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Sull’Arte Israeliana

(19 Ottobre 2006)

(Riflessioni di Curzio Bettio, di Soccorso Popolare di Padova, dopo la lettura di documenti a lui pervenuti via Internet; tutti gli autori e i segnalatori dei testi elaborati, anche se non citati individualmente, vengono pubblicamente ringraziati per la loro grande sensibilità nei confronti dei drammi della gente della Palestina e del Libano).

Il 17 ottobre 2006, a Milano, al Palazzo Reale, è stata inaugurata la mostra "Omanut : Cento anni di arte e vita, Israele 1906 - 2006", che terrà cartellone per ben tre mesi ed avrà una fortissima ricaduta mediatica, specie sul pubblico dei giovani studenti portati a visitare la mostra, privi di un adeguato bagaglio di conoscenze storiche obiettive.

Il suo intento è, come dice Vittorio Sgarbi nel commento all'iniziativa, “ribaltare l'associazione logica che lega l'immagine di Israele a eventi bellici”, mentre Daniele Liberanome, facendo riferimento ad un'intervista ad Amnon Barzel, dice che la mostra ha il fine di “ricordare i cento anni (sic!) dell'arte israeliana” e… “festeggiare il centenario dell'arte di una nazione”, nata con la fondazione di un'Accademia d'arte “in un sobborgo pressoché disabitato della Gerusalemme di allora”, per decisione del Congresso sionista di Basilea del 1901.

Nell'articolo-intervista si fa notare che il messaggio della mostra è espresso dall'opera dell'artista Menashe Kadishman : “25.000 piccole facce di metallo.....si intuisce che sono ragazzi in giovane età. E' in onore ai soldati, al loro sacrificio, che permette a Israele di vivere,...”, come pure che l'arte israeliana è “esistenziale”...perché si occupa del “rischio che lo Stato stesso sparisca con tutti i suoi cittadini”....in quanto “oggi le frontiere sicure non sono una garanzia sufficiente di sopravvivenza, perché il pericolo può arrivare da lontano, con i missili.”

Daniele Liberanome ribadisce nell'articolo questi concetti quando parla di “problemi in cui si dibatte lo Stato ancor prima della sua fondazione”, per cui gli artisti esprimono il “tema della vita e della morte in un Paese in guerra continua e sempre minacciato nella esistenza propria e dei propri cittadini”.

Come potete notare si tratta di un'operazione di comunicazione di massa di enorme importanza, alla quale hanno cooperato anche istituzioni italiane locali e nazionali, che ritengono giusto premiare in questo modo uno Stato che non solo viola quotidianamente il Diritto Internazionale ed Umanitario, la IV Convenzione di Ginevra, il verdetto del Tribunale Internazionale di Giustizia dell'Aja sul muro e la successiva condanna dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, senza contare le innumerevoli risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle NU, ma si è permesso ultimamente di invadere, bombardare in modo criminale, devastare il Libano e la Striscia di Gaza adducendo motivazioni evidentemente pretestuose, usando armi sperimentali dagli effetti sconvolgenti, e lasciando poi, giustamente (!), l'onere della riparazione dei danni e della ricostruzione, oltre che del sostegno umanitario, a quegli Stati, come tutti gli Stati d’Europa, che non hanno avuto il coraggio di imporre il ritiro dell'invasore.

L'evento ha come sponsor importante l'azienda farmaceutica israeliana TEVA che ha in Italia 6 stabilimenti e 800 dipendenti, oltre alle varie comunità ebraiche.

Questa non è un'operazione culturale, ma un tentativo di mettere in circolazione un’immagine pulita di uno Stato, che la Storia denuncia come falsamente innocente, e che anche i recenti avvenimenti drammatici hanno evidenziato possedere un’immagine che origina repulsione.

Ma quanto bravi sono gli “artisti” Israeliani che si occupano di arte contemporanea! Non usano più colori ad olio, tempere ed acquerelli, o materiali plastici, ma un nuovo prodotto, il DIME - Dense Inert Metal Esplosive, e non si esprimono più su tela o mediante sculture, usano direttamente le carni dei corpi umani, con risultati artistici sorprendenti, soprattutto se si esercitano sui corpi dei cittadini Palestinesi della Striscia di Gaza o degli abitanti del Libano, che si devono a forza prestare a tutto questo…per amore dell’arte!

Per avere una visione solo parziale di alcune di queste…opere d’arte basta andare a consultare: www.globalresearch.ca o www.globalresearch.ca

Ma ecco come i critici, che hanno esaminato immediatamente questi capolavori densi di “umanità”, hanno relazionato:

A metà luglio 2006, alcuni medici degli ospedali di Gaza hanno chiesto aiuto alla comunità internazionale, dopo aver trattato per la prima volta ferite inspiegabili che hanno portato all’amputazione di un arto inferiore in almeno 62 casi.

I medici hanno tentato di comprendere le cause di queste strane ferite che presentavano piccoli frammenti, spesso invisibili ai raggi X, e inspiegabili recisioni negli arti inferiori provocate dal calore.

Dopo una lunga ricerca, Rai News 24 ha prodotto un'inchiesta condotta dai giornalisti Flaviano Masella e Maurizio Torrealta, messa a disposizione su www.rainews24.rai.it, che è riuscita a individuare la possibile causa di questi effetti: si tratterebbe di un’arma nuova che viene sganciata da aerei droni, senza pilota, e viene teleguidata con precisione sull’obiettivo fissato.

L’arma, secondo la rivista militare “Defence Tech”, viene chiamata DIME, Dense Inert Metal Esplosive, e consiste di un involucro di carbonio che al momento dell’esplosione si frantuma in piccole schegge e nello stesso momento fa esplodere una carica che spara una lama di polvere di tungsteno caricata di energia che brucia e distrugge con un’angolatura molto precisa quello che incontra nell’arco di quattro metri.

Questa tecnologia si inserisce nella nuova classe di armi a bassa letalità, una nuova generazione di armi di morte, che minimizzano i danni collaterali e circoscrivono in uno spazio ristretto gli effetti letali.

DIME, questo straordinario strumento per produrre…capolavori artistici sul vivente!

Per imparare a conoscere questo sorprendente strumento “artistico” è utile consultare http://www.globalresearch.ca: New and unknown deadly weapons used by Israeli forces by Prof. Paola Manduca - 2006-08-07

Sull’argomento sono apparsi diversi articoli. Per tutti, il seguente: Israele ha usato un nuovo prototipo di arma nella Striscia di Gaza - Un’indagine Italiana rivela crimini di guerra

Curzio Bettio

Fonte

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