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(18 Novembre 2011) Enzo Apicella
Mentre si annuncia la costruzione di 5mila nuove case in Cisgiordania i servizi israeliani denunciano il "pericolo iraniano"

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FARC-EP: ratifichiamo la volonta’ di fare lo scambio di prigionieri

(30 Ottobre 2006)

1. La porta presidenziale sbattuta in faccia ai prigionieri di guerra riafferma la profonda avversione di Alvaro Uribe nei confronti dello scambio, che considera dannoso per la sua strategia di sicurezza.

2. La sua demagogia e la sua mancanza d’impegno reale verso i familiari dei prigionieri, le organizzazioni amiche dell’interscambio, i colombiani che lo desiderano ed i governi che hanno offerto il loro contributo, sono venute bruscamente allo scoperto con il pretesto di quanto accaduto nella Scuola Superiore di Guerra, come se il paese non fosse quotidianamente scenario di un intenso scontro, elevato dallo stesso Presidente, e non si sapesse che i generali mettono bombe per poi incolpare le FARC ed impedire qualunque soluzione politica al conflitto.

3. Vale la pena di ricordare che dal suo insediamento, nell’agosto 2002, non è passato un solo giorno senza che gli aerei, gli elicotteri e la forza pubblica ufficiale lanciassero bombe e sparassero sulla selva, sulle campagne e sui villaggi, al fine di colpire gli oppositori armati e quelli inermi. Non un solo giorno è indietreggiato nel suo sforzo di liberare con la forza i prigionieri. La sua frustrazione è molto grande, dato che tanto nel primo quanto nel secondo caso i suoi fallimenti sono di pubblico dominio.

4. Il disastroso impatto socio-economico dell’amministrazione uribista sui settori popolari e la vergognosa generosità presidenziale nei confronti delle mafie narco-paramilitari e degli infami bilanci falsamente “positivi” della forza pubblica, così come le sue pirriche vittorie sull’insorgenza rivoluzionaria, gli stanno portando molteplici difficoltà sul piano della governabilità, che aspira a schivare riciclando il suo trito e ritrito discorso attaccabrighe contro chiunque prenda le distanze dalla sua concezione dittatoriale del potere.

5. Non aspiriamo a ricevere lusinghe dai nostri avversari, ma non crediamo neppure che le offese personali approssimino alla riconciliazione e, ancor meno, al trionfo militare. Ciò denota semplicemente mancanza di grandezza.

6. Ratifichiamo la nostra volontà e la proposta di materializzare l’interscambio, nonché la piena disponibilità ad avanzare tra tutti, una volta superata questa fase, in processi politici che portino ad accordi di convivenza e pace.

Montagne della Colombia, 26 ottobre 2006

Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP

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