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Un vergognoso e vile attacco bipartizan alla manifestazione per la Palestina di Roma

(22 Novembre 2006)

Ancora una volta, e con particolare virulenza, è stato sferrato un vergognoso attacco a geometria variabile contro promotori e partecipanti alla bella e determinata manifestazione di Roma.

Un copione che si ripete fin dalla prima manifestazione del 2002 e che solo apparentemente riguarda alcuni episodi marginali e ai margini dell’iniziativa.

La riprova è che la campagna di demonizzazione, che oramai unisce sia la destra che quasi tutta la cosiddetta sinistra, è stata avviata prima e a prescindere, con il Corriere della Sera in testa, e per motivi oramai fin troppo chiari.

Si vuole contemporaneamente continuare ad oscurare e/o deformare i dati della realtà in campo e i contenuti della piattaforma dell’iniziativa di Roma che ad essi si riferiscono e che chiamano in causa anche la strabica politica “dell’equidistanza” del governo Prodi e della sua maggioranza.

Che così sia ce ne dà autorevole conferma, ed è anche questo il motivo di tanto livore, l’arguto direttore di Liberazione, Piero Sansonetti, che nel suo editoriale di oggi, oltre che insultare Oliviero Diliberto per avere rotto il fronte, sostiene che la “sinistra-scema” si è messa di traverso alle ultime scelte di D’Alema sul Medioriente e alla “troppo morbida, beneducata e filodalemiana manifestazione di Milano”.

Come dire ci hanno colti con le mani nel sacco!

Una sinistra, dunque, che tanto scema non deve essere proprio perchè ravvisa nel mantenimento del trattato di cooperazione militare con Israele e nell’embargo ai danni del popolo palestinese un rapporto di complicità dell’Italia con l’occupazione militare e la politica coloniale portata avanti da decenni contro le legittime e sacrosante rivendicazioni del popolo palestinese.

Un rapporto privilegiato che deve garantire, nell’ambito di una nuova politica multipolare, maggiore spazio alla vocazione neoimperialista dell’Europa in quell’area, Italia in testa.

Scelte tanto velleitarie quanto criminali destinate ad alimentare la diffidenza e l’ostilità delle masse arabe verso una presenza militare che, pur camuffata da forza di interposizione, viene vissuta per quella che è, come ostile.

Fa bene, quindi, il ministro D’Alema a preoccuparsi per la nostra presenza in Libano anche se farebbe meglio a mettere in discussione i canoni della sua politica per evitare che la responsabilità di eventuali nuovi lutti venga addossata a coloro che si oppongono alle scelte di aggressione e di guerra ad altri popoli invece che a coloro che queste scelte compiono.

I militari morti a Nassirya non sono morti perché stavano svolgendo una missione umanitaria ma perché erano in guerra e pesano sulla coscienza di chi ce li ha mandati!

Solo la più bieca ed interessata retorica militarista può distorcere così tanto un dato di fatto.

Noi riteniamo, però, che la migliore risposta consista nel dare concretezza e continuità all’iniziativa del 18 novembre proseguendo con la raccolta delle adesioni alla petizione che chiede la disdetta del trattato di cooperazione militare, con l’avvio della campagna di boicottaggio e disinvestimento a partire da Telecom, con la mobilitazione per ottenere la disdetta degli accordi di cooperazione economica che alcune regioni ed altri enti locali hanno sottoscritto con Israele.

Anche per rispondere a chi, dall’alto dei massimi scranni istituzionali, minaccia scomuniche ed espulsioni dalla “comunità politica” ma che così facendo non fa che rendere necessaria ed accelerare la costruzione di una nuova comunità politica meno opportunista, corrotta e servile della sua.

21/11/2006

La Rete dei Comunisti

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