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Democrazia

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(17 Aprile 2013) Enzo Apicella

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    (La rivoluzione bolivariana)

    Bolivarismo e marxismo un impegno con l’impossibile

    L’impossibile è ciò che noi dobbiamo fare, perché del possibile s’incaricano gli altri tutti i giorni! (Bolívar)

    (12 Settembre 2006)

    Il fenomeno mondiale del capitalismo, per essere superato in modo definitivo guardando l’orizzonte dell’utopia comunista, dovrà scontrarsi con un fenomeno di rivoluzione socialista di portata mondiale, che come direbbe Lenin andrà -certamente- a rompere la catena imperialista a partire dagli anelli più deboli. Comunque sia, il marxismo deve nutrirsi della realtà, delle nostre storia e circostanze, ascoltando sempre in ogni angolo del tempo e dello spazio per visualizzare la marcia della società, influendo su di essa, trasformandola senza restare ad aspettare -come dice Fidel- che il cadavere dell’imperialismo ci passi di fianco.

    E’ l’utopia l’essenza dei marxisti, così come lo sono la ricerca selettiva di “strutture significanti”, il riscatto della scienza sociale e di quella utile alla pratica rivoluzionaria del vigore della visione d’insieme, nel transito del suo imponderabile destino di rinnovamento costante; come metodo e guida per l’azione, la sua ricerca dovrà indagare il fenomeno e la logica del suo movimento, nell’intendimento che nessuna categoria e perfino nessuna legge dello sviluppo sociale sono intrinsecamente evidenti. Nessuna verità di nessuna categoria risiede propriamente nella testa di ogni uomo, per quanto geniale sia, bensì nelle profondità, nella superficialità e nell’esternazione del fenomeno come insieme, osservato in termini dialettici; vale a dire, facendo un esame dei rapporti umani, ad esempio nella società come un tutto che si evolve al ritmo delle contraddizioni. I marxisti devono avere, nell’utopia, un ingrediente essenziale della coscienza, dando impulso all’azione di massa, con la convinzione che un movimento rivoluzionario -ovunque esso sia in gestazione- non può definirsi tale se è privo quel fattore che si traduce nello sforzo imbattibile proteso verso il cambiamento che sembra impossibile.

    Ma è dalle basi della realtà che l’utopia dovrà continuare a spiccare il suo volo, il dover essere dell’umanità, il mondo che vorremmo come altro mondo possibile. Ossia, parafrasando per l’appunto Bolívar, la ricerca dell’impossibile mentre del possibile s’incaricano gli altri tutti i giorni. Rendere possibile l’impossibile sempre, senza mai pretendere che la storia si arresti…, senza mai pretendere che vi sia un epilogo perfetto, perché l’uomo deve andare infinitamente alla ricerca di nuovi e migliori orizzonti terreni.

    Nell’impegno con l’utopia risiede precisamente uno dei valori fondamentali di Bolívar come soggetto rivoluzionario antecedente al marxismo, e del bolivarismo quale compendio attuale del suo repertorio. Fa parte dell’essenza delle gesta bolivariane la persistenza nella guerra totale contro gli oppressori spagnoli, contro gli oppressori in generale. Nella sua conduzione dell’emancipazione Bolívar fu, sul piano fisico ed intellettuale, teorico e pratico, non solo un combattente per l’autonomia politica, così come lo furono molti dei suoi contemporanei, ma anche un capitano della rivoluzione anticoloniale ed un genitore di ideali che sono -oggi più che mai- necessari postulati non ancora realizzati. Vale a dire, utopia: la realizzazione della Patria Grande e della repubblica emisferica, la concretizzazione dell’equilibrio dell’universo. Padre della nostra nazionalità colombiana, il Bolívar rivoluzionario, insorgente e lungimirante perseguiva la distruzione di ogni colonialismo, percependo, aldilà di quanto fosse realmente possibile ai suoi tempi, le possibilità dell’impossibile verso la costruzione di una società globale in condizioni di uguaglianza, giustizia e vera democrazia. In questa prospettiva ci mise addirittura in guardia dalla pericolosità dell’imperialismo yankee.

    Cosciente del processo storico cui partecipava, Bolívar sapeva della necessità di agire con determinazione trasformatrice senza volontarismo, ed al contempo analizzava, strada facendo, le condizioni concrete e le possibilità immediate che in quelle circostanze potevano materializzarsi, avendo sempre presente che il vero protagonista della storia è il popolo, mentre lui era solo una “fragile pagliuzza” strappata dall’uragano rivoluzionario. Con una visione continentale e persino universale, senza rinchiudersi nei limiti dell’appezzamento di ogni piccola “repubblichina”, per il Libertador l’opera del suo ideale sarebbe rimasta inconclusa fino a quando gli spagnoli avessero potuto continuare ad opprimere un qualunque popolo nel continente. Questo è il senso della sua colombianidad… La dimensione del suo sogno Colombiano si spingeva oltre il proposito di andare in Europa a decapitare i ladroni che subordinano l’universo. Come ogni vera utopia sul piano della prassi, quella del Libertador, in fondo, si propone l’impossibile per materializzare gli ideali a partire dalla base reale delle circostanze.

    Resistencia Internacional n. 34

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