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Palestina: Omicidi mirati a prezzo ridotto

(26 Novembre 2006)

Olmert si trova di fronte a gravi problemi umani. Non certo suoi, perché questo "Sharon in sedicesimo" ha ereditato tutta la spietatezza del maestro, pur senza averne le capacità politiche e militari. Il problema è che, nonostante la crescente propaganda militarista, molti in Israele protestano per le continue gratuite stragi compiute contro i palestinesi. Su giornali israeliani sono apparsi annunci a pagamento per denunciare la strage di 19 palestinesi uccisi da un bombardamento israeliano a Beit Hanun, nella striscia di Gaza. Edna Kubersky di Herzlya ha scritto: "Alla famiglia Atamneh di Beit Hanun: chino il capo con immensa vergogna e con profondo dolore di fronte al vostro pesante disastro. Il pubblico israeliano razionale è invitato ad esprimere le proprie condoglianze." L'annuncio è ricomparso nei giorni seguenti, con molte altre firme. (l'Unità 16/11/06)

Hanno avuto eco internazionale le dichiarazioni fatte da ufficiali e soldati al giornalista israeliano Meron Rappaport per il quotidiano Haaretz (il Manifesto 13/9/06), a proposito delle cluster bomb, disseminate in modo che fosse inevitabile la loro deflagrazione in prossimità di abitazioni civili, e le proteste - sia pure coperte dal segreto - contro il carattere particolarmente disumano di questa guerra.

Ci sono poi le ribellioni dei refusnik Riportiamo la dichiarazione di Omri Evron, (www.diario21.net/, 20/10/2006): "Io, Omri Evron, rifiuto di servire nell'esercito perché intendo restare fedele ai principi morali in cui credo. Il mio rifiuto di arruolarmi è un atto di protesta contro la lunga occupazione militare del popolo palestinese, un'occupazione che approfondisce e rafforza l'odio e il terrore fra i popoli. Mi oppongo alla partecipazione alla guerra crudele per il controllo dei territori occupati, una guerra condotta per proteggere le colonie israeliane e per mantenere l'ideologia del Grande Israele."

Olmert ha bisogno, non di esseri umani razionali, ma di esecutori automatici, incapaci di sentimenti, e per questo vuole costruire una serie di robot basati sulla nanotecnologia (Manlio Dinucci, Manifesto, 23/11/2006). L'arma è il "calabrone bionico", un mini robot volante che insegue l'avversario e l'uccide. Per arrivare a tale odiosa arma, ha messo "l'uomo giusto al posto giusto", il Premio Nobel per la pace Shimon Peres, dandogli il compito di nominare gli esperti.

Non ci stupiamo, in fondo Nobel fu l'inventore della dinamite, e i suoi premi per la pace hanno qualcosa di sinistro. L'hanno ricevuto, tra gli altri, Begin, che, nella veste di comandante dell'Irgun ordinò varie azioni terroristiche, tra le quali l'attentato al King David Hotel, e Kissinger, l'amico e complice di Pinochet. Onore al vietnamita Le Duc Tho, che rifiutò questo riconoscimento!

Il buon Peres ha parole piene di "umanità": "E' insensato usare un elicottero o un aereo che costa milioni di dollari, per dare la caccia ad un piccolo gruppo di terroristi". Israele necessità di "armi miniaturizzate e robot controllati a distanza che operino nel campo di battaglia, basati sulla rivoluzionaria nanotecnologia".

Tutto ciò è pienamente consono allo spirito capitalista: non c'è forse una ricerca continua per diminuire il costo dei macchinari (risparmio di capitale costante) e per fare a meno della manodopera? Per compiere un omicidio mirato non c'è più bisogno di un sicario, perché il killer è una macchina, che non ha indecisioni, ripensamenti o pentimenti, non può essere processata per omicidio o strage, neppure se, invece del "terrorista", uccide un bambino o una vecchia.

Grazie all'accordo di cooperazione militare l'Italia sarà resa complice in questa produzione. La Moratti ha varato 31 progetti di ricerca congiunta tra istituti italiani e israeliani, per compiere studi su nuove armi. E poi dicono che la Moratti ha trascurato la ricerca!

L'Italia è da tempo specializzata nella produzioni di piccole armi: si pensi alle mine antiuomo che hanno ucciso o mutilato legioni di bambini. Le proibizioni, nazionali e internazionali, sono venute quando altre armi, più pericolose, le avevano sostituite. Gli affari innanzi tutto: quando ci fu la guerra Iran-Iraq, l'Italia era neutrale, nel senso che vendeva armi ad entrambi i paesi, sui due lati del fronte si aveva una morte "made in Italy". A Genova si tenne la Fiera Navale Bellica, frequentata da acquirenti di entrambi i paesi, e protetta da grossi cordoni di polizia che tenevano a bada la folla dei dimostranti indignati. La "neutralità" era dovuta al fatto che entrambi i paesi avevano ingenti riserve di petrodollari. Oggi, per i palestinesi indigenti ci sono solo sanzioni e rimproveri, per Olmert, sempre rifornito di dollari dagli USA, ci sono le migliori tecnologie, non per irrigare il deserto o per desalinizzare l'acqua di mare, ma per assassinare palestinesi e libanesi.

Il 14 febbraio 1929, in piena epoca proibizionista, un uomo si faceva ben notare in una località alla moda della Florida. Voleva costruirsi un alibi, si chiamava Alphonse Capone, o più semplicemente, Al Capone. A Chicago, i suoi uomini, guidati da Sam Gincana, vestiti da poliziotti, sorpresero durante la notte di San Valentino un gruppo di irlandesi della banda rivale di Bugsy Moran, li disarmarono, li portarono in un garage e li sterminarono a colpi di mitragliatore. Ogni morto aveva almeno 50 proiettili in corpo. Al Capone, almeno, rischiava l'incriminazione. Invece non rischierà niente chi manderà una piccola macchina volante per un omicidio mirato. Altro che i metodi dei Borgia, altro che gli avvelenamenti al Polonio! Tutte cose superate. Mai la ragion di stato ha raggiunto una tale potenza assassina.

Queste armi sono segrete, ma anche i segreti si sciolgono davanti al potere solvente del denaro. Non sarà difficile, per altri stati, o anche organizzazioni criminali, procurarsi le nuove armi. Gia oggi molte lotte politiche, dalla Russia al Libano, vengono condotte attraverso la scorciatoia dell'omicidio. Con queste nuove tecniche, sarà assai più facile eliminare un avversario politico, si potrà sempre dare la colpa a qualche "stato canaglia", e molti ci crederanno, perché si è persa l'abitudine antica di chiedersi "A chi giova?". Se le organizzazioni criminali s'impadroniranno della nuova arma – un uomo dabbene come Peres ha garantito che non costerà milioni di dollari - chi, ancora una volta, sarà responsabile della crescita del terrorismo? I trafficanti di droga vorranno averla a tutti i costi, la notte di San Valentino del 1929 apparirà come un gioco da ragazzi, e casi come quello di Hariri e Gemayel roba da museo. Non si manderanno più pacchi bomba per posta, ci sarà la "posta aerea" del calabrone bionico. Sarà sempre più difficile capire dove finisce la politica e comincia la criminalità.

Cosa hanno da dire su questi problemi i nostri queruli teorici della riduzione del danno? Forse chiederanno l'abrogazione del trattato con Israele, ma non insisteranno troppo per non far cadere il governo Prodi.

25 novembre 2006

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