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Atesia: ancora menzogne ai lavoratori da parte del Gruppo di Tripi

(24 Ottobre 2006)

diffusa circolare Almaviva presso Alicos di Palermo, ma si parla di Atesia. Un mucchio di falsità cerca di screditare ad arte il lavoro dell'Ispettorato e la lotta dei lavoratori. Si considerano calunnie gli articoli della stampa: incredibile!

In data 20 Ottobre 2006 il Gruppo Almaviva, di proprietà Tripi, ha emesso una circolare informativa (di cui sotto si riporta un ampio stralcio) che è stata affissa presso i locali di Alicos a Palermo.

Prima di commentare questo elogio della menzogna, leggiamo quanto scritto dalle capoccette.

….L'azienda ha sempre operato nel rispetto delle leggi e degli accordi con le parti sociali.

Nessuno può negare che Almaviva abbia assunto 4000 persone e in Atesia abbia portato da 90 a 400 i lavoratori subordinati.

Questo piano firmato che doveva portare la trasformazione di 2000 lavoratori subordinati è stato interrotto dall'ispezione che ha contestato gli accordi.

Riteniamo tali rilievi privi di fondamento giuridico e calunnie di stampa creano danni all'zienda.

Il gruppo Almaviva non ha niente da temere: appena approvata la finanziaria intende avviare la stabilizzazione di migliaia di lavoratori.

Tuttavia vi è il rischio che tale processo non possa riguardare i lavoratori di Atesia. Lo diciamo con rammarico ma in ossequio ad un dovere di verità, reso ancor più forte dal timore che quelle campagne stampa possano aver generato aspettative fuori luogo e possano far pensare a qualcuno che dietro gli accordi e le possibili disposizioni di legge ci sia chissà quale condizione di maggior favore nei riguardi di Atesia.

Ad Atesia l'ispettorato chiede la stabilizzazione di tutti i lavoratori a prescindere dall'attività effettuata e dall'analisi dei singoli rapporti contrattuali presupposti.

Una simile pretesa si pone a nostro avviso in contrasto con quanto previsto dal ministro del Lavoro nella circolare che distingue tra attività inbound, cui si attaglierebbe la fattispecie del lavoro dipendente, e l'attività out bound per le quali sarebbe praticabile il ricorso a forme di lavoro parasubordinato.

Ma ciò che appare più intollerabile è che essa sia stata formulata esclusivamente nei nostri confronti e non anche verso le altre 700 aziende italiane nostre concorrenti, le quali si giovano al pari di Atesia della collaborazione di contratti a progetto per l'erogazione dei propri servizi out-bound organizzando con le stesse modalità che ci vengono contestate dall'ispettore del lavoro.

Che le istituzioni stabiliscano che ciò che vale per noi vale per tutti e ci adegueremo.In caso contrario non potremo accettare comportamenti discriminatori verso Atesia che avrebbero come unico effetto la fuoriuscita dal marcato della stessa.

Se verrà quindi garantita completamente ad Atesia una parità di trattamento rispetto ai propri concorrenti l'azienda sarà in condizioni di assecondare i processi di stabilizzazione eventualmente indotti dalla nuova normativa.

In caso contrario non avremo alternative al congelamento dell'attuale situazione sino a che la magistratura non si sarà espressa in modo definitivo e conclusivo sulla vicenda.

20-10-2006 …..


Ribadiamo ulteriormente il concetto che il signor Gianni Camisa, Amministratore Delegato Almaviva, stenta a ficcarsi in testa.

NON ESISTE ALCUN COLLEGAMENTO TRA LA PRONUNCIA DELL'ISPETTORATO DEL LAVORO E LA PUR PESSIMA CIRCOLARE DAMIANO CHE DIVIDE FRA INBOUND E OUTBOUND (e fu lo stesso pessimo Ministro Damiano a smentire subito l'illazione fatta circolare ad arte da Tiziano Treu, della Margherita, partito foraggiato da Tripi)

Motivo: La circolare del lavoro, discutibilissima sotto tutti i profili, semplicemente dichiara che gli operatori telefonici OUTBOUND devono essere inquadrati giuridicamente come collaboratori a progetto, mentre quelli INBOUND come lavoratori subordinati. Punto.

Questo significa che la tipologia contrattuale da sottoporre all'attenzione del lavoratore all'atto della firma deve essere nel primo caso il "contratto a progetto", nel secondo caso una delle tante forme di "contratto di subordinazione" (prova, apprendistato, inserimento: che, ricordiamolo sempre, non significa automaticamente "tempo indeterminato!).

Nell' "affaire Atesia" l'Ispettorato del Lavoro, purtroppo per Tripi, ha svolto un altro lavoro: ha semplicemente cercato di verificare la conformità delle mansioni svolte dal lavoratore con la tipologia contrattuale fattagli sottoscrivere dall'azienda.

Poichè la stragrande maggioranza dei contratti Atesia (circa 4000) è a progetto, ed essendo rilevata PER TUTTI l'infrazione della subordinazione, l'Ispettorato ha concluso che non sussiste nessuna aderenza tra mansione e contratto ed ha intimato la conversione immediata di TUTTI I CONTRATTI IN CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO
( a questo proposito, va ricordato che una vecchia legge dello Stato stabilisce che è da considerarsi "regola" il tempo indeterminato ed "eccezione" il tempo determinato. Da questa osservazione giuridica discende la conclusione ispettiva di cui sopra).

NON ESISTE ALCUN COLLEGAMENTO TRA LA PRONUNCIA DELL'ISPETTORATO DEL LAVORO E I DELIRANTI ACCORDI DI APRILE 2006 TRA SINDACATI CONFEDERALI E GRUPPO ALMAVIVA.

Motivo: La richiesta di un'Ispezione fu avanzata già oltre un anno e mezzo fa dai lavoratori del Collettivo PrecariAtesia che, consci dello sfruttamento perpetrato dall'azienda, avevano deciso di mobilitarsi.

E' falso, incredibilmente falso, il passaggio per cui "questo piano firmato che doveva portare la trasformazione di 2000 lavoratori subordinati è stato interrotto dall'ispezione che ha contestato gli accordi".

Non c'è stata alcuna contestazione degli accordi ed il perchè è ancora una volta da ricercare nella "natura" dell'Ispezione: non si è valutata la bontà politica degli accordi di Aprile (l'Ispettorato non è un Partito) ma, repetita iuvant Camisi, la "conformità" della mansione svolta dal lavoratore all'atto giuridico sottoscritto.

Si accusa la stampa di calunnia e si diffama un organo dello Stato (l'Ispettorato appunto) responsabile di avere svolto, una volta tanto, il proprio dovere.

Questo è inaccettabile e si potrebbero benissimo delineare gli estremi per una querela, se solo il Ministero del Lavoro non dormisse in piedi.

Il fatto che le pretese (vere) dell'Ispettorato, interpretate (falsamente) dal Gruppo Almaviva come " formulata esclusivamente nei nostri confronti e non anche verso le altre 700 aziende italiane nostre concorrenti" è nella natura "singolare" dell'Ispezione: quando l'Ispettorato controllerà anche le altre 700 aziende forse deciderà ugualmente, o forse no. Nessuno lo può sapere, nemmeno Camisa ( o forse lo sa ma non lo vuole dire perché si vergogna, visto che sono loro che comandano in seno all’associazione che riunisce tutti i call center).
A proposito, una corporazione di fratelli di sangue: il signor Camisa vuole morire con tutti i filistei!

Si conclude in crescendo con un bel ricatto: "se verrà quindi garantita completamente ad Atesia una parità di trattamento rispetto ai propri concorrenti l'azienda sarà in condizioni di assecondare i processi di stabilizzazione eventualmente indotti dalla nuova normativa.
In caso contrario non avremo alternative al congelamento dell'attuale situazione sino a che la magistratura non si sarà espressa in modo definitivo e conclusivo sulla vicenda", pensiero per altro esplicitato qualche settimana fa ai microfoni della Rai da cavallo pazzo Camisa.

Questi cow-boy del terzo millennio, convinti che la legge siano loro, non devono passare.

Questi signori, se non possono essere arrestati perchè "un ricco che truffa lo Stato, per lo Stato non è reo" (vedere articolo 178 della Finanziaria, che abbona a Tripi un bel pò di milioni di euro ed incolla alla collettività il pagamento del differenziale previdenziale pregresso e introduce la clausola pacificatoria con la quale il lavoratore forzatamente rinuncia al contenzioso con l'azienda), almeno abbiano la decenza di vergognarsi in silenzio.

francesco fumarola

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