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La guerra è una malattia

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(6 Marzo 2011) Enzo Apicella

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Il lager di Guantanamo "vituperio delle genti"

(2 Ottobre 2006)

I fautori della crociata antiaraba e antimusulmana si presentano come i campioni della civiltà occidentale. Non esiste, in realtà, una cultura completamente slegata dalle altre, i contatti tra i popoli hanno avuto una grande continuità, gli scambi commerciali si sono sempre tradotti in rapporti culturali, in modo palese o sotterraneo. Attraverso la via della seta, il Mediterraneo e il mar Rosso, fin dall'antichità tra oriente e occidente non circolavano solo spezie e tessuti, ma anche idee, conoscenze tecniche e scientifiche. Gli arabi contribuirono in modo decisivo alla rinascita della cultura europea, lo sa chiunque consulti un libro di storia delle medie inferiori, e ogni liceale sa che l'averroismo fu alla base di un importante filone del pensiero laico che da Sigieri di Brabante giunge fino a Pomponazzi, in pieno Rinascimento, mentre dotti patrocinatori dell'occidentalismo fingono di non saperlo.

Fatte queste premesse, se proprio vogliamo parlare di una specifica civiltà occidentale, che ha raggiunto la piena maturità dottrinale con l'Illuminismo, e ha come manifestazioni storiche più importanti le rivoluzioni americana e francese e la formazione delle nazioni moderne, chiediamoci se i Bush, i Rumsfeld e i Blair sono gli eredi designati di questa civiltà, o se ne sono, piuttosto, gli affossatori.

La civiltà giuridica moderna si basava su alcuni principi fondamentali, per esempio l'Habeas Corpus Act del 1679, in cui furono posti precisi vincoli: l'imputato doveva essere portato davanti al giudice per stabilire se il suo arresto era legale. In parole semplici, può essere formulato così: l'imputato deve conoscere le cause dell'arresto ed essere condotto in breve tempo davanti al giudice, al quale può chiedere la libertà provvisoria.

Il carcere di Guantanamo è la violazione più aperta dell'Habeas Corpus, ed è soltanto una delle mille Bastiglie contro le quali bisogna insorgere.

Che resta della presunzione d'innocenza, se persone, che dovrebbero essere considerate innocenti fino a prova contraria, sono poste in condizione di assoluta deprivazione sensoriale, con tappi alle orecchie, mascherine su naso e bocca, occhiali neri, catene alle gambe e ai polsi e senza poter compiere le proprie attività fisiologiche per un'intera giornata?

Un altro diritto negato è quello di scegliersi l'avvocato di fiducia, come nel caso di Ali Hamza al Bahlul, che ha rifiutato l'avvocato militare d'ufficio e ha chiesto di difendersi da solo. Lo stesso avvocato, il maggiore Tom Fleener, ha detto di non ritenere giusto assumere la difesa dell'imputato contro la sua volontà, e di considerare un imbroglio i tribunali, che dovrebbero giudicare gli imputati di Guantanamo, perché "le regole dei processi sono state elaborate per danneggiare gli accusati". Nonostante ciò, il giudice militare gli ha imposto di assumere la difesa.

Jumah al-Dossari, cittadino del Bahrain catturato in Afghanistan nel 2001 e trasferito a Guantanamo - ha denunciato Amnesty - ha subito oltre seicento interrogatori. "Mi hanno minacciato di morte, di torturarmi e di farmi passare il resto della mia vita a Guantanamo. Hanno detto che avrebbero rapito mia figlia Nura e che mi avrebbero assassinato dopo avermi rilasciato" racconta al-Dossari. Ha parlato di musica a volume assordante, dell'esposizione al freddo estremo per ore. I carcerieri sanno che le sevizie sessuali sono particolarmente odiose per gli islamici osservanti, e perciò i suoi carcerieri - ha denunciato al-Dossari - hanno fatto sesso davanti a lui, e gli hanno mostrato riviste e film pornografici (Bush ha chiesto ai gestori di Internet di dargli gli elenchi di coloro che ricercano materiale pornografico, forse cerca consulenti per il trattamento "psicologico" dei prigionieri). "Alcuni carcerati - prosegue al-Dossari - sono stati stuprati dagli addetti agli interrogatori e dai secondini". "Un addetto agli interrogatori mi ha fatto legare con le bandiere americana e israeliana, poi ha gettato a terra il Corano e l'ha calpestato. Poi ci ha urinato sopra".(1)

I maniaci sessuali e i degenerati, invece di rischiare arresti e noie legali, violentando donne e bambini, o girando con impermeabili a pronta apertura per mostrare i loro attributi, possono sentirsi pienamente "realizzati" arruolandosi tra i carcerieri dell'imperialismo americano. Ci sembra di vedere il poster del reclutamento, con tanto di ritratto dello zio Sam: "Arruolatevi, diventerete aguzzini, girerete il mondo su aerei CIA..."

Questa gente non è l'erede della moderna civiltà giuridica, ma dell'Inquisizione e delle sue pratiche di tortura.

Per dimostrarlo, basta sfogliare un libretto che nel '700 costituì una terribile denuncia delle pratiche giuridiche e carcerarie del suo tempo, "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria (tanto citato a scuola e di raro letto). Vedremo come il confronto tra le profonde e umane proposte del grande illuminista e la indecente prassi degli attuali regimi carcerari, che hanno in Guantanamo il loro simbolo, è schiacciante. C'è un abisso tra la creatività della giovane civiltà borghese e l'infame, ipocrita, degenerata pratica della sua decrepitezza.

Con spirito iconoclasta Beccaria attacca il plurisecolare mito del diritto giustinianeo:

"Alcuni avanzi di leggi di un antico popolo conquistatore fatte compilare da un principe che dodici secoli fa regnava in Costantinopoli, frammischiate poscia co' riti longobardi, ed involte in farraginosi volumi di privati ed oscuri interpreti, formano quella tradizione di opinioni che da una gran parte dell'Europa ha tuttavia il nome di leggi."

All'opposto, questi signori imperialisti stanno riesumando le forme più abusate di tortura, contro le quali la borghesia rivoluzionaria e la stessa aristocrazia illuminata un tempo si ribellarono.

La CIA rapisce e segrega persone che neppure possono conoscere di che cosa sono accusate.

"Chi può difendersi dalla calunnia quand'ella è armata dal più forte scudo della tirannia, il segreto?" scriveva Beccarla.

Uno dei principi del diritto moderno è quello che nessuno può essere distolto dal giudice naturale, e l'imputato deve conoscere in anticipo quale sarà il giudice che lo giudicherà. Invece gli accusati di terrorismo, che in certi casi sono risultati soltanto degli omonimi dei veri ricercati, non sanno neppure in che segreta di quale paese saranno inviati.

E' tornata, in forme più"scientifiche", la pratica della tortura, e questi tormenti sono resi più efficaci dalla collaborazione di medici che, per colmo d'ipocrisia, col giuramento di Ippocrate si sono impegnati ad usare la loro scienza a difendere i pazienti da ogni danno e inconveniente, a non somministrare veleni, e hanno dichiarato solennemente: "In qualunque casa entrerò solamente per recare aiuto ai malati, e mi asterrò da ogni ingiusta azione e immoralità.." Invece i dossier dei medici vengono usati negli interrogatori per sfruttare la vulnerabilità dei carcerati, alla faccia del segreto sanitario. Si creano artificialmente situazioni di stress, per strappare ai prigionieri informazioni. Cosa hanno di diverso, questi medici prostituiti, da Mengele e dagli altri aguzzini di Hitler?

Lo sventurato sotto tortura è forzato ad accusare se stesso e gli altri, e Beccaria condanna, come confusione di tutti i rapporti giuridici "l'esigere che un uomo sia nello stesso tempo accusatore ed accusato, che il dolore divenga il crogiuolo della verità, quasi che il criterio di essa risieda nei muscoli e nelle fibre di un miserabile". Le capacità di resistenza di un uomo sono limitate, e si può arrivare al punto in cui il dolore non lascia alcuna scelta al torturato, se non confessare quello che vuole il torturatore. Poiché l'esito della tortura dipende dalla robustezza e dalla sensibilità della persona torturata, "un matematico scioglierebbe meglio che un giudice questo problema: data la forza dei muscoli e la sensibilità delle fibre di un innocente, trovare il grado di dolore che lo farà confessar reo di un dato delitto."

Il criterio di giudizio nella tortura non riguarda la verità : "Io giudice dovea trovarvi rei di un tal delitto; tu vigoroso hai saputo resistere al dolore, e però ti assolvo; tu debole vi hai ceduto, e però ti condanno."

La tortura dovrebbe fare scoprire i complici, ma per Beccaria questa accusa non ha valore, perché un uomo che accusa se stesso, ancor più facilmente arriva ad accusare gli altri.(2)

Sotto tortura hanno dichiarato il falso, cioè di essere legati a bin Laden e al terrorismo, tre cittadini britannici, Rhuhel Ahmed, Shafiq Rasul e Asif Iqbal. Rilasciati dal lager di Guantanamo, hanno denunciato in un dossier gli abusi subiti. Sono stati interrogati con il fucile puntato, spesso con la minaccia di essere uccisi, presi a calci, picchiati, costretti in posizioni scomode, privati del sonno, sottoposti ad ispezioni anali, rasati, fotografati nudi, terrorizzati da cani rabbiosi. Non hanno subito abusi sessuali, a differenza di altri detenuti. Il bello è che ad arrestarli in Afghanistan per terrorismo e a consegnarli agli americani è stato il "difensore dei diritti umani" Rashid Dostum, uno dei più sanguinari signori della guerra.(3)

E' noto che il governo americano si rivolge spesso, per la tortura, a stati che in pubblico definisce canaglia e fautori del terrorismo. La procedura peculiare di questa "Extraordinary Rendition" (li chiamano così, ora, i sequestri di persona?) è questa: per pura ipocrisia chiedono al paese di destinazione assicurazioni che non si userà la tortura, il che equivale a suggerirla, e consegnano le domande da fare al carcerato. Maher Arar, canadese d'origine siriana, arrestato nel settembre 2002 da agenti dei servizi segreti americani, fu mandato in Siria, dove, secondo il Dipartimento di Stato, si fa uso sistematico "di shock elettrici, unghie strappate, inserzione forzata di oggetti nel retto, prolungate bastonature spesso consumate contro persone appese al soffitto, ipertensione della spina dorsale, l'uso di apposite sedie che, piegate all'indietro, asfissiano l'interrogato o, in molti casi, gli fratturano la spina dorsale...".

Si tratta di calunnie verso la Siria o è un'autodenuncia del regime americano, a proposito dell'esportazione della tortura? C'è da meravigliarsi se, dopo sei mesi di questo trattamento, Maher Arar ha firmato una confessione? Nemmeno i suoi torturatori l'hanno considerata credibile, e lo hanno dichiarato "del tutto estraneo a qualsivoglia forma di terrorismo". E' tornato in Canada, distrutto dal punto di vista fisico e nervoso.

In una testimonianza di fronte al Congresso, nel febbraio del 2003, lo stesso capo della Cia, George Tenet, aveva ammesso almeno 70 casi di "Extraordinary Rendition" (ora sono molto di più). Una chicca: a sentire Tenet, i sospetti terroristi sono stati inviati nei paesi d'origine, non per la tortura, ma per la maggiore "affinità culturale" tra loro e chi li deve interrogare.

La giornalista Jane Mayer ha diviso in due gruppi i forzati colpiti della "Extraordinary Rendition": quelli da interrogare sotto tortura e quelli già torturati dalla Cia, talmente mal ridotti che è il caso di sottrarli alla vista della magistratura americana. Chi non va in Siria, va in Egitto. Gli Stati Uniti "esportano libertà" in Medio Oriente e, nei recenti viaggi, la Rice ha speso molte parole per raccomandare all'Egitto di fare "un decisivo passo verso la democrazia". " E chissà che anche lei - annota Massimo Cavallini - nel pronunciarle, non celasse nelle tasche del tailleur, una lista di nomi e di domande da consegnare, nel nome della globalizzazione della lotta al terrorismo, ai dirigenti dei paesi "democratizzandi".(4)

Dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato illegali le scelte del presidente Bush sui tribunali militari speciali per i detenuti di Guantanamo, persino gli agenti della Cia, temendo che il presidente non sia più in grado di garantire la loro impunità nei confronti della magistratura, hanno cominciato a rifiutarsi di lavorare nelle prigioni segrete.(5) Non si tratta, certo di una tardiva urgenza morale, ma di una sorta di "protesta sindacale" sui generis, per premunirsi contro eventuali iniziative giudiziarie.

Gli esperti, incaricati dalla commissione diritti umani dell'ONU d'indagare sulle accuse di torture, hanno accusato gli Stati uniti di boicottaggio. Leila Zerrougui, magistrato algerino, ritiene che il tempo è ormai scaduto, e se gli Stati uniti non si affrettano a dare il permesso di visitare Guantanamo "ogni residua credibilità andrà perduta". Gli ispettori delle Nazioni unite lamentano che l'Amministrazione statunitense nega l'accesso alla prigione, per cui diventa impossibile "indagare di persona e in piena indipendenza su accuse di torture persistenti e credibili". Secondo Bush, la commissione diritti umani dell'ONU non ha il diritto di giudicare gli Stati Uniti perché fra i paesi che la compongono molti violano i diritti umani (teme che gli USA vengano giudicati da loro "pari", come nel diritto feudale?).

Altri esponenti del governo, per guadagnare tempo, dichiarano che la richiesta sarà attentamente valutata, ma che deve essere chiaro che gli Stati Uniti "proibiscono e condannano la tortura".

"Chiederò al Congresso la creazione di commissioni militari per processare i detenuti di

Guantanamo. Stiamo lavorando per la chiusura futura del carcere militare", ha dichiarato Bush, che ha dovuto ammettere l'esistenza di carceri segrete, anche se ha detto di non aver mai autorizzato e che mai autorizzerà la tortura. Con nuove leggi, che alterano definitivamente il diritto penale, però, si mettono gli agenti CIA e i carcerieri al riparo dalle denunce dei reclusi, e se la tortura resterà ufficialmente illegale, si potrà continuare a praticarla, perché i torturatori avranno l'impunità. Molto cristiano: si condanna il peccato, non i peccatori.

La chiusura del carcere dell'orrore è puntualmente smentita dall'edificazione del "Camp 6", costato 40 milioni di dollari, alla faccia di chi vuole eliminare questa galera. Lo ha costruito la società Hulliburton, che ebbe come amministratore delegato Dick Cheney, un'impresa specializzata nel capitalizzare il sangue e le sofferenze umane traducendole in dollari.

La chiusura di Guantanamo è la favola bella da raccontare all'ONU, al governo italiano, e in tanti altri simili luoghi di ritrovo. Marco Nese, ammesso a visitare Camp 6, scrive: "La commander Fonseca apre la 167. Una volta dentro, col cancello chiuso, il mondo sparisce. Pareti di cemento, la base del letto in cemento e un'unica feritoia larga una decina di centimetri e alta più o meno un metro, fatta di vetro infrangibile e opaco, da cui filtra una luce lattiginosa... La dimensione delle celle è la stessa di quelle di Camp Delta, ma mentre lì i detenuti si vedono e si parlano attraverso le maglie metalliche, qui ognuno è solo con se stesso. Al secondo piano troviamo il centro di controllo, 15 militari seduti davanti a 24 schermi sui quali arrivano le immagini di centinaia di telecamere inserite nelle celle..."

Per evitare che si ripetano casi di suicidio - il 10 giugno 3 detenuti si uccisero - la tuta arancione sarà rimpiazzata con una grigia di materiale plastificato che non si straccia, così non potranno farne corde per impiccarsi.(6)

Per Beccaria, la privazione della libertà in attesa della sentenza deve essere breve, e giustificata esclusivamente per impedire la fuga o l'occultamento delle prove, e il processo svolgersi nel più breve termine possibile. "Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l'uomo cessi di esser persona e diventi cosa". Bisogna evitare ogni cosa che cambia "i cittadini in animali di servigio". Se è vero che gli uomini si mobilitano contro l'aperta tirannia, non si accorgono delle violazioni impercettibili della legalità, che aprono la via a ben più grandi abusi: "In alcuni governi, che hanno tutta l'apparenza di libertà, la tirannia sta nascosta o s'introduce non prevista in qualche angolo negletto dal legislatore, in cui insensibilmente prende forza e s'ingrandisce." Questi moderni inquisitori, infatti, nascondono la loro tirannia sotto un diluvio di parole menzognere, di difesa della libertà e di esportazione della democrazia.

Convinto che la facilità nell'infliggere supplizi non ha mai reso nessuno migliore, Beccaria si scaglia contro la pena di morte: "Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare i loro simili?" La pena di morte non è un diritto, ma è "una guerra della nazione con un cittadino, perché giudica necessaria o utile la distruzione del suo essere." E' assurdo che le leggi che puniscono l'omicidio, e lo definiscono un terribile misfatto, ordinino, a loro volta, un pubblico assassinio,. "Queste leggi non sono che i pretesti della forza e le meditate e crudeli formalità della giustizia; non sono che un linguaggio di convenzione per immolarci con maggiore sicurezza, come vittime destinate in sacrificio, all'idolo insaziabile del dispotismo".

Ed è un assassinio ancora più ignobile porre i prigionieri, come a Guantanamo, in una tale situazione di isolamento e umiliazione, da costringerli a cercare nel suicidio l'unica via d'uscita.

Bush, che fin da governatore ha sempre respinto la richiesta di grazia ad ogni condannato e ha fatto della pena di morte uno dei suoi cavalli di battaglia elettorale, è forse degno di lucidare le scarpe a questo grande illuminista? Poiché l'enorme progresso tecnico non si è tradotto in progresso sociale e morale, purtroppo, dobbiamo parlare di secoli 18° e 19° riformatori o rivoluzionari, e di secolo 21° reazionario, almeno per quanto riguarda i suoi primi anni. Allora vi era una borghesia giovane e socialmente innovatrice, oggi una borghesia putrescente, disposta a tutto pur di mantenere il potere.

Tutti i reazionari si riempiono la bocca della retorica della famiglia, intesa non come libera unione, ma come struttura gerarchica e oppressiva. Il loro comportamento rivela, però, quale sia la considerazione in cui tengono i legami familiari reali: abbiamo visto già le minacce ad Al-Dossari di rapirle la figlia; il bambino inglese Anas Al Banna, per avere notizie sul padre rinchiuso a Guantanamo ha scritto al premier britannico Tony Blair, senza mai ricevere risposta.

Anche qui Beccarla è molto più avanzato di loro. Per lui, lo spirito di famiglia è legato ai piccoli fatti, è uno spirito di dettaglio. Se la società è considerata un'unione di famiglie e non un'unione di uomini, si creeranno strutture autoritarie: "Vi siano cento mila uomini, o sia ventimila famiglie, ciascuna delle quali è composta di cinque persone, compresovi il capo che la rappresenta: se l'associazione è fatta per le famiglie, vi saranno ventimila uomini e ottanta mila schiavi; se l'associazione è di uomini, vi saranno cento mila cittadini e nessuno schiavo". Lo spirito gerarchico di famiglia, col suo autoritarismo, favorisce inevitabilmente la soluzione autoritaria, perché ogni famiglia patriarcale è una piccola monarchia, dove la donna è asservita.

Il libretto di Beccaria (1764) segue di appena due anni il Contratto sociale" di Rousseau, e del tutto simile è lo spirito repubblicano che vi aleggia.

Una morale su basi puramente domestiche insegna a fare gli interessi di un piccolo numero di persone (si pensi quante meschinità sono giustificate col classico "tengo famiglia"! ). E' una morale che "comanda un continuo sacrificio di se stesso a un idolo vano, che si chiama bene di famiglia, che spesse volte non è il bene d'alcuno che la compone". Non è il caso d'insistere sul fatto che questa critica non si rivolge alla comunità naturale, ma alle pesanti bardature giuridiche e autoritarie connesse alla famiglia, sempre lodate da tutti i reazionari, che avranno le mani libere per portare avanti le loro politiche retrive, soltanto se la gente si chiude all'interno del nucleo familiare. Devono coltivare questa indifferenza per i problemi della società, questa immersione in un piccolo mondo dominato da una morale meschina e bigotta, per poter commettere impunemente i loro abusi, perseguire i loro scopi affaristici, trascinare le nazioni nelle loro guerre.

Concludiamo con una denuncia meditata di Danilo Zolo: descritti i tormenti dei carcerati, aggiunge: "La guerra che viene annunciata al mondo per il prossimo futuro è una long war, terroristica nel significato convenzionale per cui l'uso delle armi di distruzione di massa ha come obbiettivo la strage di migliaia di civili innocenti. E lo è nel significato più ampio e drammaticamente attuale di una guerra che diffonde il panico nella forma di una sistematica violazione dei più elementari diritti dell'uomo. La "lunga guerra" si annuncia come una "guerra irregolare", invasiva, capillare, invisibile ...una "lunga guerra", motivata da clamorose imposture umanitarie e imponenti campagne ideologiche, per coprire stragi di civili, occupazione militare dei paesi sconfitti, depredazione di risorse energetiche, controllo di strutture politiche e giudiziarie, frammentazione di territori. Se i piani del Pentagono avranno successo, sarà una lunga "guerra dentro": rischia di non concludersi se non con la fine della civiltà occidentale.(7)

E' vero, la civiltà occidentale, che nella sua fioritura dava vita ai Rousseau, ai Voltaire, ai Beccaria, ai Marat, ai Robespierre, oggi vede ai suoi vertici sfruttatori e schiavisti. La bella epoca dell'Illuminismo, con i suoi diritti dell'uomo, non tornerà, perché è scomparsa la sua base sociale, la borghesia rivoluzionaria, o almeno progressista, da cui è scaturita. Spetterà ad una nuova classe sociale, quella dei lavoratori, gettare le basi di una nuova civiltà internazionale.

Contro lo stato di cose, bisogna condurre una lotta senza tregua. Le Bastiglie dei nostri giorni, come la base militare, detenuta illegalmente dagli Stati Uniti, e la famigerata prigione, devono essere demolite, e la baia restituita a Cuba, perché Guantanamo non sia più ricordata per gli raccapriccianti abusi, ma per il suo dolce clima e per la canzone Guantanamera, tratta dalla poesia di Martì "Versos sencillos" (versi semplici) :

" Yo sé de un pensar profundo/ entres la pena sin nombre:/ la esclavitud de los hombres/ es la gran pena del mundo

( Io so di un pensiero profondo/ dentro la pena senza nome:/ la schiavitù degli uomini/ è la gran pena del mondo). "

30 settembre 2006

Note:

1) Michelangelo Cocco il manifesto,12 Gennaio 2006 .
2) Cesare Beccarla, Dei delitti e delle pene.
3) il manifesto 05 Agosto 2004.
4) L'outsourcing della vergogna", il manifesto, 12 gennaio 2006 Massimo Cavallini "L'esportazione della tortura secondo gli Stati Uniti.. Riprende notizie dall'articolo del The New Yorker , "The Outsourcing of Torture di Jane Mayer.
5) Le carceri della Cia chiuse dalla rivolta delle spie, di Daniele Zaccaria, Il Manifesto, 22/09/2006.
"Guantanamo: il Presidente Bush ha torto", Corriere della Sera. 29 giugno 2006
"Nel carcere Usa diritti violati. Guantanamo vista da Amnesty" , di Vittorio Martone il manifesto, 22.09.2006. "Guantánamo: vite fatte a pezzi - l'impatto della detenzione a tempo indeterminato sui prigionieri e sulle loro famiglie" Rapporto Amnesty International.
"Guantanamo - Massima sicurezza" Global Project Venezia 18 settembre 2006.
"Le carceri della Cia chiuse dalla rivolta delle spie", di Daniele Zaccaria, Il Manifesto, 22/09/2006
"Bush ammette: ci sono carceri segrete Cia" Il Manifesto. 7 Settembre 2006.
6) "Un letto e una lama di luce, nuove celle a Guantanamo" di Marco Nese, Corriere sera, 18 settembre 2006.
7) "La guerra dentro" di Danilo Zolo, Il manifesto, 7 Marzo 2006.
(8 )La canzone "Guantanamera" è basata sulla poesia Versos sencillos composta da José Martí nel 1891, adattata da Julián Orbón nel 1949. La musica è stata composta da José Fernández Díaz.

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