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Esopo ad Assisi

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(26 Settembre 2011) Enzo Apicella

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    (Imperialismo e guerra)

    Trasformare la tregua in Libano in pace per il medio oriente

    (2 Ottobre 2006)

    La pace e' lontana. Lontana dagli uomini e dalle donne che continuano a morire in Iraq a decine senza che nemmeno piu' ce ne accorgiamo. Lontana dagli uomini e dalle donne segregati a Gaza e in Cisgiordania. Lontana dagli uomini e dalle donne che vivono in Israele, in Libano, in Iran, in Europa, in Italia. Lontana dalle navi della disperazione che ogni giorno approdano sulle nostre coste.

    In Libano, dopo una guerra crudele e ingiustificata, e' arrivato il cessate il fuoco, tardivo, reticente, ambiguo e fragile.
    Il cessate il fuoco non e' la pace, è una condizione affinche' alla pace si possa almeno aspirare, perche' sino a che cadono bombe e partono missili non vi e' speranza e, giorno dopo giorno, si muore. A mantenere questa tregua dovrebbe servire la forza di interposizione dell’Onu, a cui partecipa anche il contingente italiano.

    Ma noi vogliamo dire che: questa non e' la nostra politica, questa non e' l'ONU di cui ci sarebbe bisogno; per costruire la pace ci vuole altro.

    La pace si fa anche a piccoli passi, e' una costruzione politica che si persegue giorno per giorno, anche con i compromessi, cammina sulle strade del possibile e chi vuole la pace, e non la "vittoria", lo sa e lo persegue. Ma la pace necessita innanzitutto di giustizia e di diritti.
    L'ONU di cui ci sarebbe bisogno e' una ONU in grado di richiedere il cessate il fuoco il primo e non il 32 giorno di guerra, di chiedere il rispetto di tutte le proprie risoluzioni, e non solo di registrare gli accordi possibili tra i potenti.
    La politica che vorremmo non e' fatta da armi schierate tra altre armi, ma di verita', giustizia, diritti.

    Affinche' la forza di interposizione dell’Onu possa mantenere la tregua occorre:
    - una rigida neutralita', che non puo' esservi finché esiste un trattato, stipulato dal Governo italiano precedente, di cooperazione militare con lo stato di Israele: questo trattato deve essere revocato;
    - un forte rispetto della sovranita' del Libano che, solo, puo' definire le modalita' di soluzione dei problemi interni al paese, compreso il processo di disarmo di tutte le milizie;
    - una chiara distinzione tra i compiti dei militari e le iniziative di sostegno al Governo, agli enti locali e alla società civile libanese nell’assistenza umanitaria e nella ricostruzione sociale e materiale del paese, compito che spetta ad una missione civile separata da quella militare.
    - una partecipazione italiana non finalizzata a conseguire vantaggi economici per le imprese italiane nel "business" della ricostruzione.

    Affinche' la tregua in Libano possa trasformarsi in pace per tutto il Medio Oriente e' necessario passare dalla via delle armi a quella del negoziato: bisogna aprire il dialogo con tutti, in particolare con le rappresentanze liberamente scelte dai popoli; e' necessario confrontarsi e comprendere le ragioni degli altri; solo così si puo' arrivare ad un accordo politico che sara' stabile solo se comprende la questione palestinese. E’ necessario ripristinare la legalita' internazionale, con la fine di tutte le occupazioni militari, e il riconoscimento dei diritti alla vita, alla liberta' e al futuro di tutti gli uomini e le donne che abitano in Medio Oriente, a cominciare dagli uomini e dalle donne palestinesi. Abbiamo a cuore il diritto alla sicurezza degli uomini e delle donne che vivono in Israele al pari di ogni altro e ogni altra, ma la sicurezza e' la conseguenza della pace e della giustizia, e non la sua premessa.

    MERCOLEDÌ 4 OTTOBRE SAREMO IN PIAZZA GARIBALDI ALLE 17.30 PER CHIEDERE AL GOVERNO ITALIANO CHE:

    - REVOCHI IL TRATTATO DI COOPERAZIONE MILITARE CON ISRAELE;
    - OPERI PER LA LIBERAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO E DEL PARLAMENTO PALESTINESE INCARCERATI DA ISRAELE;
    - SI ADOPERI PRESSO L’ONU E L’UE AFFINCHÉ INIZI SUBITO IL DIALOGO FRA TUTTE LE PARTI IN CONFLITTO.

    Donne in Nero di Padova

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