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(11 Novembre 2012) Enzo Apicella

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Appello per un cessate il fuoco della Confederazione Democratica del Kurdistan (KKK)

(2 Ottobre 2006)

Alla stampa e all’opinione pubblica

La nostra regione, il Medioriente, sta attraversando un’importante fase di cambiamento. Gli avvenimenti, giorno dopo giorno, ci hanno dimostrato che le posizioni nazionaliste e anti-democratiche sono i fattori principali alla base degli scontri, lasciandoci in una situazione di stallo che non può portarci alla soluzione del problema. L’unica posizione corretta da adottare nella regione è quella che segue i principi del dialogo e della democrazia fondati sul reciproco rispetto delle diverse nazionalità e religioni, così com’è nelle moderne democrazie.

Sappiamo che nella regione il problema maggiore, quello che produce effetti anche sugli altri problemi dell’area, è la questione kurda. Nei paesi in cui esiste il problema kurdo, ogni politica di oppressione nei confronti della popolazione kurda rinforza significativamente le forze anti-democratiche della regione. Contrariamente, la soluzione del problema kurdo può funzionare da catalizzatore per un’ulteriore democratizzazione della regione.

Noi come movimento, abbiamo fatto sforzi importanti e ottenuto molto per trovare una soluzione democratica alla questione kurda. A tal fine il nostro Leader ha sviluppato vari progetti e promosso appelli. Sebbene i nostri sforzi non abbiano mai ottenuto adeguata risposta, non sono rimasti senza risultato. Anzi, i nostri sforzi hanno portato sviluppi importanti per la comprensione del problema kurdo e della sua rilevanza nella situazione regionale.
Sin da quando è iniziata la resistenza del popolo kurdo contro gli attacchi del Governo turco, in particolar modo nel 2003, il nostro Movimento per la Libertà ha fatto importanti progressi a riguardo della maturazione di uno sguardo democratico all’interno dell’organizzazione e sulla posizione delle forze guerrigliere. Il Movimento ha raggiunto un punto in cui è in grado di resistere con forza alle politiche di negazione ed oppressione della Turchia. Inoltre, le lotte per la libertà contro i regimi di Iran e Siria sono fortemente cresciute. Questo sviluppo nelle quattro parti del Kurdistan ha permesso ai kurdi di trovarsi in una posizione forte, che può avere un’influenza importante per la stabilità regionale e le politiche internazionali.

In questo quadro, la relazione tra turchi e kurdi è diventata uno dei problemi principali nell’intera regione. Come risultato di quest’evoluzione, la soluzione del problema kurdo avrà il suo impatto sulla situazione internazionale. È all’interno di questo contesto, che diverse forze hanno fatto dichiarazioni e appelli per il cessate il fuoco in varie occasioni. Fra queste c’è la dichiarazione scritta degli USA, datata 15 agosto 2006, e quelle della Repubblica Federale dell’Iraq e del Governo Regionale del Sud Kurdistan. Anche in Turchia è stato richiesto il cessate il fuoco da parte di diverse organizzazioni, in primo luogo dal DTP (Partito per una Società Democratica), nonché da intellettuali, scrittori, Madri per la Pace, leaders religiosi kurdi e musicisti. Alcuni di questi appelli sono stati fatti attraverso la stampa, altri tramite canali diplomatici.

Contribuendo a queste mosse, il nostro Leader ha fatto una nuova dichiarazione riguardante l’evoluzione politica, e il nostro Movimento ha pubblicato il 23 agosto 2006 una dichiarazione per l’inizio del processo di Soluzione Democratica. A seguito di queste dichiarazioni si sono tenuti diversi incontri, e sono stati fatti appelli con lo stesso obiettivo, che hanno accelerato l’ingresso in un nuovo e fruttuoso periodo di pace. Per poter sostenere questi progressi, il nostro Leader ha fatto
un appello per il cessate il fuoco a nome del nostro Movimento, che però non è stato reso pubblico fino al 7 settembre 2006.
A seguito della sospensione delle azioni militari da parte dell’HPG (Forze di Difesa Popolare), il 15 settembre 2006, in linea con la richiesta fatta dal Consiglio Presidenziale Esecutivo della Confederazione Democratica del Kurdistan (Koma Komalen Kurdistan), il primo incontro della Seconda Assemblea si è tenuto il 24 e il 25 settembre 2006. A questo incontro hanno preso parte la Presidenza del Kongra-Gel, le Commissioni Permanenti, il Consiglio Esecutivo della Confederazione Democratica del Kurdistan, il Comitato del Movimento per la Difesa Popolare e il Consiglio del Comando Generale del HPG.

Durante la riunione si è discusso dell’appello del Leader Abdullah Ocalan, e si è giunti alle seguenti decisioni:

1- Dichiarare il cessate il fuoco a partire dal Primo Ottobre 2006. Cessate il fuoco che proseguirà in base ai passi che verranno intrapresi e allo svilupparsi degli eventi.
2- Non si farà uso delle armi fintanto che le nostre forze non verranno attaccate, ma in caso di attacco mirato alla distruzione delle nostre forze, esse si difenderanno con ogni mezzo.
3- Durante il periodo del cessate il fuoco, non ci saranno attività militari, fatta eccezione per quelle attività inerenti le necessità logistiche e la salvaguardia della sicurezza nazionale.
4- Sulla base di questa decisione, il comando dell’HPG, la posizione delle nostre forze, i loro movimenti e il loro programma saranno riorganizzati in relazione alla realtà del cessate il fuoco.
5- Tutti i dirigenti, le organizzazioni e le istituzioni del Movimento per la Libertà e Democrazia del Kurdistan a tutti i livelli (ideologico, politico, pratico) contribuiranno a portare a buon fine il cessate il fuoco. Inoltre, tutti gli obiettivi e i programmi saranno riorganizzati in base a quanto deciso con questa dichiarazione.
6- Questa decisione riguarda tutte le forze della Confederazione Democratica del Kurdistan. Nessuno prenderà una posizione contraria; ognuno s’impegnerà con tutte le sue forze per portare a compimento questo processo.

A seguito della riunione sopra menzionata, il leader della Confederazione Democratica del Kurdistan
Abdulah Ocalan, il 28 settembre 2006, ha nuovamente dichiarato al nostro Movimento e all’opinione
Pubblica la decisione del cessate il fuoco: “Sono pronto a fare tutto il necessario e chiedo all’HPG di annunciare il cessate il fuoco. Questo periodo di cessate il fuoco è di vitale importanza, tuttavia una volta che sarà intrapreso questo passo, vi sarà ancora molto da fare”.
Come specificato e sostenuto da tutte le nostre organizzazioni nazionali, la decisione può entrare da adesso ufficialmente in vigore.

La decisione del nostro Leader Abdullah Ocalan e del nostro Movimento, riguarda tutte le organizzazioni democratiche nazionali a noi collegate, che pertanto si impegnano a rispettarla. Ciò significa che quelle che sono al di fuori del nostro sistema e coloro che dichiarano di agire in nome del popolo kurdo e che riconoscono l’autorità del Leader Ocalan, dovranno agire e dimostriare atteggiamenti conformi all’appello rivolto dal nostro Leader. Lo stesso si applica per le forze armate che non agiscono all’interno del nostro sistema.

Coloro che non risponderanno al nostro appello e danneggeranno la causa per la libertà del popolo kurdo, devono sapere che il nostro Movimento assumerà una posizione a livello nazionale.
Il nostro popolo, avendo combattuto con successo per la libertà, pagando a caro prezzo e ottenendo molto, ha agito in maniera decisiva per il cessate il fuoco. E farà tutto quanto dovrà essere fatto per il raggiungimento della soluzione democratica del conflitto e di una libera unione. Il lavoro per una
soluzione democratica deve essere portato avanti tenacemente, e il nostro popolo deve dimostrare la sua chiara determinazione per la pace.
Svolgeremo il nostro lavoro intenzionati ad ottenere risultati positivi, affinché si possano creare le condizioni per una vita in un quadro di unione libera e democratica e per risolvere la questione kurda all’interno dei confini della Turchia. Il nostro popolo, come in passato, non abbasserà la testa davanti alle politiche di negazione e violenza, e saprà difendersi, se necessario. Il passo che stiamo facendo verso il cessate il fuoco è d’importanza storica per l’unione fra le due nazioni e la sua continuità. Di contro, coloro che vogliono provocare sentimenti di ostilità fra le due nazioni, che sono a favore dello scontro armato, cioè gli sciovinisti e i nazionalisti, potrebbero essere la causa di pericolose relazioni. È per questo che tutte le organizzazioni democratiche, la stampa, gli intellettuali, gli artisti e tutti coloro che desiderano la pace, dovrebbero appoggiare la strada che noi abbiamo scelto. Nessuno dovrebbe restare a guardare, ognuno ha il proprio compito da svolgere.

È chiaro che il Governo turco e il suo esercito non possono risolvere il problema con la violenza come hanno già tentato di fare molte volte. Le politiche di ”o annientamento o resa” hanno portato solo sofferenza per il popolo kurdo e una destabilizzazione degli equilibri nella regione. Invece, la soluzione democratica, attraverso gli strumenti del dialogo, spianerà la strada al processo di democratizzazione della Turchia, se la Turchia risponderà positivamente al cessate il fuoco.

Il successo del cessate il fuoco andrà a vantaggio del nostro popolo nelle quattro parti del Kurdistan. Dovrebbe essere chiaro che se la questione kurda in Turchia non si risolve, essa non si risolverà in nessun’altra parte del Kurdistan e gli obiettivi raggiunti saranno solo temporanei. Per questo motivo, in primo luogo il KDP ed il PUK, ed a seguire tutte le altre forze politiche kurde, dovrebbero contribuire a questo processo e fare gli sforzi necessari per portarlo ad avere successo. I governi della regione, come Siria e Iran, dovranno abbandonare le loro posizioni attuali e comprendere che una soluzione democratica non è possibile finché non ci sarà pace fra i kurdi. Come dovrebbe, anche, essere evidente che il processo del cessate il fuoco beneficerà ugualmente questi paesi, influenzando positivamente l’intera regione.

Un Medioriente stabile e in pace è la maggiore garanzia per la stabilità mondiale. Né gli USA, né le forze
internazionali dovrebbero ricorrere alla violenza per risolvere il problema kurdo. Dovrebbero affrontare il problema all’interno di un quadro di risoluzione democratica. Questo porterebbe risultati pacifici nella regione e nel mondo. Le indicazioni positive che ci sono giunte e il processo di cessate il fuoco che abbiamo avviato faranno sviluppare un processo democratico e la stabilità nella regione.
Nonostante, il nostro uso di mezzi democratici e del dialogo per risolvere la questione, è ingiusto che il Governo turco consideri il nostro Movimento come terrorista e insista sull’uso di mezzi violenti. Questa decisione politica dei Governi turchi, che si sono succeduti nel tempo, ha prodotto in alcuni decenni numerosi massacri ed esodi di massa del nostro popolo. Con la violenza non hanno ottenuto alcun risultato, bensì si è lasciata la regione in uno stato conflittuale.
È per questo motivo che i governi che si sono impegnati in una “alleanza a tre” come “coordinamento contro il PKK” dovrebbero smettere di considerare il nostro Movimento come organizzazione terrorista e dovrebbero abbandonare ogni loro piano di annientamento. È evidente che il problema non può essere risolto tramite mezzi violenti, così come ripetutamente in passato in molte occasioni gli eventi hanno dimostrato. Le potenze dominanti devono riconsiderare il loro approccio al problema prendendo in considerazione il nostro progetto di soluzione democratica; è questa la migliore via che ci si prospetta davanti. Gli USA e specialmente il Governo iracheno, che conoscono come nessun altro il problema kurdo, dovrebbero giocare un ruolo costruttivo nel processo di cessate il fuoco che noi abbiamo lanciato.
Da parte nostra, abbiamo fatto e faremo tutto quanto è necessario affinché il cessate il fuoco produca i suoi effetti. In qualità di parte a favore dello sviluppo di un periodo democratico e della stabilità, facciamo appello a tutti i governi coinvolti affinché si assumano le proprie responsabilità nell’interesse di tutti i popoli, compreso il popolo kurdo, nell’ambito del quadro di questo progetto democratico.

30 Settembre 2006

Koma Komalen Kurdistan (Confederazione Democratica del Kurdistan)
Consiglio Presidenziale

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