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Volendo pensar male.... considerazioni sulla scadenza del 4 novembre

(1 Novembre 2006)

Usciamo da un governo di destra, che ha proseguito quel processo di distruzione dello stato sociale e di revisionismo storico da anni presente in Italia. Oggi iniziamo a intravedere la possibilità per la sinistra di ripartire, attraverso la creazione e definizione di un nuovo blocco sociale, e di nuovi riferimenti internazionali, che sbloccano una situazione rimasta immutata in questi ultimi 20 anni. Siamo tuttavia ancora incapaci in Italia, non solo sul terreno politico, ma anche culturale, di scommettere sulla capacità di organizzazione e incisività delle masse popolari. Può apparire controcorrente ma credo che la scadenza del 4 sia di per sé una manifestazione che mistifica i barlumi di consapevolezza che settori sociali si sono dati in questi anni, sul piano sindacale, ambientale e dei diritti civili.

La stragrande maggioranza dei compagni e delle compagne che si sono mossi per arrivare a questa scadenza, sono animati da ottime intenzioni, ed è innegabile osservare il sacrificio e la dedizione con cui questa iniziativa è stata organizzata. Tuttavia le recenti polemiche in merito alla manifestazione del 4 novembre hanno svelato i limiti della stessa manifestazione e delle componenti che hanno promosso l'iniziativa.

Il 4 sarà sicuramente una giornata che vedrà una folta partecipazione, tuttavia appare spuntata la sua capacità di incidere dentro i processi sociali reali del paese.

I limiti che voglio evidenziare sono essenzialmente due:

1 Il più evidente è l'aver promosso una manifestazione di fatto contro il precedente governo Berlusconi, non entrando nello specifico sulle linee dell'attuale governo. Questa posizione è stata diligentemente pilotata dai settori politici e sindacali che in questo periodo hanno preso una sempre più marcata posizione governista. E' significativo che mentre altre forze sociali-sindacali promuovono momenti di mobilitazione sul terreno di classe, attraverso scioperi, incidendo dentro i processi produttivi e distributivi del paese, si chiami ad una manifestazione in giorni festivi. Vi è da parte di determinate forze, pur avendo un alto numero di iscritti, una seria difficoltà a mobilitare sul terreno della lotta e di organizzare i nuovi settori sociali.

Simili scadenze ricordano le oceaniche chiamate di qualche anno fa promosse da quel sindacalista, che amava i fumetti di Tex, divenuto sceriffo di una città ex guduriosa e libertina.

Il terreno naturale del conflitto presuppone che vi sia da parte del soggetto che lo promuove una capacità di ricatto e di contrattazione. I precari e i lavoratori immigrati, soggetti che ancor oggi hanno difficoltà a manifestare la loro forza sociale, si muovono attraverso tentativi e formule organizzative diverse. Recentemente lo sciopero dei precari del pubblico impiego indetto dalle RdB ha dimostrato che il lavoro costante del sindacalismo indipendente paga. Senza cadere in facili trionfalismi, e assumendo tutte le contraddizioni e specificità del settore pubblico (il settore privato è ancora una giungla quasi inesplorata), è un dato tuttavia da tenere in considerazione, visto che dalla semplice manifestazione e rappresentazione si è passati al promuovere vere e proprie scadenze di lotta, affiancate da proposte legislative che servono a dare concretezza alla mobilitazione.

2 Il dibattito che è esploso, tramite la provocazione fatta dalle componenti di destra della CGIL, prendendo spunto dalle dichiarazioni ingenue dei Cobas, è l'ulteriore dimostrazione di come sia virtuale un simile cartello.

Vi sono oggi in Italia tre componenti presenti nella sinistra alternativa: una che ha deciso di immergersi in maniera acritica nel governo, atomizzandosi ancor più rispetto ai movimenti sociali, una seconda che ha vissuto di rendita in questi anni galoppando da sinistra le scadenze nazionali della sinistra ufficiale, incapace di darsi un proprio piano di autonomia e dimostrando l'estrema debolezza della sua tenuta organizzativa oppure la sua sudditanza alle linee di fondo dell'attuale compagine di centro sinistra, infine una terza che pur non avendo una copertura mediatica e sponsor importanti è riuscita in modo pragmatico e realistico a creare le condizioni per organizzare e offrire una sponda a determinati pezzi di società, scegliendo una linea di indipendenza dall'attuale cartello delle forze della sinistra “ufficiale”.

Ovviamente esistono delle sfumature, e delle controtendenze, tuttavia se si analizza il dibattito dentro determinate forze più o meno gradi della sinistra (Prc, PdCI, Cobas, Disobbedienti) vediamo le medesime spaccature e tentennamenti. Lo stesso dicasi per la Cgil, dove la FIOM pur essendo un soggetto che si muove alla sinistra delle scelte confederali, non riesce a darsi ancora un piano di indipendenza.

Credo che la scadenza del 4 al di là dell'esito numerico, sia un passo indietro rispetto allo sbocco politico-sindacale per le fasce sociali a cui vuole parlare. La sudditanza al centrismo e le spartizioni di potere rappresentativo travalicano gli stessi contenuti della piattaforma. E pensando male... viene da dire che simili scadenze servono più a depotenziare i momenti di organizzazione e mobilitazione indipendenti piuttosto che affrontare seriamente e realisticamente le scelte economiche che in questi anni stanno facendo pagare gli attuali processi di crisi alle fasce sociali popolari. La foga con cui la scadenza del 4 viene posta, è speculare al “terrorismo mediatico” a cui viene relegata la data del 17 novembre, sciopero generale indetto dal sindacalismo di base. Sciopero che si pone realisticamente il compito di favorire emendamenti all'attuale finanziaria. Sarebbe importante per tutta la sinistra, ed in primis per i comunisti, essere i primi a favorire le mobilitazioni che si spostano dal terreno dello spettacolo a quello della modificazione dei rapporti di forza tra le classi, il solo metro affinché si inverta questo strapotere di classe presente oggi in Italia.

Diego Negri
Coordinatore Cittadino PdCI Bologna

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