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Fiat: lacrime e sangue

Fiat: lacrime e sangue

(14 Agosto 2010) Enzo Apicella

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Torino, Salone dell'auto. "Signori si chiude"

Fiat, la Fiom lancia l'allarme: nel 2003 -33mila addetti (articolo di Liberazione)

(19 Febbraio 2002)

Dopo poco più di un secolo di vita va in soffitta il Salone dell'auto di Torino. Più che di vecchiaia muore di malattia, una malattia cronica che attanaglia l'"industria del secolo" e preannuncia un'altra "ondata nera" nel settore, con decine di migliaia di licenziamenti. La Fiom, proprio ieri, ha lanciato l'allarme sui tagli prossimi venturi: negli stabilimenti di Torino della Fiat saranno a rischio nel 2003 quasi 33mila posti di lavoro.

La decisione era già nell'aria. E ieri è arrivata la conferma ufficiale dalla Promotor international, la società che organizza la rassegna. La 69sima edizione non avrà luogo a causa della rinuncia di «gran parte» delle aziende partecipanti che operano in Italia. Nemmeno troppi giri di parole: su 27 case che operano in Italia soltanto otto hanno dato la propria adesione. A questo si intreccia il fatto che la sede di Torino sta "perdendo quota" rispetto al "Motorshow" di Bologna, che nell'edizione passata ha registrato più di un milione di presenze rispetto alle stentate 500mila del salone automobilistico.

A preoccupare fortemente i sindacati, non è soltanto l'annullamento della manifestazione ma ancora di più, lo stato del settore auto in Italia che continua a perdere produttività e dipendenti.

A lanciare un vero e proprio grido d'allarme è il segretario della Fiom di Torino, Giorgio Airaudo, riferendo i dati relativi alla produzione di automobili e alla struttura manifatturiera nel torinese degli ultimi dieci anni.

Il ridimensionamento del settore auto a Torino dovrebbe portare nel 2003 alla produzione di 371.368 vetture in meno rispetto al 1997 (-65%) e a una perdita di 32.718 posti di lavoro, rispetto al 2001, tra gli organici Fiat e quelli dell'indotto. Le cifre sono state elaborate dalla Fiom sulla base di dati previsionali della stessa Fiat e del piano di ristrutturazione del gruppo.

Paventando quella che definisce «una strategia dell'abbandono» dell'area torinese, il sindacato dei metalmeccanici Cgil sottolinea che dalle 568.368 auto prodotte a Torino nel 1997 si è passati, con la chiusura dello stabilimento di Rivalta, alle 305.970 previste per il 2002 (-46%), mentre nel 2003, considerando che il modello che sostituirà la Panda verrà prodotto in Polonia e che la Marea sarà realizzata in Turchia, si scenderà sotto le 200.000 auto (197.000), meno della metà di quelle costruite a Torino nell'anno 2000.

Sempre secondo i dati illustrati dalla Fiom, se in Italia nel 1997 un'auto su tre si fabbricava a Torino, nel 2002 se ne farà solo una su cinque.

Intanto, dal 1997 all'1 febbraio 2002, il numero degli addetti Fiat Auto nei siti torinesi è sceso di 8.052 unità (-23,8%), passando da 33.885 a 25.833.

Spostando i raffronti solo sugli ultimi anni, la Fiom evidenzia che nel 2001 a Torino si sono prodotte 374.379 auto, con 27.070 addetti nei siti di Mirafiori e Rivalta: rispetto al 2000 c'è stato un calo di 81.394 vetture con la perdita di 3.172 posti di lavoro. La Fiat prevede per il 2002 un ulteriore calo dei volumi del 18,3% (70.000 vetture in meno). «Le ricadute sull'occupazione negli stabilimenti Fiat come sull'indotto - osservano i rappresentanti sindacali - rischiano di essere pesantissime». Considerando che l'indotto dell'auto a Torino conta 1.222 aziende con circa 67.000 addetti e che la Fiat assorbe mediamente il 60% della produzione, la Fiom stima - restando ferme le condizioni previste - una perdita totale di 32.718 posti di lavoro. «Si tratta di un dimezzamento della struttura produttiva torinese», ribadisce Claudio Stacchini, segretario Fiom di Mirafiori-Rivalta. A questo va aggiunta poi l'incognita delle cessioni Fiat, tra quelle annunciate (Magneti Marelli), quelle su cui ci sono indiscrezioni (Teksid, Comau, Avio), quelle previste dal sindacato (Gesco, settori di Fiat Auto).

Torino si avvia dunque a diventare una ex-capitale dell'auto? «Tutto dipende - commenta ancora Stacchini - da un processo accelerato del gruppo Fiat che sposta il suo baricentro dalla produzione automobilistica all'attività finanziaria». La Fiom ha annunciato un'iniziativa comune con Fim e Uilm per il coinvolgimento degli organi istituzionali.

Fa. Seba.

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