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Pro mutuo mori

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(19 Settembre 2009) Enzo Apicella
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Sul medioriente e la sinistra italiana

(7 Settembre 2006)

Invio con il permesso di pubblicarlo e farlo circolare (ho deciso non esprimermi più per ora sul manifesto in materia di medioriente perchè la situazione interna del giornale è troppo contorta ed è inutile litigare e rompere amicizie e rapporti umani stabiliti da circa un ventennio. Di conseguenza sul MO mi esprimerò liberamente inviando di tanto in tanto dei pezzi dando la facoltà di utilizzarli liberamente).

La sinistra italiana ufficiale, quella che sta al governo e quella che l'appoggia di fatto dall' esterno, come il manifesto, si trova davanti alla situazione mediorientale come un'imbarcazione di fronte ad un visibilissimo scoglio ma senza un equipaggio capace di effettuare la manovra di aggiramento. Il motore che spinge il natante verso lo schianto è la missione UE/ONU così come è stata concepita ed attuata. Quando i soldati UE/ONU si troveranno maggiormente coinvolti nel conflitto - coinvolgimento fisicamente iniziato con l'attentato a Sidone - vi sarà un duro scontro tra Francia ed Italia, quest'ultima rimarrà da sola nei fatti e la sinistra entrerà in un mare di ricriminazioni ed accuse reciproche. Infatti la Francia cercherà di salvare i suoi interessi in Libano ed in Siria mentre l'Italia seguirà la linea pro-americana di D'Alema cosa che Parigi ostacolerà. Indipendentemente dallo scatenamento della prossima guerra da parte di Israele, la Francia non permetterà al comando italiano della forza UE/ONU di espletare le sue funzioni.

Per capire la dinamica che si sta mettendo in moto alla frontiera del Libano con Israele bisogna avere un'idea chiara di che cosa sia stata questa fase del conflitto che dura dal 1948.

Non è stato Israele ad iniziare quest'ultima guerra al Libano semplicemente perchè Tel Aviv aveva pianificato un'altra data. Ha ragione il capo di Hezbollah, Nasrallah, a dichiararsi sorpreso della reazione israeliana alla cattura dei due soldati, perchè le sue previsioni erano corrette. Israele aveva effettuato varie manovre militari preparatorie ma il momento di apertura dello scontro veniva calibrato in rapporto alla pressione USA sull'Iran ed al rifiuto di quest'ultimo di cedervi. E' evidente che tale pressione era destinata ad entrare in una fase acuta DOPO il rifiuto di Tehran di soggiacere alla richiesta USA/ONU di sospendere tutte le sue attività in materia nucleare. La data scadeva in Agosto per cui è evidente che la tensione sarebbe montata da Settembre in poi, periodo in cui Hezbollah prevedeva l'inizio del conflitto da parte di Israele e penso che così la pensassero i governanti ed i militari israeliani. La guerra al Libano ed a Hezbollah era programmata con gli Usa come parte dello scontro con l'Iran.

Le cose non sono andate così per via della situazione interna in Israele e per la guerra condotta contro la popolazione di Gaza in funzione dell'occupazione della Cisgiordania. La destra politica israeliana accusava Olmert di non condurre un guerra efficace sebbene avesse ricevuto luce verde da tutte le parti, non solo da parte degli Usa ma anche da parte dell' Unione Europea. Infatti la decisione dell'UE di boicottare il governo palestinese legalmente eletto ha accelerato la determinazione distruttiva di Israele. Tuttavia l'establishment capitalistico-militare di Israele si vedeva estromesso dalla sua posizione di comando in quanto - per la prima volta da tanti anni - l'esecutivo del paese era formato da persone che non provengono, ad eccezione di Peres, dalla casta prodotta dal complesso militare e dei servizi di sicurezza. Ogni occasione era buona per attaccare l'incompetenza militare di Olmert e Peretz sebbene questi volessero devastare Gaza in perfetta continuità con la politica dei passati governi. La cattura da parte di un commando di Hamas di un militare isrealiano ha spezzato la schiena ad Olmert. Dal punto di vista militare l'operazione di Hamas era alquanto complessa dato che si trattava di scavare un tunnel, attaccare delle posizioni fortificate, penetrarle e catturare dei soldati. Da quel momento la destra politica e l'establishment militare non ha mollato la pressione su Olmert. Quando Hezbollah ha effettuato un'operazione simile - probabilmente in solidarietà con i palestinesi di Gaza e per mettere pressione su Israele di liberare i palestinesi ed i libanesi (tutti terroristi ovviamente mentre i soldati che occupano territori che dovrebbero essere evacuati secondo le risoluzioni dell'ONU sono completamente pacifici) che vengono regolarmente rapiti da anni - è scattata, d'accordo con gli USA, la guerra al Libano. Per il governo Olmert si trattava di mostrare alla destra politica che era capace di reagire e di imporre la forza deterrente di Israele aumentandone l'importanza agli occhi degli USA per via del colpo che l'azione israeliana avrebbe apportato alla Siria. La prima cosa che Bush ha detto a Blair durante la conversazione al microfono è proprio questa ' they have to get Syria..'.

Sia Washington che Tel Aviv pensavano che acchiappare al volo l'occasione della guerra che si presentava in maniera anticipata non avrebbe cambiato il risultato: governo filo Usa-Israele in Libano, isolamento totale e mortale (per il regime) della Siria, eliminazione di Hezbollah, quindi chiusura definitiva della questione del Golan occupato dal 1967 e della striscia di terra di confine tra Libano e Siria anch'essa occupata da Israele. Proprio perchè gli USA ed Israele pensavano che le cose sarebbero andate in tal modo, si opponevano a qualsiasi intervento dell'ONU ed a qualsiasi tregua. Anzi, come sottolineato in un'ottima corrispondenza di Robert Fisk, quando Israele si accorse della sua incapacità a sopraffare Hezbollah attaccò la postazione ONU - uccidendone i militari - che da anni monitorava e registrava le azioni nella zona agendo quindi da importante testimonianza pubblica (forza UE/ONU di oggi: de te fabula narratur). Ho già osservato che il boicottaggio da parte dell'UE del governo palestinese legalmente eletto è stato un fattore importante nell' accelerazione della guerra contro la popolazione di Gaza da parte di Israele. Analogamente la riunione di Roma del 26 non è stata un fallimento. E' stata invece un'autorizzazione ad andare avanti nei bombardamenti contro le popolazioni civili del Libano. D'Alema può negarlo quanto vuole ma per almeno una settimana ministri israeliani andavano ripetendo alla radio che la riunione di Roma avevo dato 'or iarok' (luce verde) per continuare. L'impatto in tal senso della riunione di Roma è stato talmente importante da essere ripetuto dalla BBC la quale mandava in onda anche le dichiarazioni in ebraico dei ministri israeliani. La riunione di Roma ha quindi svolto un ruolo criminale nei confronti della popolazione del Libano merdionale e la decisione di inviare truppe UE/ONU si innesta sulla linea tenuta a Roma.

In un primo tempo USA e Tel Aviv non volevano tregue di sorta. Ma quando si resero conto che l'esercito era impantanato nel Libano merdionale, la stessa Rice si affrettò a dire che urgeva una tregua. Guardiamo la questione dal lato degli USA. Più l'esercito israeliano si impantanava, più Israele bombardava i civili, tanto più entrava in crisi il rapporto sciiti iracheni (di Al Sistani) e gli USA. Anche la Rice finì per capirlo. Dal lato USA la guerra produceva gli effetti opposti: rafforzava Hezbollah in tutto il Libano, nonchè la Siria e l'Iran indebolendo quel po' di rapporto che c'è tra leadership sciita ed occupanti USA in Iraq.

Guardiamo ora la situazione dal lato dei governanti israeliani. E' sbagliato pensare che avrebbero continuato a bombardare. Con l'esercito che subiva perdite crescenti, senza essere capaci di interrompere il lancio dei razzi tramite i bombardamenti dell' aviazione sui civili (come mezzo di pressione e di terrore), Tel Aviv si trovava di fronte ad una popolazione che nel nord del paese era terrorizzata. Questa popolazione voleva che l'esercito continuasse fino in fondo in un'offensiva che non poteva sostenere se non con una guerra totale che avrebbe coinvolto anche la Siria e che comunque non avrebbe potuto effettuare dal tipo di schieramento che aveva alla frontiera del Libano meridionale. In effetti per soddisfare le richieste di una popolazione terrorizzata il governo avrebbe dovuto interrompere le operazioni correnti sul fronte del Libano, ritirarsi, riorganizzare le truppe e gli schieramenti e ripartire. Più o meno come sta pianificando di fare ora con la tregua con l'obiettivo dichiarato di accelerare lo scontro USA-Israele contro l'Iran. Ma iniziare tale manovra di rientro da soli durante la guerra avrebbe significato perdere ogni posizione di contrattazione politica mostrando di ritirarsi senza alternativa. L'avrebbero fatto comunque per salvare e riorganizzare l'esercito (PERCHE' ERA SALTATO TUTTO IL DIPOSITIVO) e calmare la popolazione, senza l'ONU. Tuttavia per gli USA era importante salvare Israele politicamente e diluire il ritiro facendo mantenere all'esercito un piede nel Libano meridionale facendolo apparire come un ritiro pianificato nell'ambito di una tregua duratura. Il prezzo di questo premio ad Israele malgrado la sua sconfitta lo deve pagare l'Europa.

Ecco quindi che abbiamo la Rice che comincia a dire che urge una tregua e l'invio di una forza di separazione. Ma è una tregua per la nuova guerra, non per porre termine all'occupazione che porrebbe anche termine alle azioni contro le forze israeliane. Questa risoluzione dell'ONU - talmente mal concepita dalla Francia che perfino un governo filofrancese come quello di Beirut l'aveva rifiutata in una prima istanza - vorrebbe vincolare Libano, Siria e Hezbollah senza porre il vincolo fondamentale ad Israele che è quello di procedere all'evacuazione delle alture del Golan ed alla striscia di Shaba. Tale azione fa soltanto risaltare l'atteggiamento unilaterale da parte dell'Europa e degli USA nei confronti del problema del MO e soprattutto nell'attuazione delle risoluzioni dell'ONU: vincolanti per gli arabi, non vincolanti per Israele. Permette quindi ad Israele di pianificare con ordine assieme agli USA la nuova guerra in cui l'Italia si troverà coinvolta in pieno.

Joseph Halevi

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