.O.S. PALESTINA ed a mobilitarsi immediatamente per aiutare i giovani artisti palestinesi del gruppo folkloristico di Gaza "SANABEL" a tornare alle loro case. Anche se è ancora estate e le navi vanno, il nostro autunno caldo è già cominciato.

Arcipelago

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