">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Addio compagne

Addio compagne

(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Memoria e progetto)

Rifondazione è un partito comunista?

Un contributo al dibattito sul PRC

(3 Novembre 2002)

Rifondazione, fin dalla nascita, si è proposta di dar vita ad un autentico partito comunista. C’è riuscita? Per rispondere a questa domanda non occorre disporre di una documentazione vastissima, di una biblioteca completa sul movimento operaio, basta confrontare le tesi 48-54 della mozione al1’ultimo congresso e alcuni passi di un libro del suo massimo esponente, Bertinotti, col “Manifesto” di Marx ed Engels e due lettere di Marx , che dovrebbero essere conosciute da ogni comunista.

Nel congresso , oltre che nell’opera di Bertinotti, si parla di “ritorno a Marx”: verifichiamo la veridicità di tale affermazione.

Nel “Manifesto dei comunisti” si parla dell’elevazione del proletariato a classe dominante: “Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia, a poco a poco, tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante.”

In una lettera a Weydemeyer del 5 marzo 1852, Marx scrisse che non aveva il merito di avere scoperto l’esistenza della lotta di classe, di cui già trattavano gli storici borghesi, ma di aver chiarito, oltre ad altri punti importanti, che la lotta di classe deve proseguire fino alla conquista del potere da parte dei lavoratori. (Marx indica ciò con l’espressione “dittatura del proletariato”, che tanto scandalizza i piccoli borghesi.)

Proprio questo punto essenziale del marxismo viene negato da Bertinotti e dalle tesi maggioritarie.
Questa negazione è espressa in una forma decisa e senza appello nel libro di Bertinotti “Le idee che non muoiono”, e in una forma più sfumata nelle tesi congressuali.

Nella parte sesta del libro, intitolata “Il comunismo”, Bertinotti parla di tre direttrici che hanno caratterizzato il movimento comunista nel novecento : ”Quella del costituirsi in esperienza statuale di un Movimento operaio comunista che realizza la rottura rivoluzionaria in un determinato luogo del mondo; quella del Movimento operaio e comunista che fuori dall’esperienza statuale, in altre parti del mondo, ha continuato per tutto il secolo a porsi il problema della trasformazione della società capitalistica nelle esperienze concrete di lotta sociale, politica e istituzionale che hanno preso corpo con modalità fra loro anche molto diverse; e, infine, quella della storia delle idee, della ricerca teorica e politica, della riflessione culturale…”

Dichiara categoricamente che delle tre direttrici : ”…una di queste è morta, conclusa, ed è quella delle esperienze statuali che si sono costruite in società postrivoluzionarie…” “non è più possibile pensare…al riprodursi del dualismo società capitalistica/ società socialista (Pgg !76 e ss)

In altre parole, secondo Bertinotti, non è più possibile una rivoluzione intesa come conquista del potere del proletariato, che demolisca lo stato borghese e instauri uno stato socialista.

Ma una cosa è affermare che l’esperienza del “ socialismo reale”, cioè quel blocco di stati che della rivoluzione di Lenin e di Trotsky conservava solo gli aspetti formali, è finita irrimediabilmente, un’altra cosa è ipotecare il futuro e negare ogni conquista del potere.
Lo stato nato dall’ottobre rosso –prima dello stalinismo – pur con tutti i suoi limiti, rappresentava un esperimento nuovo.
I progetti nuovi, le prime locomotive, i primi aerei, avevano strutture inadeguate, si fermarono o si ruppero quasi subito. Tuttavia avevano un valore inestimabile come punto di partenza, purché se ne studiassero i difetti e se ne curasse il continuo perfezionamento Naturalmente, al primo fallimento, c’era qualcuno che dichiarava che “questa esperienza è morta, conclusa.”

Ma Bertinotti continua a parlare di “ritorno a Marx”, al “comunismo come processo di superamento e di estinzione dello stato”. Ma di quale stato? Per Marx, dopo la distruzione dello stato borghese da parte del proletariato, lo stato proletario, la Comune se preferite, ha la funzione di impedire alla borghesia di compiere la controrivoluzione; quando, con lo sviluppo della proprietà collettiva, le classi scompaiono, la Comune perde le sue caratteristiche politiche e mantiene quelle puramente amministrative, fondendosi sempre più con la società.

Come gli anarchici, Bertinotti vorrebbe il comunismo escludendo l’unico strumento che può realizzarlo, lo stato proletario.
Pensa all’estinzione dello stato borghese, ma è lo stato borghese che estingue i lavoratori, con le guerre, con gli omicidi bianchi, e in mille altre maniere, a meno che i lavoratori non portino avanti la rivoluzione.

Scendendo dal terreno dottrinale a quello pratico, rifiutare la conquista del potere vuol dire lasciarlo alla borghesia.

Dopo di che Bertinotti lamenta “la mancata definizione di una democrazia organizzata che assecondasse la crescita di una tendenza alla liberazione del lavoro”, da parte di Marx; cioè lamenta l’assenza in Marx di una teoria gradualistica che porti direttamente al comunismo, senza passare attraverso la conquista del potere, perché solo quest’ultima può portare alla liberazione del lavoro.

Passando alle tesi congressuali, il “ritorno a Marx “ viene celebrato con l’eliminazione di un altro caposaldo del marxismo: si parla infatti (Tesi 54) di “infondatezza di ogni teoria delle “due tappe o dei due stadi” – il socialismo prima, incentrato sulla nazionalizzazione o pubblicizzazione delle principali forze produttive, il comunismo, da riservare a un lontano futuro.”E’ incredibile la leggerezza con cui si getta alle ortiche una delle pagine migliori della teoria marxista: Marx spiega ai socialdemocratici riuniti al congresso di Gotha quanto siano banali e insignificanti le loro generiche frasi sull’emancipazione del lavoro e sulla giusta ripartizione del reddito del lavoro, e osserva come la società nuova deve necessariamente conservare tracce delle vecchia nell’economia, nei rapporti tra le persone,nella mentalità.
Se ci pensiamo, i disastri ecologici, l’urbanesimo spinto, l’arretratezza di buona parte dell’umanità, l’analfabetismo, compreso quello di ritorno, non potranno essere cancellati in breve tempo.
Per un certo periodo saranno necessarie rigide regole sui consumi, se non altro per fornire cibo e acqua a quella parte dell’umanità che ne è priva.
Cavarsela ripetendo lo slogan di Seattle “un altro mondo è possibile” vuol dire superare in banalità i vecchi buoni socialdemocratici di Gotha.
Solo lo sviluppo delle forze produttive potrà portare a un superamento di questa fase, e giungere al comunismo pieno.

D’altra parte, se consideriamo gli sviluppi dei sistemi economico sociali precedenti, troviamo processi estremamente complessi: per la società schiavistica –semplifichiamo, ovviamente – dalla società su base gentilizia e dal piccolo agricoltore al latifondo con l’uso massiccio di schiavi e la pletorica massa di diseredati in città, , infine la decadenza e lo sviluppo del colonato; la società feudale, dalla servitù della gleba e dall’economia della curtis fino allo sviluppo dell’economia commerciale, alla formazione dello stato moderno, all’ascesa della borghesia , alle rivoluzioni borghesi.
Il capitalismo, che comincia con la piccola azienda fino a giungere alle duecento multinazionali che dominano il mondo.
Questi processi non sono determinati dalla volontà dell’uomo politico, ma sono frutto di giganteschi sviluppi delle forze produttive, e solo tenendo conto di ciò è possibile agire politicamente.
E’ l’ABC del materialismo storico.
Ma Bertinotti e il “marxista” Maitan sostituiscono alla complessa analisi di Marx, basata su decenni di studi non solo della società capitalistica,ma anche delle società precedenti, un atto volontario del “popolo di Seattle” che, di fatto, sostituirebbe il proletariato nella lotta per il comunismo, andando” alla radice dei processi reali”.
“La soggettività organizzata” usando il loro linguaggio, “può decidere il proprio destino” soltanto se tiene conto della realtà economica, perché la libertà non consiste nel libero arbitrio della tradizione medievale, ma nel superamento della necessità.
Come il tecnico può costruire una macchina solo rispettando la necessità, rappresentata dalle leggi della fisica, così il comunista potrà incidere sulla realtà solo conoscendo e tenendo conto delle leggi dello sviluppo economico, e non improvvisando spettacolari fughe in avanti.

Tra l’altra, lungi dal giovare al “popolo di Seattle”, questa politica basata su impressioni momentanee crea confusione.
Questa accettazione acritica delle suggestioni del movimento non ha nulla di nuovo: Lenin la chiamava “codismo”, per il suo porsi alla coda dei movimenti.

Ma in realtà tutta questa ricerca di scorciatoie per il comunismo è solo “estremismo di facciata” e si accompagna a un rifiuto della “idea insurrezionalista della presa del potere”( che linguaggio da benpensanti spaventati!) (tesi 48) “Non ci sarà la “rottura”, ci saranno molti e diversi momenti di rottura”.
E’ un modo elegante di esprimere il gradualismo socialdemocratico.

Da oltre cento anni Rosa Luxemburg ha chiarito in modo definitivo che la riforma è un cambiamento interno a un sistema economico sociale, rivoluzione è il passaggio da un sistema economico sociale ad un altro.
I “diversi momenti di rottura” non sono certamente rivoluzioni, nel senso della Luxemburg, sono riforme, e una serie di riforme, anche le migliori, modernizzano il sistema capitalistico, ma non lo sostituiscono col comunismo.

Abbiamo toccato solo alcuni punti fondamentali.
Su questa base, si può dire che Rifondazione sia un vero partito comunista? Lasciamo la risposta ai lettori.


Bibliografia
Marx- Engels “ Manifesto del partito comunista” Opere scelte, Editori Riuniti
Marx “Critica al programma di Gotha” ivi
Marx a Joseph Weydemeyer, 5 marzo 1852, Opere complete di Marx ed Engels, Editori Riuniti
Tesi congressuali, mozione 1, tesi 48-54
Bertinotti “ Le idee che non muoiono” Ponte alle Grazie, parte sesta, “Il Comunismo”.

Michele Basso (Savona)

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Dove va Rifondazione Comunista?»

Ultime notizie dell'autore «Michele Basso (Savona)»

4977