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Mani bianche

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    Contro la precarietà

    Contro la politica antioperaia del governo Prodi Contro la finanziaria Per una vertenza generale del mondo del lavoro

    (1 Novembre 2006)

    Sono ormai nove anni che nel nostro paese si è sviluppata la flessibilità selvaggia con il conseguente incremento senza precedenti precarietà di massa. Fu il cosidetto “pacchetto Treu” a lanciare questo attacco selvaggio alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di giovani (e non solo).

    Esso fu il prodotto del primo governo Prodi- Bertinotti. Infatti anche se il Prc non era all’interno del governo con una presenza ministeriale, era tuttavia parte determinante della sua maggioranza e votò - contro l’opposizione della sua minoranza di sinistra da cui noi proveniamo- il testo del pacchetto; adoperandosi per presentarlo artatamente ai lavoratori come una conquista, titolandone la notizia su “Liberazione” con l’incredibile frase : “sconfitto il lavoro interinale”. Il pacchetto Treu non era che una delle varie misure antioperaie e antipopolari che i vari governi di centrosinistra hanno preso nel corso degli anni ’90 e in particolare proprio durante il primo governo Prodi , cioè con l’insieme delle forze della sinistra all’interno della maggioranza.

    Il governo Berlusconi ci ha poi aggiunto del suo, aggravando ulteriormente in particolare la precarietà con la legge 30, ma dal punto di vista sociale i fatti dimostrano che non c’è differenza sostanziale tra governi di destra e di centrosinistra, in quel gioco di alternanza che è il quadro di dominio politico e sociale del grande capitale e in cui il ruolo del centrosinistra è quello di cercare di fare il “lavoro sporco” con il minimo prezzo sociale.

    Il nuovo governo Prodi- Rutelli- D’Alema – Padoa Schioppa- Ferrero continua sulla strada dei suoi predecessori.

    Naturalmente, fatto un pacchetto Treu (e aggiuntasi per di più la legge 30) non si può farne un secondo, ma la precarietà verrà mantenuta e si annunciano nuove politiche di attacco allo “stato sociale” al salario e all’occupazione a partire dall’attuale legge finanziaria.

    Una finanziaria che lungi dal far “piangere i ricchi” regala ai capitalisti, col taglio del “cuneo fiscale”, la bellezza di 9 miliardi di euro l’anno, cioè ingrassa i profitti. Mentre una riforma fiscale truffa, se prende qualcosa al alcuni settori della piccola borghesia non dà nulla ai proletari, operai come impiegati, che invece si vedranno ridurre il salario reale con l’aumento dei contributi, i vergognosi tickets sanitari, l’aumento certo delle tasse locali e la riduzione ulteriori dei servizi.

    E mentre le burocrazie sindacali compresa la CGIL ( il cui segretario Epifani è addirittura salito un momento sul cavallo di Napoleone, dichiarando senza vergogna “è la nostra finanziaria”, cercando poi di fare repentini “contrordini” alla Berlusconi) si apprestano a vendere per l’ennesima volta ai padroni e ai vampiri di Bruxelles le pensioni dei/lle lavoratori/trici, nulla di reale si preannuncia dal governo contro la precarietà, dopo la vergognosa circolare del ministro padronale (si! padronale) Damiano.

    Ma miliardi per incrementare massicciamente le spese militari per le guerre coloniali dell’imperialismo italiano e centinaia di milioni per la scuola privata (mentre si tagliano i posti di lavoro nell’insegnamento ) quelli si trovano. E l’elenco delle misure antioperaie e antipopolari di questa tragicommedia della finanziaria per il 2007 potrebbe continuare.

    La realtà è che anche qui i fatti dimostrano inequivocabilmente la natura reale delle forze della “sinistra”. Per usare la tradizionale terminologia marxista si tratta di partiti operaio-borghesi, cioè a base e programma astratto operaio, ma i cui dirigenti applico una politica e una prospettiva borghese. Per essere chiari infatti, di quale classe rappresentavano gli interessi i Bertinotti, Diliberto, Mussi e Salvi quando votavano a favore del Pacchetto Treu ? La risposta è evidente.

    Comprendere tutto questo è fondamentale oggi in funzione della lotta per gli interessi dei lavoratori e dei giovani e in primo luogo per il motivo che ci porta qui cioè la lotta contro la precarietà. Non basta infatti difendere l’indipendenza del movimento da sedicenti “governi amici”, anche se ciò è evidentemente il minimo necessario. Si tratta anche di saper individuare i nemici. E il governo Prodi lo è certamente. Rompere nella lotta e nell’azione politica con esso è una condizione fondamentale per lo sviluppo della battaglia che vogliamo lanciare. L’ambiguità su questo terreno, cui cerca di portarci con la sua ipocrita politica del “doppio binario” il PRC (del resto quante volte ha già fregato il movimento il vecchio refrain del “partito di lotta e di governo?), è esiziale.

    Smascherare la natura padronale del governo Prodi, il carattere antioperaio del suo progetto, rivendicare che tutta la sinistra rompa con esso e con i Rutelli, D’Alema e Fassino e che su queste basi si costituisca un’alternativa indipendente del movimento operaio e di tutti gli altri movimenti e settori sociali oppressi -un polo (o blocco) autonomo di classe su una prospettiva anticapitalistica- è una necessità non solo per il futuro del movimento operaio , ma anche per le sue lotte attuali..

    Nel contempo proprio la difficoltà della battaglia che lanciamo fa sì che sia necessario per sviluppare un movimento reale e non realizzare solo una inutile “passeggiata di massa di pressione sul governo” allargare il fronte, costruendo una vera piattaforma di lotta, per realizzare una vertenza generale del mondo del lavoro, contro padronato e governo. Una vertenza di lotta che coinvolga il massimo del mondo del lavoro e su cui riteniamo si debba chiedere un chiaro impegno in particolare a tutte le organizzazioni sindacali oggi presenti.

    A nostro avviso tale piattaforma dovrebbe basarsi principalmente sui seguenti punti.

    abolizione della legge 30 e delle altre norme di flessibilità, nessun ritorno al pacchetto Treu, ritorno alla chiamata numerica e agli uffici pubblici del lavoro; trasformazione di tutti i contratti atipici in contratti a tempo indeterminato e pieno.

    recupero salariale uguale per tutti di 300 euro con salario minimo intercategoriale di 1200 euro

    indennità di disoccupazione per tutti i disponibili all’avviamento al lavoro a partire dai diciotto anni di 800 euro o dell’80% dell’ultimo salario se superiore

    ritorno al calcolo pensionistico al 2% annuo col sistema retributivo calcolato sugli anni migliori

    riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di salario, senza annualizzazioni e flessibitàa

    A chi obbiettasse che la conquista di tali obbiettivi sarebbe pesantissima per il padronato, rispondiamo che ciò è assolutamente vero e che è l’ora che, finalmente, paghi chi non ha mai pagato, ma si è ingrassato sulle spalle dei lavoratori e non solo. Che finalmente paghino i Tanzi, i Geronzi e i loro simili e non i Cipputi.

    Come militanti del movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori saremo in ogni caso, come oggi, pienamente partecipi di ogni iniziativa fosse pure limitata e parziale, ma senza le prospettive che indichiamo riteniamo che le potenzialità esistenti non saranno realmente sfruttate e si rischierà, ancora una volta di non uscire dal lungo ciclo di sconfitte degli ultimi decenni. Per questo ci batteremo per tali prospettive e chiediamo a tutti i /le compagne che vogliono battersi conseguentemente contro la precarietà di unirsi a noi in questa azione.

    Movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori
    http://www.pclavoratori.it

    Fonte

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