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Omicidi bianchi - Mircea, l’ennesima morte inutile?

(27 Settembre 2006)

Cara “Liberazione”, in poche ore il mio stato d’animo ha subito un repentino cambiamento passando dalla gioia al dolore, poi seguito dalla rabbia. Avevo appreso dal gr1 la notizia che l’operaio rimasto sepolto sotto la palazzina crollata a Licata era stato trovato ancora in vita dopo 50 ore di dolore e sofferenza sotto le macerie; poi, rientrato a casa dal mio peregrinare per cantieri (lavoro infatti alla Fillea, il sindacato edili della Cgil) la notizia della morte: Mircea Spiridon, muratore rumeno, 32 anni, venuto in Italia nella speranza di un futuro dignitoso, lascia la moglie e tre figli nella più totale disperazione; infine, una rabbia difficilmente controllabile quando ho saputo che il suo datore di lavoro aveva detto che non c’erano persone al lavoro nella casa crollata.

Può bastare l’indignazione del giorno dopo? Può bastare la notizia riportata dai giornalisti che «la Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta per disastro colposo»? Lo sdegno e il dolore di queste ore a me non bastano e a stento riesco a frenare la rabbia che mi brucia dentro: questo essere ignobile che definire imprenditore risulta offensivo per tutti quelli che onestamente cercano con fatica di restare nella legalità nello scombinato mondo delle costruzioni, è un delinquente e come tale andrebbe trattato.

Deve essere messo nella condizione di non svolgere più l’attività di imprenditore per non nuocere alle persone e alla società. Nel settore delle costruzioni le sanzioni economiche e le conseguenze penali per danni permanenti o mortali a terzi sono ancora ridicole, l’iter della giustizia è talmente lento e farraginoso che molti imprenditori con pochi scrupoli continuano a esercitare impuniti il loro “mercato delle braccia”; le sanzioni sono talmente improbabili o irrisorie che spesso conviene essere “borderline”, in uno stato di continuo equilibrio tra legalità ed illegalità…

In questa terra di nessuno ci sono migliaia di disperati, di schiavi moderni che alimentano il mercato delle braccia: italiani e stranieri, in regola o in nero, con permesso di soggiorno o senza alla mercè di persone senza scrupoli. Se la situazione non cambia, se la politica non trova il coraggio di contrastare il marcio che c’è nella potente lobby del mattone quella di Mircea Spiridon corre il rischio di restare l’ennesima morte inutile, velata da un mare di ipocrisia insopportabile; resterà il numero 185 in una strage infinita di una guerra silenziosa combattuta all’arma bianca, con il sudore della fronte e la fatica delle braccia.

Basta, la sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere la priorità assoluta di un governo che si definisce di centro-sinistra.

Claudio Gandolfi - Liberazione 27 Settembre 2006

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