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Esopo ad Assisi

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(26 Settembre 2011) Enzo Apicella

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La delusione di una pacifista e la trappola fiorentina

Alla gente come me che al movimento ci aveva creduto.

(15 Ottobre 2006)

Siamo disposte/i ad accettare che il Se e il Ma cambino il nostro No alla guerra? Voglio dire: ci va bene che Se il governo Prodi minaccia di cadere, dobbiamo rinnovare le truppe in Afghanistan ? E quando ci pongono il Ma dell'ONU, che autorizza l'invio di soldati in armi dentro lo Stato del Libano, già devastato da Israele ? Quando ci danno il casco blu dicendo "MA c'è l'ONU", ci va bene di inviare soldati in armi ad occupare il paese aggredito anziché far ritirare l'aggressore ?

Ci va bene che il nostro slogan "No alla guerra senza se e senza ma" sia diventato come ha scritto Lucio Manisco: "Ni alla guerra senza me e chissà. Tiritiritù?... Tiritirità !

Nel Forum del Movimento contro la guerra svoltosi a Firenze meno di due anni fa (ma sembrano due secoli) avevamo detto e poi scritto "Mai più missioni militari oltreconfine" e "Vogliamo che le nostre missioni all'estero siano solo civili e senz'armi. E non affiancate o aggiunte all'intervento militare ma ALTERNATIVE, SOSTITUTIVE." Adesso chiedo perché coloro che credevamo rappresentanti del nostro movimento, dirigenti e coordinatori fuori e dentro il Palazzo, sono riusciti a convincerci che va bene una missione militare in armi, che è una missione di pace e che è giusto affiancarla ai soggetti dell'umanitario, missioni civili, ong, cooperaz. internazionale e tutto quel mondo che aborrisce le armi e vorrebbe aiutare l'umanità.

Per cinque anni abbiamo fatto assemblee e gridato nelle piazze: DISARMO DISARMO.

Oggi ci troviamo con in mano soltanto un pugno di PROMESSE TRADITE .

Facciamo un bilancio rapido dopo cinque anni di lotte.

-LA PACE AL PRIMO POSTO- non vero, la compatibilità di governo al primo posto.

-RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE- obiettivo fallito perchè abbiamo rinnovato le truppe in Afghanistan in missione di guerra, abbiamo mandato nuove truppe in Libano, soldati in armi dentro un paese aggredito anziché missioni civili alternative dopo il ritiro dell'aggressore. Quanto all'Iraq, poi, il ritiro non è certo immediato come ci avevano insegnato gli spagnoli: deve necessariamente avvenire dopo le elezioni di conferma di Bush, affinché la defezione dell'alleato Italia sia invisibile e non disturbi il ponte di comando.

-RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI- obiettivo fallito perché abbiamo la nuova finanziaria di guerra con ben 1.700 milioni di euro destinati a nuove armi tecnologiche.

- ABOLIZIONE DELLE PARATE MILITARI- Obiettivo fallito non solo per la clamorosa riedizione del giugno 2006 con tanto di spilletta arcobaleno sul bavero di Bertinotti, ma perché dopo il voto bipartisan in Parlamento sulle missioni di pace italiane (compreso Iraq, Afghanistan e chi più ne ha più ne metta) il clima di fervore militarista produrrà nuovo plauso alle nostre forze armate e nuove sfilate di armi e militi per la pace.

-DISARMO DELLE PRODUZIONI DI ARMI.- Obiettivo fallito grazie alla nuova politica di riarmo, giustificata dal multilateralismo armato e dall'Europa potenza, e finalizzata a pompare risorse verso la Finmeccanica e le sue affiliate di guerra.

- DISARMO DELLE BASI MILITARI USA E NATO- Obiettivo fallito grazie all'intoccabilità della nostra obbedienza alla NATO e agli USA. le basi aumentano, vedi Vicenza e Taranto. Quanto poi alle basi in Sardegna, per ora non si toccano e si riconfermano le scellerate esercitazioni NATO (cui partecipa anche Israele) perché l'Italia è impegnata "nelle missioni di pace" in Medio Oriente (a detta del Ministro Parisi).

BILANCIO DELLA SVOLTA IN POLITICA ESTERA: SVOLTA ZERO, SPERANZA ZERO, FIDUCIA ZERO.

Adesso non credo più alle parole, non credo più alle piattaforme, non credo più alle assemblee.

Non credo più al gruppo dirigente del movimento perché nella sua maggioranza ha subìto, giustificato, coperto le scelte di guerra di questo governo, accettando, senza adeguate proteste, che si rinnovasse la missione di guerra in Afghanistan e che tutte le promesse di cui sopra venissero tradite.

Non credo più ai cosiddetti parlamentari amici che hanno usato i consensi del movimento per essere eletti e poi coi loro fatti hanno contraddetto le parole.

Non credo più al movimento in quanto tale perché per sfiducia, impotenza e mancanza di autonomia ha buttato nella spazzatura la propria piattaforma (leggete l'ultima della nostre piattaforme- quella del 18 marzo di quest'anno coi richiami a Caracas e Atene), senza insorgere quando essa veniva tradita e calpestata.

Non credo più alle parole perché i fatti contraddicono le parole e i fatti sono brucianti.

Sono stata invitata ad una ennesima assemblea a Firenze dove un tempo andavo con entusiasmo e speranza.

Ma perché dovrei partecipare oggi, per contribuire a scrivere una ennesima piattaforma che faccia la misera fine della precedente? Una piattaforma che si riveli solo retorica, che serva magari a coprire l'insipienza della sinistra radicale e il continuismo della politica di guerra del governo?

No grazie. E' venuta meno la radicalità delle nostre analisi e proposte. Così inevitabilmente è venuta meno l'unità del nostro movimento. Veniamo strumentalmente divisi in buoni e cattivi, giocoforza. I buoni andranno nell'abbraccio mortale della Tavola della Pace e poi andranno in paradiso. I cattivi invece all'inferno ci stanno già , ma è un inferno terrestre: è questo schifoso mondo che abbiamo rinunciato a cambiare.

Per forza, qualunque proposta radicale si infrangerà inevitabilmente sullo scoglio della compatibilità di governo, del patto di programma già firmato, dell'obbedienza alla NATO.

Sono troppo arrabbiata e troppo delusa per partecipare.

Mi prendo una pausa di riflessione.

Saluto con le uniche parole per me valide ancora oggi: quelle di Gandhi. " Non c'è una strada che porta alla pace, la pace è la strada.

terrificante autunno 2006

Nella Ginatempo

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