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ITALIAni BRUCIAno

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(21 Agosto 2012) Enzo Apicella

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La manifestazione del 4 novembre

(6 Novembre 2006)

Io, pensionato garantito ma padre di una precaria, ero a Roma ieri insieme ad altri quasi duecentomila.

E' stata una manifestazione nuomerosa, partecipata ed ordinata. Di slogan ce ne sono stati tanti: a voce e scritti sugli striscioni e corrispondevano alle tante sensibilità presenti nel comitato organizzatore.

Non è stata una manifestazione contro il governo ma aleggiava comunque - a prescindere dai Cobas - l'insoddisfazione per quanto sta facendo ( o non facendo) il governo sul terreno del lavoro. Insoddisfazione anche per una finanziaria che non convince sul piano dell' equità, che si sa di sicuro taglierà lo stato sociale ( dalla sanità alla scuola ), che non riduce ma anzi aumenta le spese militari e le spese per il culto e che, giorno dopo giorno sembra sempre più sensibile verso gli interessi della confindustria e il cosiddetto ceto medio ( artigiani, commercianti, piccoli imprenditori) sempre più ingordo ed esigente.

E' stata a mio giudizio una manifestazione dovuta per non lasciare la piazza al centro-destra permettendo che essa si accrediti perfino come il paladino non soltanto degli interessi del suo corpo sociale a partire dagli evasori, ma anche dei lavoratori.

Non considero per niente "anomalo" che alla manifestazione abbiano partecipato esponenti dell'Unione ed anche dei sottosegretari critici verso l'impostazione della finanziaria. Stavano semplicemente insieme al popolo che li ha votati e che ha conferito loro un preciso mandato. E' ora di smetterla con il richiamo alle "etichette" formali. Considero inoltre politicamente comprensibile l'assenza dei riformisti dell'Unione. Inaccettabile invece l'assenza della CGIL confederale e del suo capo Epifani . Per fortuna c'era la FIOM. Le motivazioni addotte per ritirare l'adesione ( la polemica con i Cobas e la contestazione a Damiano ) rappresentano una sciocchezza perchè in realtà il vero motivo sta nella sindrome del "governo amico" che ha colpito i dirigenti della massima organizzazione dei lavoratori. Si tratta di una malattia ( il collateralismo) che già l'aveva colpita alla fine degli anni 90 fino a Genova 2001, che ci è costata cinque anni di governo Berlusconi. Dice un antico proverbio: sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.

In proposito vorrei ricordare quel che disse il liberale Giovanni Amendola, dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti che segnò l'inizio del regime fascista. " Forse abbiamo sbagliato a non portare in piazza i lavoratori..."

Per fortuna al governo non c'è Mussolini bensì Prodi. Ed il pericolo per Prodi e per l'Unione non sarebbe dato a mio parere dal voto palamentare bensì dal crescere di quel partito dell'astensione di sinistra che Valentino Parlato paventa sul Manifesto di alcuni giorni fa e che renderebbe lo spettro del ventennio più realistico di quanto si possa immaginare.

Lucio Costa

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