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Oslo: le radici

Oslo: le radici

(24 Luglio 2011) Enzo Apicella
Strage fascista in Norvegia. 92 morti in due attentati di matrice cristiano-fondamentalista.

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Pupazzi di carta e fantocci di regime

(23 Novembre 2006)

"Come nativo americano, ogni volta che vedo la bandiera americana mi sento nello stesso modo nel quale immagino dovevano sentirsi gli ebrei quando guardavano la bandiera nazista" - Rod Coronado.

La manifestazione di sabato 18 novembre a Roma è stata una mobilitazione riuscita.Un passaggio importante per tutti coloro che contribuiscono a sostenere il popolo palestinese, e ad appoggiare la resistenza di tutti i popoli del tricontinente che si battono contro l'imperialismo. Quest’anno la manifestazione si inseriva in un contesto di governo rinnovato, nella forma ma non nella sostanza delle politiche anti-popolari e guerrafondaie: la finanziaria aumenta le spese di guerra rispetto al precedente esecutivo, finanziando con milioni di euro progetti militari e gli investimenti per le missioni all'estero che vedono impegnata l'italia nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq e in Libano.
Il governo e tutte le forze politiche che lo compongono, nessuna eclusa, devono gestire le sempre più evidenti contraddizioni tra le aspettative di coloro che l'hanno votato, in particolare la classe lavoratrice, e le sue scelte che vanno nella direzione opposta per ciò che concerne la guerra, la precarietà, i servizi sociali e la tutela ambientale. Il riuscito sciopero generale contro la Finanziaria del 17/11 indetto da tutto il sindacalismo di base ha evidenziato questo dissenso. Qualsiasi manifestazione che faccia emergere queste contraddizioni, qualsiasi iniziativa che incida sui nervi scoperti dell'attuale esecutivo va pertanto oscurata, marginalizzata, criminalizzata o sabotata (indizione della manifestazione pacifista a Milano, tentativo di boicottaggio dei treni ecc.).

Per questo, uno dei meriti della “pupazzata” di sabato scorso alla manifestazione nazionale per la Palestina e contro il Sionismo e dei conseguenti isterismi mediatico-istituzionali, è stato quello di dimostrare che viviamo in un paese in guerra, innaffiato dalla propaganda bellicista che, per questo, non può tollerare manifestazioni di protesta che oltrepassino i limiti stabiliti dallo stato di guerra. Secondo la borghesia e i suoi apologeti, ai manifestanti non rimarrebbe altro che, se proprio devono, sfilare muti e senza eccessi, per non interferire con le loro brame neocolonialiste. Una sorta di accondiscendenza preventiva col fatto che lo stato italiano è l’unico, tra i paesi imperialisti, ad essere tuttora presente con le proprie forze armate in tutto il fronte della guerra imperialista: in Iraq, Afghanistan, Libano e Gaza (oltre che nei Balcani e in Africa). Una proiezione neocolonialista che il governo nemico del centrosinistra ha accelerato come mai nella storia repubblicana, violando palesemente il principio che “l’Italia ripudia la guerra come mezzo per la soluzione dei conflitti”, e oltraggiando la memoria di tutti quei “martiri” antifascisti che 60 anni fa si sono sacrificati, nella speranza di dare alle generazioni successive un futuro che le tenesse fuori dalla guerra imperialista.

Più di questo, però, sono imbarazzanti i tanti “se” e i tanti “ma”, di alcune forze che schizofrenicamente prima manifestano contro la Finanziaria di guerra e poi hanno un certo occhio di riguardo verso le truppe imperialiste italiane, a quanto pare considerate un po’ meno imperialiste delle altre, secondo l’assioma coniato dalla propaganda di guerra degli “italiani brava gente”. Eppure quelle sono le stesse formazioni di mercenari che si dedicano al “mestiere della guerra”, al servizio degli oligarchi e contro i popoli, per strapparsi ad un presente di disoccupazione e allettati dai facili guadagni basati sulle spalle di chi, a differenza, ha deciso che è più morale sudare in fabbrica anzichè fare il tiro al bersaglio su donne e bambini, come nella famigerata battaglia dei ponti a Nassirya, che le schiere dei ben pensanti e dei prezzolati hanno rimosso dalla memoria collettiva. Quelle stesse truppe che nelle loro camerate inneggiano al Duce e alla bandiera dell’antisemita Repubblica Sociale Italiana e che tanti, smascherando le loro vere pulsioni, hanno rivendicato come “bandiera italiana”, accusando di vilipendio chi l’ha bruciata in piazza insieme al pupazzo. Su questo bisogna fare chiarezza, la vera istigazione a delinquere è rappresenta dalla presenza delle truppe di occupazione nell’area mediorientale, non dal sostegno alla Resistenza dei popoli che le rifiutano!
Altro merito della “fantocciata”, a nostro avviso, è stato quello di squarciare la tela di aderenze e dipendenze costruita dal ragno governativo Diliberto. L’ex ministro della Prigionia e delle Galere, padrino rifondativo dei GOM della polizia penitenziaria - tristemente famosi per essere tra i peggiori torturatori dei manifestanti contro il G8 di Genova e i picchiatori nelle squadrette punitive all’interno delle carceri –, è grottesco quando, sotto l’isterismo della figuraccia guadagnatasi, paventa infiltrazioni oscure nella manifestazione, non rendendosi conto che i veri infiltrati politici nel corteo erano lui e i suoi guardaspalle, che avevano contemporaneamente aderito a Roma, a Milano e alla politica estera di D’Alema. Dovrebbe far riflettere il fatto che sono bastati “quattro imbecilli e tre pupazzi” a costringere il signor Diliberto a togliersi la maschera e lanciarsi nella vera e propria istigazione a delinquere contenuta nell’indicazione, data a mezzo stampa, della necessità di “piegare di botte” i manifestanti indisciplinati, rievocando i “bei tempi” delle bastonature di piazza. Un’istigazione alla violenza di piazza che, come lui stesso ha affermato, ha “telefonato” ad alcuni degli organizzatori del corteo di Roma, che invece di sentirsi imbarazzati dalla chiamata di correo, sembra (stando ai loro pronunciamenti “a caldo”) abbiano recepito l’indicazione del cattivo consigliere per i prossimi cortei. Una cosa è la dialettica politica e il confronto franco tra contenuti e iniziative che hanno come comune intento l'opposizione alla guerra e la valorizzazione della resistenza, in cui anche la critica aspra e serrata in un bilancio comune è un metodo che porta ad un avanzamento dell'iniziativa politica, altro è accodarsi al linciaggio mediatico, alle minacce e all'azione dello stato, diventando complici dell'ennesimo attacco al movimento contro la guerra.
Ci sembrano inoltre ingenue le proteste di chi accusa che la pupazzata abbia fornito un alibi ai mass-media per dare una cattiva immagine della manifestazione. Come se i media foraggiati e asserviti alle lobby imperialiste e sioniste, avessero bisogno che qualcuno li sproni a fare il loro sporco lavoro di disinformazione e manipolazione, così come quotidianamente fanno! Al contrario, pensiamo che condividere tranquillamente la piazza con le forze dello stesso governo che nell’ultimo anno ha affamato e strangolato il popolo palestinese, attraverso il blocco dei trasferimenti economici, perchè reo di aver eletto un Governo della Resistenza anziché uno asservito, sarebbe stato un pessimo segnale di connivenza a tutti quelli che quotidianamente resistono e sopravvivono nell’inferno di Gaza e Cisgiordania. Il tutto mentre lo stesso governo e le sue diramazioni locali firmano vergognosi accordi di cooperazione con lo stato sionista!

In ultima analisi pensiamo che non stia a noi doverci responsabilizzare del mantenimento dell’equilibrio dei rapporti di forza tra le varie anime della sinistra di governo e delle loro relazioni pericolose con alcuni settori della piazza che, per loro fini, vorrebbero arrogarsi il diritto di prelazione su “chi” è legittimato a stare al fianco della causa di liberazione del popolo arabo-palestinese. Questa legittimità, per quanto ci riguarda, è basata su anni di lotte e di iniziative portate avanti con ostinazione ed intransigenza, in un contesto non favorevole come può essere quello di una società imperialista proiettata verso la guerra. Non c’è scelta alla lotta intransigente e chi lo afferma è perché è interessato a qualcosa di diverso dalla liberazione dei popoli e all’emancipazione di classe. L’indignazione sarebbe bene riservarla contro chi si rende sostanzialmente indifferente ad una realtà fatta di donne e bambini bruciati dal fosforo delle bombe sioniste e imperialiste e che sbraita dopo un inoffensivo e ridicolo rogo di tre pupazzi di carta.
Per parte nostra, continueremo a mobilitarci sostenendo le iniziative che tendono ad indebolire i sempre più stretti legami di cooperazione tra Italia e Israele, manifestando il 2 dicembre a Vicenza contro l'inasprimento di una già insopportabile servitù militare, continuando nella nostra opera di controinformazione su "guerra e resistenza" contro l'intossicazione mediatica che caratterizza, tranne rarissime eccezioni, tutti i mezzi d'informazione.

Morte all'imperialismo, Libertà ai popoli!
Partecipare al corteo di Vicenza del 2 dicembre contro la nuova base Usa!

Coordinamento di lotta per la Palestina - Milano

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