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Comitato di Solidarietà con i popoli dell'America Latina

Carta del CSPAL

(12 Ottobre 2002)

Il Comitato di Solidarietà con i Popoli dell'America Latina (CSPAL) è nato a Massa dopo l'assemblea dell'8 febbraio 2002 dal titolo "E' solo argentina la crisi dell'Argentina ?".

In quella assemblea, molto partecipata, a cui era presente il gruppo italiano di appoggio alle Madres de Plaza de Mayo, emerse chiaramente la convinzione che la crisi argentina fosse solo un tassello di una più generale crisi dell'imperialismo, una crisi economica, sociale e politica i cui effetti non erano ormai più occultabili e che stava trascinando interi popoli alla fame e alla guerra.

Emerse inoltre la convinzione che la soluzione del "problema argentino" non potesse risiedere né nelle varie alchimie finanziarie, né nelle "politiche di aggiustamento strutturale" indicate dal FMI e dalla Banca Mondiale, ma solo nella costruzione di un reale potere popolare.

Con quella iniziativa il Comitato ha, di fatto, avviato una attività costante di controinformazione sulla drammatica situazione sociale e politica del continente latino-americano.

Negli interventi sui giornali locali e nelle numerose iniziative in cui siamo stati invitati abbiamo sempre cercato di portare un punto di vista critico e una informazione autentica sulla situazione dell'America Latina.

Nel mese di giugno abbiamo realizzato un cineforum dal titolo "Un viaggio in America latina: tra oppressione e liberazione (dedicato a Gabriel)‰ nel quale, attraverso la proiezione di 5 film - ciascuno dedicato ad un paese latino-americano - abbiamo registrato una partecipazione davvero importante (con punte fino a 200 partecipanti) a dimostrazione di una diffusa sensibilità verso i temi proposti.

La proiezione dei film, la distribuzione di schede culturali tematiche e le introduzioni alle iniziative ci hanno consentito di aprire una riflessione sulle straordinarie esperienze di resistenza di alcuni paesi dell'America Latina (Argentina, Cile, Salvador, Nicaragua, Uruguay) e sulle responsabilità dell'imperialismo, in particolare nord-americano, nella repressione e nel genocidio di quei popoli.

Questa impostazione non è stata importante solo nell'ottica del recupero "storico", ma è stata importante soprattutto per collegare quelle lotte e quella esperienza nelle lotte e nelle condizioni di vita attuali dell'America latina.

In questo contesto si è inserita l'assemblea pubblica del 13 giugno con Neka, "piquetera" argentina del Movimento Lavoratori Disoccupati (MTD) Lanus appartenente alla Coordinadora (CTD) Anibal Veròn.

Anche questa assemblea ci ha consentito di fare un ulteriore passo in avanti nella comprensione della realtà odierna dell'America Latina e di capire l'importanza della lotta condotta dai piqueteros nel contesto sociale e politico argentino.

L'attività di controinformazione è stata fin qui, senza dubbio, uno degli elementi principali della nostra attività.

Ma la nostra attività di controinformazione non può svilupparsi compiutamente se non partendo dalla consapevolezza che oggi, in Europa e in Italia, sta montando una ondata reazionaria, razzista e xenofoba, che gioca sulla pelle degli immigrati una partita decisiva. Una partita che indica gli immigrati come il problema da "risolvere".

Noi riteniamo invece che gli immigrati non sono un problema da combattere, ma una risorsa assieme alla quale combattere contro le ingiustizie sociali e contro le oligarchie economiche, politiche e culturali.

In tutte le campagne elettorali vediamo il continuo rincorrersi degli schieramenti politici sul terreno della "sicurezza dei cittadini" o meglio della lotta contro i migranti.

Noi pensiamo invece che lavoratori italiani e lavoratori immigrati hanno interessi comuni e che devono allearsi per migliorare la propria condizione.

Pensiamo che né gli italiani, né gli immigrati avranno maggiore sicurezza fino a che non verranno risolti i problemi sociali che colpiscono entrambi.

Certo, la situazione economica e sociale dei migranti spesso è molto peggiore di quella degli italiani. Questa differenza viene usata dal potere come arma di ricatto per peggiorare le condizioni degli italiani e portarle a quelle degli immigrati.

Noi, invece, dobbiamo lottare per migliorare le condizioni degli immigrati e portarle verso quelle degli italiani, non dimenticando che anche molti italiani soffrono pesanti problemi sociali ed economici e che sempre di più ne soffriranno mano a mano che va avanti il processo di smantellamento delle conquiste sociali in atto.

In una vera "civiltà" molti di questi discorsi sull'unità tra italiani e immigrati sarebbero inutili. Invece, in questa in/civiltà, diventano necessari così come diventa essenziale il lavoro di informazione e di conoscenza.

Un passo che abbiamo fatto in questa direzione è stato quello di organizzare un seminario interno sulla legge razzista Bossi-Fini che ha consentito ai partecipanti di acquisire nozioni culturali e politiche sulla situazione dell'immigrazione nel nostro territorio e sugli elementi al tempo stesso di novità e di profonda continuità della legge Bossi-Fini rispetto alla legge precedente Turco-Napolitano.

E‚ un lavoro che vogliamo caratterizzare ulteriormente in futuro con una attività di "sportello sociale", uno sportello degli immigrati per gli immigrati, che colga due aspetti essenziali: il primo, che gli interessi della comunità latino-americana (e più in generale delle "comunità immigrate" - anche se è importante evitare la cristallizzazione in "comunità" e stimolare la "contaminazione" culturale -) non possono essere seguiti meglio che dagli immigrati stessi; il secondo, che la nostra attività non intende minimamente sostituirsi alle responsabilità e alle competenze delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni assistenziali le quali vanno anzi richiamate costantemente al rispetto di tali responsabilità e competenze.

In questo senso va letto il nostro impegno di carattere popolare e sociale che metteremo in campo nel prossimo periodo: dai corsi di lingua "incrociati" (italiano per gli immigrati e spagnolo per gli italiani) alle feste latino-americane passando per il supporto informativo sulle leggi relative all'immigrazione.

Intendiamo contribuire a costruire comunità, relazioni, socialità non fini a loro stesse, ma bensì nell'ottica di una comune crescita culturale e di autonomia.

Il CSPAL invita tutti quelli che si riconoscono in questa impostazione (peraltro esposta molto sinteticamente) ad attivarsi per portare il proprio contributo di idee e di pratica.

Stiamo vivendo un periodo segnato da una profonda regressione sociale e culturale. Eppure, determinare un inversione di tendenza è possibile: dipende dalla nostra capacità e volontà di costruire e di lottare.

Settembre 2002

CSPAL
Comitato di Solidarietà con i Popoli dell'America Latina

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