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(30 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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    (No basi, no guerre)

    Sulla grande manifestazione a Vicenza del 2 dicembre 2006

    Contro le basi di guerra, contro la guerra in casa

    (5 Dicembre 2006)

    La grande manifestazione di Vicenza, che ha visto una partecipazione ben al di là delle più rosee previsioni, segna un potenziale punto di svolta per il movimento contro le basi militari nel nostro paese.

    Il 2 dicembre nella città berica si sono incontrate forme di resistenza popolare e territoriale che in questi anni “hanno fatto scuola”, facendo uscire dalle secche di una “rappresentanza politica” connivente con il potere un comune sentire di intere popolazioni: il popolo dei NO TAV, del NO MOSE, i comitati contro i rigassificatori e le discariche, i comitati contro le basi militari .
    Questo variegato fronte ha assunto a Vicenza la battaglia antimilitarista non solo e non tanto come portato ideale, ma come prodotto dei processi di coinvolgimento diretto dei territori nelle politiche belliciste.

    La volontà e la lungimiranza del movimento vicentino ha suggellato questa unificazione in una manifestazione, verificando così la determinazione e la consistenza di una soggettività collettiva non doma di fronte alle perduranti politiche di guerra.

    I segnali che provengono da altri insediamenti militari (camp Darby, Sigonella, Taranto…), indicano la volontà delle gerarchie militari USA di rafforzare la presenza nella penisola, in previsione evidentemente delle prossime offensive contro il Libano, la Siria, l’Iran, il Darfur……

    Il governo Prodi è di nuovo di fronte ad una scelta di fondo: l’eventuale placet ad una più massiccia presenza U.S.A. in Italia significherebbe un ulteriore passo verso il diretto coinvolgimento dell’Italia nel conflitto mediorientale.
    Le dichiarazioni del Ministro della Difesa e del vice presidente del Consiglio sono state in queste settimane chiarissime e favorevoli alla nuova base al Dal Molin.
    Dichiarazioni del resto conseguenti con le scelte degli ultimi mesi su Afghanistan e Libano, con un ritiro “bipartizan” dall’Iraq, con una Legge Finanziaria “di guerra”, che aumenta dell’11% le spese militari per il 2007 e per i prossimi anni.

    Di fronte a queste politiche del cosiddetto “governo amico”, solo una pratica indipendente dei movimenti potrà determinare le condizioni di un nuovo rapporto di forza nel paese, in grado di dare autorevolezza e prospettiva alle esigenze popolari. Il movimento espressosi a Vicenza ci pare vada in questa direzione.

    Si tratta ora di dare continuità a quella mobilitazione, ramificando ancora di più i comitati contro le basi nei territori e andando alla costruzione di una RETE ANTIMILITARISTA, momento reale di coordinamento operativo su scala nazionale e continentale.

    Il Comitato nazionale per il ritiro delle truppe italiane
    www.disarmiamoli.org

    Fonte

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