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60 anni di crimini di Israele

Nakba

(15 Maggio 2010) Enzo Apicella
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    Prodi: «Israele deve restare ebraico»

    Per chi non avesse compreso cosa implichi lo slogan «innocente» «due popoli due stati»

    (15 Dicembre 2006)

    Mentre il neo-presidente della Repubblica G.Napolitano —legittimando le scelte neocolonialistiche di Berlusconi e calpestando l’intelligenza e il comune sentire di gran parte degli italiani— dichiara che la partecipazione italiana nell’occupazione dell’Iraq «non e’ stata un’impresa bellica», che i soldati a Nassiriya «non hanno compiuto un’impresa offensiva» e che anzi «hanno svolto un’impresa di pace e di civilta’»; quello del Consiglio Romano Prodi ha affermato che «... Si deve offrire ad Israele la garanzia che esso continuera’ ad essere uno Stato ebraico».

    Queste parole, mentre sono state segnalate con grande importanza dalla stampa israeliana, sono state accolte in Italia da un assordanete silenzio. La stessa sinistra radicale e pacifista ha taciuto. Si spiega il perche’. Esso dipende dal dogma «due popoli, due stati». E’ come se questo dogma avesse il potere diabolico di offuscare la ragione. Se uno dice due stati, si intende che uno debba essere palestinese e l’altro ebraico. In questo sillogismo si nasconde in realta’ un’operazione ideologica smaccatamente sionista. Gli stessi per cui non fa una grinza che lo stato israeliano debba essere ebraico, griderebbero allo scandalo se al posto di palestinese si dicesse stato islamico o musulmano. Condannerebbero questa definizione come il cedimento al fondamentalismo islamista, e sosterrebbero che la Palestina debba essere invece uno stato laico e democratico in cui tutte le confessioni abbiano pari dignita’. Come mai questo schema non vale per Israele? Come mai si da per scontato che questo stato debba mantenere come costitutivo il suo carattere confessionale ebraico? Quello di Prodi non e’ per nulla un lapsus. La vera ragione e’ che l’ideologia sionista non e’ solo egemone tra gli israeliani ma pure tra tutti i suoi paladini. Cos’e’ infatti, scarnificata, l’ideologia sionista? E’ quell’ideologia che concepisce Israele come stato fondato sull’identita’ religiosa ebraica, per cui i cittadini musulmani o cristiani vengono trattati come cittadini di serie B. Quello che si chiede valga per la futura Palestina (che vi sia pari dignita’ per tutte le confessioni e che quindi non possa dichiararsi stato islamico), deve valere anche per Israele. Di converso, ove si dicesse che in Israele deve essere assicurata liberta’ di culto e diritto di cittadinanza per cristiani e musulmani, non e’ ammissibile che esso si dichiari ebraico, cioe’ proprieta’ di una confessione.

    Come mai tutto l’imponente schieramento liberale, che un giorno si e l’altro pure inneggia alla democrazia, che in nome del rifiuto della fondazione di stati su basi etniche e confessionali ha condotto e giustificato le sue guerre d’aggressione, esonera Israele dal rispettare elementari criteri di diritto internazionale? Come mai il solo evocare la soluzione sudafricana viene tacciato di follia se non di antisemitismo? I sostenitori dell’idea sionista che Israele debba non solo esistere ma esistere in quanto stato degli ebrei, ai tempi della rivolta contro l’apertheid, avrebbero dovuto perorare la souzione di uno Stato nero e di uno dei bianchi. Non lo fecero perche’ cio’ sarebbe parso del tutto assurdo. Oggi, invece, questo assurdo ci viene propinato con lo slogan «innocente» due popoli due stati.

    Notiziario del Campo Antimperialista ... 11 dicembre 2006

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