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Scala mobile: presentata la proposta di legge

(16 Novembre 2006)

Il 9 Novembre u.s. il Comitato promotore “Per una nuova scala mobile”, di cui facciamo parte, ha consegnato al Senato la proposta di legge che chiede il ripristino della scala mobile eliminata venti anni fa da una legge e da un successivo referendum. Il comitato è composto dalla Rete 28 Aprile-Cgil e da alcuni sindacati di base. La proposta è stata accompagnata da più di 60.000 firme raccolte durante la campagna che, pur svolgendosi tra diverse difficoltà, ha pienamente raggiunto l’obiettivo.

Il ripristino della scala mobile, che adeguava automaticamente salari e pensioni agli incrementi dell’inflazione sarebbe, per tutti i lavoratori e le lavoratrici compresi co.co.co. e co.co.pro. e per tutti i pensionati e le pensionate, una vittoria di grande importanza. Infatti attualmente l’aumento delle retribuzioni compete esclusivamente alle trattative di rinnovo dei contratti nazionali. Tali incrementi si basano solo sull’inflazione programmata stabilita dal governo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una diminuizione generalizzata del potere di acquisto.

Il meccanismo della scala mobile richiesto nella proposta di legge prevede invece l’indicizzazione automatica delle retribuzioni all’inflazione rilevata dall’Istat: ogni tre mesi verrebbe rilevato l’incremento dell’indice Istat dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati partendo convenzionalmente da base 100 dal momento in cui la legge venisse approvata. L’80 % di questo incremento sarebbe automaticamente riconosciuto nelle retribuzioni e nelle pensioni. Inoltre verrebbe modificato il paniere Istat che sappiamo essere non adeguato alla realtà sia come tipologia di spese che come prezzi.

Se questa legge venisse approvata ci offrirebbe un minimo di salvaguardia contro il progressivo deterioramento dei salari e delle pensioni, ma è bene tenere presente che difficilmente questa proposta di legge andrà avanti nel parlamento se non sarà portata a conoscenza e condivisa dalla maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici. L’Unione europea, la Bce e quasi tutte le forze politiche italiane vedrebbero come uno spettro l’approvazione di una legge simile e i datori di lavoro direbbero che non ci si può mettere contro le imprese già tanto “penalizzate” (si è visto in finanziaria dove tra cuneo fiscale, tfr per infrastrutture, fondi vari e spese militari incasseranno 15 miliardi di euro!).
Questa proposta che approda al Parlamento offre l’opportunità di unire tutti i lavoratori sulla questione salariale, ma dovremo far sentire la nostra voce se vorremo esser presi in considerazione. Nei prossimi mesi saranno diffuse informazioni nei luoghi di lavoro riguardo questa e tutte le altre questioni correlate come il tfr, l’attacco alle pensioni e alle prerogative dei Contratti nazionali con possibili incontri e assemblee per discutere eventuali forme di mobilitazione su questi temi.

Rete 28 Aprile nella Cgil per l’indipendenza e la democrazia sindacale

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