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    Una prima nota sulla finanziaria

    del movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori

    (11 Ottobre 2006)

    Sulla proposta di legge finanziaria varata dal governo predisporremo a breve una analisi articolata. Tuttavia è utile un primo giudizio di fondo sulla natura della manovra e sul nostro intervento di massa contro di essa.

    La legge finanziaria, contrariamente alle promesse (e alla propaganda) del PRC è una legge finanziaria di sacrifici. Il suo baricentro, già annunciato dal DPEF, è il combinato disposto del rispetto dei parametri di rientro dal debito e del taglio del cuneo fiscale a vantaggio delle grandi imprese: cioè l'esatto opposto della penalizzazione dei "ricchi". Questo ulteriore trasferimento al grande capitale di una massa consistente di risorse viene scaricato sulla maggioranza della società italiana. Sia su un settore di piccola borghesia (aggravio dell'aliquota IRPEF tra i 75000 e i 100000 Euro); sia sui lavoratori e le larghe masse popolari: per le quali i vantati benefici del riequilibrio fiscale (ma molto modesti e solo per alcuni settori) sono largamente annullati dall'ondata di nuove tassazioni locali (IRPEF e ICI), dalle misure assunte contro la sanità pubblica (tagli e tickets), dalle restrizioni della spesa scolastica (revisione dei parametri alunni-classe, riduzione degli insegnanti di sostegno…). Per non parlare dell'annunciata operazione sulle pensioni affidata ad una concertazione post finanziaria da concludersi entro il 31 Marzo 2007 e comprensiva di "età pensionabile" e revisione dei coefficienti; e della parallela concertazione sulle regole contrattuali in direzione del ridimensionamento, comunque modulato, del contratto nazionale di lavoro. Peraltro viene smentita proprio la promessa di un rigore fiscale contro i veri ricchi. La tassazione uniforme al 20 % di tutte le rendite finanziarie, indipendentemente dalla loro consistenza; il nulla sull'evasione fiscale (al di là dei cosiddetti studi di settore sempre falliti); la mancata introduzione della tassa di successione sui grandi patrimoni; la stessa invarianza dell'aliquota Irpef sopra i 100.000 euro stanno a indicare, nel loro insieme, tanto più a fronte dei sacrifici popolari, la nuda logica di classe della manovra economica del governo.

    Al tempo stesso il governo ha mascherato abilmente il contenuto offensivo della manovra. Per renderla digeribile alla sinistra neogovernativa e alle burocrazie sindacali – e consentire loro una più agevole copertura e giustificazione della stessa livello di massa – il governo ha scorporato dalla finanziaria il grosso della partita pensioni e ha relativamente contenuto la mole dei tagli inizialmente annunciati sulla scuola. Questo fatto, unito alla grottesca offensiva propagandistica delle destre contro "la finanziaria comunista" e "il massacro del ceto medio", contribuisce a creare elementi di disorientamento tra i lavoratori e ad ammortizzare le relative reazioni. Parallelamente, da un altro versante, l'iniziale sostegno, succesivamente rettificato, alla manovra da parte di un quotidiano come Il Manifesto può rafforzare la confusione nello stesso settore d'avanguardia. Tuttavia la confezione concertativa ed attenta della finanziaria non è in grado di richiamare un reale consenso popolare a livello di massa. Il carattere odioso di alcune misure emblematiche (tickets sanitari); il quadro esplicito dei programmi sociali futuri (pensioni); lo screditamento pregresso dell'immagine pubblica del governo (cento sottosegretari, vicenda Telecom) concorrono a preservare una diffusa insoddisfazione operaia e popolare e una vastissima diffidenza. Complessivamente la somma delle reazioni piccolo-borghesi e della insoddisfazione del lavoro dipendente accentua le contraddizioni del blocco sociale del Centrosinistra e restringe la base di sostegno del governo. La mobilitazione delle destre mira a capitalizzarne gli effetti.

    La campagna contro la finanziaria sarà un terreno centrale della nostra battaglia politica in autunno. Abbiamo necessità di intervenire su due assi complementari.

    Da un lato un intervento di demistificazione puntuale della truffa propagandistica che la sorregge ("il pianto dei ricchi" per intenderci), nel merito dei suoi singoli provvedimenti: su questo piano è particolarmente importante, dal punto di vista dell'agitazione, la denuncia dei tickets sanitari su pronto soccorso, esami e visite specialistiche e del carico di addizionali indotte a livello locale (regioni e comuni), una vera seconda finanziaria occulta.

    Dall'altro lato si tratta di attaccare l'intera logica della concertazione del programma padronale e governativo. Questo è il punto politico essenziale. Il Manifesto ha titolato il primo editoriale sulla finanziaria con l'espressione significativa: "Poteva essere peggio". E' necessario ribaltare questa logica. E' la logica della copertura politica della sinistra neogovernativa e della burocrazia sindacale. E' la logica di chi accetta il quadro di collaborazione con la borghesia lungo il piano inclinato dei sacrifici, e che, pronto al peggio, saluta sempre il "meno peggio" come successo. In realtà è esattamente questa politica "il peggio" per il movimento operaio, come dimostra l'esperienza degli ultimi vent'anni: perché lo subordina il capitale nella sua epoca di crisi e lo destina a ripetute sconfitte. Noi dobbiamo invece rivendicare, all'opposto la fine della concertazione dei sacrifici, la rottura della collaborazione di classe e l'unità di lotta del movimento operaio e delle sue organizzazioni attorno ad un programma indipendente come unica via di costruzione di un'alternativa e persino di difesa di vecchie conquiste e di vittorie parziali; come unica via per ribaltare i rapporti di forza e capovolgere l'agenda programmatica dello scontro sociale ( come ha insegnato, su un terreno specifico, la recente rivolta dei lavoratori e dei giovani francesi contro le leggi di precarizzazione del lavoro e il suo successo). Per questo rilanciamo la tematica della vertenza generale del mondo del lavoro e dei disoccupati come terreno di unificazione di classe. A questo fine predisporremo a breve una proposta rivendicativa articolata, aggiornando il testo proposto in occasione dell'assemblea nazionale dell'8 luglio "Stop precarietà". E produrremo su tutto questo( denuncia della finanziaria, proposta rivendicativa, proposta politica dell'autonomia e dell'unità di classe ) un volantino nazionale a due pagine da diffondere nel più largo numero di posti di lavoro, mercati, ambienti sindacali e di movimento.

    Intanto è importante che tutte le nostre sezioni programmino, da subito, accanto alla diffusione sui luoghi di lavoro del volantino indicato, una specifica iniziativa pubblica e pubblicizzata sul proprio territorio contro la finanziaria. Questa iniziativa va costruita con cura: invitandovi tutte le forze della sinistra politica e sindacale disponibili ad una convergenza sul tema o comunque ad un'interlocuzione ( settori della sinistra CGIL,CUB, RDB,COBAS, SINCOBAS,SLAI COBAS). Con la consapevolezza che nel nuovo scenario politico sociale, il movimento per il Partito Comunista dei lavoratori può essere la principale forza riconoscibile della sinistra di opposizione.L'iniziativa pubblica sul territorio contro la finanziaria va utilizzata come occasione di costruzione di relazioni con tutti i soggetti della sinistra di classe e di movimento: relazioni essenziali per una forza politica come la nostra che vuole mettere radici e conquistare ruolo nella battaglia del movimento operaio e nel confronto interno alla sua avanguardia politica e sociale.

    Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori

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