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“Nonostante Israele abbia messo sul campo tutte le sue forze militari non è riuscito nel suo obiettivo”

Intervista a Saadallah Mazraani (Vice segretario generale del Partito Comunista Libanese)

(4 Ottobre 2006)

Saadallah Mazraani partiamo da alcune considerazioni sui motivi di questa che possiamo definire una vera e propria aggressione da parte israeliana al Libano…

S. Si, noi siamo vittime di una vera e propria aggressione. Un’aggressione che ha colpito principalmente i civili. Ufficialmente, come saprete, da parte israeliana è stata motivata come risposta alla cattura di due soldati israeliani da parte del partito di Hezbollah, ma possiamo dire con certezza che non è stato altro che un pretesto. Addirittura anche in Israele, così come negli Stati Uniti, si è scritto molto sul fatto che questa operazione fosse pronta da tempo. Un’operazione che non soltanto è stata appoggiata dagli Stati Uniti ma preparata di concerto tra israeliani e statunitensi.

A suo avviso quali sono i reali obbiettivi di questa operazione?

S. L’obiettivo diretto è ridurre la forza politica di Hezbollah, ma ci sono degli obbiettivi non dichiarati che rimandano alle ragioni dell’invasione statunitense in Iraq. In Iraq gli statunitensi sono in difficoltà, lo testimoniano le perdite dei loro soldati, i massacri. Per questo stanno cercando di estendere il conflitto in altri paesi, cercando disperatamente un successo, nel loro progetto di dominare il Medio Oriente. Per questo crediamo che questa è un’aggressione israeliana tanto quanto statunitense.

L’Iraq dunque, ma anche la Palestina. Crede che anche la situazione palestinese sia legata a quello che sta succedendo oggi in Libano?

S. Certamente, gli statunitensi e gli israeliani hanno lo stesso progetto. E’ la prima volta che trovano una coincidenza su tutta la linea, anche sui minimi dettagli. In Palestina, come quasi dappertutto, ci sono movimenti politici moderati, altri più radicali. Ebbene da quando Bush è salito al potere non c’è stata più nessuna differenza tra i diversi movimenti politici. In nome della guerra al terrorismo hanno lasciato carta bianca agli israeliani sull’uso della forza, interrompendo qualsiasi trattativa, qualsiasi dialogo. In questa logica è il più forte che ci guadagna e si può permettere di “trattare”, solo con sé stesso.

Ritornando alla situazione in Libano. Oggi c’è la risoluzione dell’ONU 1701 con la quale si è autorizzata la presenza di militari stranieri nel vostro paese. Che cosa pensa di questa risoluzione e della presenza delle truppe ONU?.

S. Noi crediamo che continueranno a garantire l’aggressione israeliana al Libano. Ancora una volta lo zampino degli Stati Uniti è stato evidente sul ruolo che queste truppe avrebbero dovuto avere una volta sul campo, cercando di spingerle verso un atteggiamento aggressivo nei confronti di Hezbollah, mentre la risoluzione 1701 non dice che le truppe Onu sono autorizzate a confrontarsi con Hezbollah. Gli statunitensi stanno dunque cercando di spingere queste forze a fare ciò che Israele non è riuscito a fare per merito della grande resistenza libanese. Israele non è mai riuscita ad avere la meglio sul Libano, né nel 1982, né nel 2000 quando furono costretti a lasciare il Libano umiliati. Nonostante Israele abbia messo sul campo tutte le sue forze militari non è riuscito nel suo obbiettivo.

Masrani, che ruolo può avere oggi il Partito Comunista Libanese nella situazione attuale?

S. Noi abbiamo partecipato alla resistenza contro l’aggressione israeliana, perdendo 13 nostri compagni in diverse parti del paese. Certamente le forze meglio organizzate sono quelle di Hezbollah ma noi abbiamo contribuito, con i nostri compagni addestrati, nell’aiutare la gente a difendere i propri villaggi, le proprie case. E’ stata una prova di resistenza incredibile, è stata una guerra molto speciale, straordinaria, se si pensa che qualche centinaio di combattenti hanno respinto quasi quaranta mila soldati israeliani. Una prova straordinaria in pieno accordo con la tradizione della resistenza libanese. Nel 1982 cominciammo la resistenza all’invasione israeliana giocando un ruolo simile a quello che oggi ha giocato Hezbollah in questa guerra. E’ stato l’intervento internazionale, successivo alla guerra del 1982 che ha affievolito la nostra forza, ma la nostra presenza nella resistenza libanese oggi è riconosciuta chiaramente dalla gente in Libano.

In conclusione. Che cosa attende il Libano. Pensate di poter rientrare in possesso della vostra sovranità nazionale in poco tempo o al contrario ci vorrà ancora molto, prima di poter voltare pagina e ricominciare nuovamente, come il popolo libanese ha sempre dimostrato di saper fare?

S. Il problema libanese è quello di un’intera regione, una situazione complicata, resa ancora più complicata, come ho già detto, dalla presenza statunitense nell’area. Dall’occupazione statunitense in Iraq col pretesto di impiantarvi una democrazia occidentale, si è amplificata la divisione su base etnica e confessionale di quel paese. Una guerra, quella in Iraq, che è tutt’altro che finita. C’è il problema palestinese, per il quale israeliani e statunitensi ha prodotto solo l’interruzione di qualsiasi forma di negoziazione. Ora anche la guerra in Libano. C’è bisogno che le forze nazionali progressiste, democratiche, comuniste, lavorino molto per mettere fine a questo progetto di dominio statunitense sull’area e certamente il sostegno internazionale ai nostri sforzi sarà importante, come lo è stato finora. A questo proposito vorrei ringraziare tutte quelle forze che a più riprese hanno organizzato manifestazioni, nei loro paesi, in solidarietà con il popolo libanese. E ancora coloro che in questi giorni sono stati in Libano per la commemorazione dei massacri di Sabra e Chatila, ai quali si è aggiunto oggi, tristemente, anche Qana.

intervista rilasciata a Gianfranco Bongiovanni di Radio Città Aperta

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